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La città sospesa: riti e reti virtuali

 

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

di Rossana M. Salerno 

Introduzione 

Il calendario annovera feste e ricorrenze (che appunto si ripetono, ogni anno), scadenzando preparativi e realizzazioni, dunque fasi preliminari ed altre attuative, cui seguono momenti riflessivi, analitici e critici, in vista della nuova implementazione, da realizzarsi solitamente a distanza di un anno. Questo non accade durante i periodi di pandemia, sia nel caso storico della peste nera a Palermo del 1624 sia nel caso delle restrizioni da “Coronavirus 2020” che con le modifiche territoriali hanno comportato la nascita di nuovi rituali religiosi e civili.

Il ciclo calendariale del festino di Santa Rosalia a Palermo ha un andamento che non rispetta la costante di celebrazioni intervallate di dodici mesi in dodici mesi, ma si caratterizza per performances reiterate a distanza di qualche settimana nella stagione estiva. Tale rapprochement temporale consente interventi in corso d’opera in modo da ricalibrare adeguatamente tempi, modi e contenuti secondo le necessità del momento, gli eventi intercorsi, le contingenze estemporanee. Da questo punto di vista i discorsi ufficiali ed altri pronunciamenti rituali, ma anche i manifesti e i programmi, divengono allo stesso tempo indizi e indicatori preziosi ed illuminanti per cogliere dinamiche in corso e cambiamenti in atto.

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Al giorno d’oggi a causa della pandemia da covid, le stesse dinamiche, religiose e civili, che hanno mantenuto e mantengono in equilibrio il ciclo festivo di Santa Rosalia, patrona della città, hanno subìto delle trasformazioni tali da creare nuovi rituali “virtuali” pur non compromettendo il decentramento dei festeggiamenti con la nascita degli “altari di casa” o altari privati (soprattutto personalizzati e messi in rete) e infine condivisi sui social networks.

L’esplosione pandemica rappresenta, così, un fatto sociale che incide in modo tangibile sui riti religiosi e sulle trasformazioni territoriali rendendo “la città sospesa” nell’attesa dei festeggiamenti della sua santa patrona. La pandemia di Coronavirus 19 ha violentemente mutato l’equilibrio tra due dinamiche: quella del sacro e quella del territorio, che per secoli hanno dato vita alle festività popolari a Palermo. La mancata celebrazione della nota festività di Santa Rosalia ha tuttavia avuto illustri precedenti. Con il processo di secolarizzazione, avviato a partire dal 1860, la festa non può non ristrutturarsi in una dimensione completamente inedita. A un primato organizzativo della Curia segue anche una nuova regola, di “sacralizzazione secondaria”, in cui ogni comportamento eterodosso è inaccettabile, e ogni mossa del corteo che tradisca qualsiasi altra attenzione, diversa da quella che ortodossa, è guardata con sospetto e bandita.

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

La parte ludica della festa, compresa la costruzione del carro, è sempre stata finanziata con fondi comunali. A differenza delle funzioni religiose che dal 1624 non hanno mai subìto alcuna battuta d’arresto, la “traversata” del carro e la sfilata storica in non pochi casi sono stati cancellati a causa di difficoltà economiche, carestie, rivolte popolari o episodi bellici.  Una scelta simile, di “sospendere” in parte il “Festino”, è stata già stata adottata in occasione dell’assassinio di mafia dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino del 1992: in questi due casi il “Festino” non si è fermato, ma è stato “adattato” alla simbologia del periodo di “lutto collettivo”. Tuttavia, la differenza con le precedenti celebrazioni in questo caso è sostanziale, trattandosi di adottare un criterio di carattere sanitario che comportava il divieto degli assembramenti in quanto tali.

Un provvedimento analogo è stato applicato anche in occasione del tradizionale pellegrinaggio a Monte Pellegrino del 3 e 4 settembre che, solitamente, chiude il mese di celebrazioni della Santa. Anche in questo caso la cerimonia è stata concentrata unicamente nella chiesa del Santuario di Monte Pellegrino, non organizzando il previsto pellegrinaggio. Tali disposizioni sanitarie, ovviamente, hanno influito in modo consistente anche sui raduni spontanei nelle strade che, di fatto, non si sono verificati.

Per quanto possibile, almeno all’interno della cattedrale sono stati salvaguardati sia il rituale dell’apertura delle grate nelle quali è conservata l’urna della santa sia la cerimonia che vi è tradizionalmente collegata e che va sotto il nome di “rituale della luce” e che consiste nel dono dei ceri alla santa. In pratica, l’istituzione religiosa ha provveduto ad adattarsi alle disposizioni ministeriali, facendo ricorso allo spazio esterno alla cattedrale, per salvaguardare l’incontro con le altre religioni, come è uso da qualche anno nella cornice delle manifestazioni del dialogo interreligioso.   

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Fare etnografia ai tempi della pandemia 

L’etnografia – si sa – è una parola che contiene molteplici significati ma indica in pratica quel metodo di ricerca sociale, noto anche come osservazione partecipante, caratterizzato dal fatto che un ricercatore e/o una ricercatrice raccoglie informazioni sulla cultura e sulla vita quotidiana di un certo gruppo sociale, osservandolo direttamente. Ma cosa accade quando l’etnografia non può più essere svolta? Durante il periodo di confinamento forzato per arginare la diffusione del Covid19, le istituzioni e gli individui si sono trovati in condizioni del tutto inedite. Le restrizioni hanno portato a ricercare nuove strategie metodologiche per proseguire la ricerca etnografica anche attraverso l’utilizzo della nuova tecnologia e i nuovi social networks, l’osservazione partecipante ha mutato carattere divenendo così “etnografia virtuale”, un metodo misto di analisi qualitativa e quantitativa, perché l’utilizzo dei questionari on line ha condotto, a volte, a dei risultati sorprendenti tenendo conto delle restrizione di mobilità e di contatto diretto con l’oggetto di ricerca. L’etnografia non solo comprende l’intervista e l’osservazione documentaria ma soprattutto raccoglie le storie di vita “on line”.

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

L’oggetto di ricerca, ossia, la religiosità collettiva e i riti che si svolgono nella città di Palermo sotto il nome della sua santa patrona Rosalia hanno pertanto assunto una dimensione virtuale che ha contribuito a modificare lo sguardo e gli orizzonti della ricerca stessa. Le dimensioni sociali della religione, “condivisione” e “privatizzazione”, sono confluite nel contesto virtuale che è divenuto mezzo e luogo di consolazione e conforto fra credenti, praticanti e non. La città di Palermo, sospesa, piegata nello sconforto del contagio non si è arresa ed ha prodotto nuovi ex-voto dedicati alla sua santa. Il maggiore dono votivo, ovvero “il carro trionfale”, è stato posto al centro dei Quattro Canti, punto strategico e centro geografico e simbolico della città storica, riutilizzando in modalità ecologica lo stesso carro dell’anno precedente al quale è stata apportata solo qualche modifica. Né è cessata la pratica di portare “ex-voto” tradizionali, ossia parti anatomiche sbalzate nell’argento: braccia, piedi, gambe, cuori, mani. Questa “devozione tangibile” è stata espressamente condivisa sui social networks (facebook, instragram) mutando la sua tipica forma di religiosità privata in religiosità pubblica. Tanto più che la “santuzza”, affettuosamente così chiamata dai suoi concittadini, non solo ne è “l’avvocata”, ma rappresenta altresì la protettrice da malattie e disgrazie. Così, attraverso la condivisione degli ex-voto sui social, all’interno di “post” o “pagine” dedicate virtualmente a questa specifica forma di devozione, i voti e il culto, le promesse e le grazie, le ansie e le speranze sono stati partecipati e condivisi.

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Con la sospensione di tutte le attività processionali territoriali e delle cerimonie liturgiche, le istituzioni religiose, i religiosi e i devoti (incluse le confraternite) hanno dovuto adattarsi ad una precaria “sospensione” e riproduzione delle stesse con nuove modalità di trasmissione e di condivisione attraverso l’utilizzo e il supporto della rete internet. In pratica – ed è questa la constatazione più rilevante – la pandemia ha operato tanto in forma riduttiva (sospendendo i cortei e gli assembramenti dentro e fuori della cattedrale) quanto valorizzando lo spazio interno della cattedrale come unico territorio simbolico in grado di ovviare alla inevitabile perdita di tensione devozionale che di fatto si era verificata all’esterno e che avrebbe reso qualsiasi incontro in curia assolutamente invisibile.

Uno spostamento dei luoghi si è realizzato anche in occasione del pellegrinaggio del 3-4 settembre a Monte Pellegrino che chiude i festeggiamenti. Accanto alla opportunità di connettersi telematicamente con la funzione religiosa nella chiesa del Santuario è stato ritenuto opportuno creare un vero e proprio luogo devozionale realizzato nella piazza Monte di Pietà dove è già una copia della statua della Santa. In questo caso si è provveduto ad allestire una riproduzione della salita al monte (“acchianata”) corredata da una ripresa televisiva diffusa sui social, volta a mostrare i fedeli nel compimento dell’atto devozionale. In pratica, attraverso i media, si è provveduto a dislocare dei luoghi di devozione e ad amplificare le pratiche che vi venivano realizzate attraverso le reti dei social.

Il carro di Santa Rosalia, simbolo centrale ed ex-voto cittadino, non ha compiuto il suo tradizionale passaggio “dalla terra al mare”. Per ben due anni il carro è rimasto “sospeso” così come tutta la “festa”. 

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Le periferie della devozione 

La pandemia ha modificato anche il tradizionale nome del “festino”, mutato temporaneamente in “festinelli”, non più la presenza di un festino “unico a se stesso”, svolto al centro della città ai Quattro canti ma tanti piccoli rituali simbolici con le luminarie estese anche nelle periferie e i “Triunfi” riadattati sulla tematica dei vaccini e spostati in uno spazio aperto per evitare “assembramenti”. La stessa immagine della Santa proiettata sulle facciate delle case e architetture della città è apparsa raffigurata con la mascherina.

Le trasformazioni della festa di Santa Rosalia, in tutte le sue sfaccettature, ha significato un cambiamento di “prospettiva” anche riguardo alla collaborazione tra le istituzioni: religiosa, civile, delle maestranze e quella delle confraternite. Queste ultime hanno assolto il compito di “aiuto reale” durante la pandemia per quanto riguarda la distribuzione del cibo ai più bisognosi. La diocesi di Palermo ha rivoluzionato la sua comunicazione e diffusione della pastorale attraverso l’uso di internet – dei social media e dei social network. Il Comune nell’anno 2021 ha usufruito dei media e social-media non solo per monitorare il carro stazionato ai Quattro Canti ma anche per guidare e  accompagnare in modalità video i momenti salienti della festa. per indirizzare e così decentrare verso i “festinelli” (giochi pirotecnici nelle periferie) tutti coloro i quali avessero intenzione di partecipare ai festeggiamenti.

Il periodo pandemico da COVID-19 che ci coinvolge da più di due anni, ha implicato cambiamenti importanti nelle nostre vite, sia sotto il profilo personale che su quello sociale. Il distanziamento fisico ha causato una significativa diminuzione delle interazioni e dei contatti che le persone singolarmente possono avere e ha provocato un senso di diffidenza, paura e sfiducia verso il prossimo. Hanno supplito le reti virtuali dei social dove sono stati veicolati i sentimenti di ansia e di preoccupazione ma anche le forme di espressione della religiosità popolare.

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

La tendenza alla privatizzazione della religione (Hervieu-Léger, 2003) e alla sua individualizzazione è stata messa alla prova da questa nuova configurazione, dovuta alle restrizioni più o meno forti che il Coronavirus ha imposto. Infatti, il bisogno che per molti credenti è fondamentale ovvero quello di vivere la propria esperienza religiosa con le altre persone, così da condividere i momenti di “religiosità privata” rendendola “pubblica” assume significato valoriale per poter stabilire o sviluppare la propria spiritualità e dare così un senso alla propria esistenza quotidiana, lì dove gli individui riescono a conformarsi alle proprie convinzioni. Questi hanno bisogno di trovare al di fuori della propria persona la garanzia della pertinenza delle loro convinzioni (Hervieu-Léger, 2003), in coerenza alla origine etimologica del termine religione che deriva dalla parola “legare”, essendo il suo obiettivo principale quello di promuovere le relazioni umane, l’incontro e il dialogo tra le persone.

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Con il primo e il secondo confinamento dalla primavera 2020 alla primavera del 2021 si è potuto osservare sia la plausibilità di una modalità sostitutiva dell’essere comunità, ossia, la “condivisione spirituale virtuale” sia la religiosità legata strettamente alla spiritualità in termini privati, ossia, la forma più intima “della recita di preghiera” e degli “altari votivi” costruiti all’interno delle case. Gli “altari votivi casalinghi” pubblicati in “post” (Salerno, 2018) e veicolati dai social network sono resi fruibili dai dispositivi mobili che esistono all’interno del mondo reale come individui e nel mondo virtuale come account. La modalità di somministrazione dei questionari on line come forma di “etnografia virtuale” restituisce di certo una fotografia parziale degli oggetti di ricerca e degli individui, credenti e non credenti, che hanno dimestichezza col mezzo che utilizzano, nondimeno offrono spunti interessanti per affrontare con uno sguardo critico e analitico l’utilizzo nella ricerca sociologica in campo religioso.

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

Palermo, 2021 (ph. Rossana Salerno)

I valori simbolici di tutti quei gesti che sono compiuti con un significato specifico ovvero durante un tempo ordinario, differente dai periodi “pandemici”, sono canalizzati attraverso ambienti virtuali mediali e mediati. Proprio da questa considerazione deriva il fatto che inevitabilmente, per quanto alcune dinamiche possano sembrare estremamente simili a quelle che vengono abitualmente compiute nella vita di tutti i giorni, si evidenzia che la libertà di espressione attraverso un social network è decisamente più diretta e senza remore (Rech, 2017). Infatti, alcune pratiche d’uso spirituale/religioso acquisiscono significati in relazione all’uso del social network per fini propri alla comunità di appartenenza, ai suoi attori sociali al loro coinvolgimento e agli account creati per poter condividere gesti e comportamenti codificati. L’utilizzo di un social network (Facebook, Instagram) pone al centro “la visibilità” e “l’influenza” delle sue dinamiche di fruizione, tanto da riportare a quella questione luhmaniana se il mezzo è anche il messaggio. Infine il sentire religioso, la religiosità privata (Salerno 2018) risulta in primis una scelta personale, individuale nella quale la fede sembra avere una rilevanza sociale (in tempo di pandemia) “condivisa”, “postata” e “approvata” anche dagli altri “utenti/account” su dei social networks.

Resta vero in definitiva che la pandemia ha provocato delle notevoli trasformazioni sui comportamenti sociali nella vita quotidiana, nella condivisione interpersonale, rispetto alla fede, all’appartenenza e alla pratica religiosa, limitando necessariamente la prossimità dei contatti fisici e moltiplicando quelli virtuali. 

Dialoghi Mediterranei, n. 59, gennaio 2023 
Riferimenti bibliografici 
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Rossana Salerno, si laurea in Sociologia Territorio ed Ambiente nel 2008, presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento. Prosegue i suoi studi con il Master I in Comunicazione, Educazione ed Interpretazione Ambientale presso il Dipartimento Ethos e Dismot dell’Università di Palermo. Nel 2010 vince il Dottorato di Ricerca in Sociologia, presso la Libera Università “Kore” di Enna. Nel 2014 consegue il Dottorato di Ricerca in Sociologia dell’Innovazione e dello Sviluppo e nel 2016 si specializza con il master universitario internazionale di II livello in Sociologia – teoria, metodologia e ricerca – interuniversitario Roma tre, La Sapienza di Roma e Tor Vergata sotto la tutela direttiva del prof. Roberto Cipriani. Nel 2017 prosegue la sua attività di ricerca come “Researcher” in Francia in partenariato con A.R.S – Università di Lille2 ed Università Kore degli studi di Enna. È autrice di testi ed articoli nazionali ed internazionali sulla Sociologia della religione, del territorio e dell’ambiente.

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