Stampa Articolo

La Fiera del libro di Tunisi, uno spaccato delle tendenze culturali

Tunisi, Fiera del Libro (@IIC)

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di Cultura)

di Rosy Candiani [*]

Manifestazione imperdibile per gli amanti del libro e per chi gravita nel mondo della cultura, la Fiera Internazionale del libro di Tunisi ha vissuto quest’anno le fasi altalenanti che caratterizzano ormai molta della vita pubblica tunisina. Minacciata fino a febbraio di un rinvio a data da destinarsi, che suonava a molti come una pietra tombale sulla manifestazione [1], ha visto poi la sua conferma per intervento del Presidente Kais Saied; il quale ha solennemente inaugurato la 38° edizione il 19 aprile nella consueta sede del Parco delle Esposizioni del Kram rendendo visita agli stand istituzionali e delle associazioni culturali tunisine, allo stand delle Nazioni Unite in Tunisia, e ai padiglioni di alcune nazioni ospiti, tra cui l’Italia, invitata d’onore dell’edizione, e allo stand della Palestina a cui anche questa manifestazione tunisina ha voluto rinnovare segni di solidarietà e vicinanza.

I dati ufficiali divulgati dagli organizzatori parlano della presenza di 319 espositori, di cui 161 tunisini e 158 stranieri, per lo più arabi, con in testa l’Egitto con 94 espositori: 109.000 titoli e 25 Paesi differenti, tra i quali Iran, Turchia, Senegal, Mauritania, Francia, Italia naturalmente, Gran Bretagna e, per il secondo anno, la Russia.

Ghozzi

Mohammed El Ghozzi

Nel presentare questa 38ma edizione, il Direttore della fiera, Mohamed Salah Ghadri, ha anche voluto ricordare il poeta tunisino Mohammed El Ghozzi, deceduto nel mese di gennaio, al quale la manifestazione rende omaggio con lo slogan prescelto “Va al di là di ciò che tu vedi, con il tuo libro nelle mani” (traduzione da un suo noto poema in lingua araba); e sotto questo segno, cercare al di là di ciò che si vede, va un po’ indirizzata una visita in fiera, un’abitudine importante per decifrare le tendenze e le ricadute del mondo di fuori, sulla cultura e sull’interesse per la cultura nel Paese.

I media locali non hanno mancato di sottolineare il persistere, anche per questa edizione, di un arretramento di questo evento maggiore per il calendario editoriale e culturale tunisino, e arabo in generale; mancanza di una visione innovante e a largo respiro, assenza di sorprese e di slancio organizzativo, crisi economica e eventi socio-politici concomitanti, calo di lettori e di acquirenti di libri a stampa: le tante possibili ragioni di fatto si traducono in alcune aree lasciate vuote da espositori mancati all’ultimo momento (ma sicuramente meno inquietanti dei vuoti post-rivoluzione o post-covid) e soprattutto in un calo dell’afflusso di visitatori e, di conseguenza, di acquirenti, anche se ateliers ed eventi organizzati lungo tutta la durata hanno visto una partecipazione numerosa e calorosa: segni contrastanti di un rapporto con il libro e la stampa che trascendono l’evento in sé e che sollecitano già da anni la riflessione di operatori, professionisti del settore e amanti del libro stampato.

A questo proposito, a metà della manifestazione, l’Unione degli Editori Tunisini ha avanzato richiesta di un prolungamento dell’apertura fino al primo maggio, avendo constatato un calo del 50% delle vendite rispetto alle edizioni precedenti, causate, secondo l’associazione, dai dubbi sulla tenuta della manifestazione e dalla carenza di adeguate campagne pubblicitarie, soprattutto sui social. Appello inascoltato malgrado un effettivo riscontro, da parte di visitatori abituali della fiera, di un calo di affluenza del pubblico, anche e soprattutto nei giorni del fine settimana.

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura))

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura)

Ma, come è consuetudine dei tunisini, e quindici anni di visite a questo evento culturale ne danno ben una conferma, anche quest’anno le famiglie non hanno mancato di passare qualche ora con i piccoli di casa in fiera e numerose scolaresche hanno percorso gli spazi e i padiglioni; malgrado la crisi e il calo di partecipazione i tunisini mantengono l’abitudine di acquistare libri e giochi educativi per i figli e in effetti l’editoria infantile occupa la maggioranza degli stand. Gli organizzatori della fiera hanno sottolineato l’importanza di attirare nuovi lettori, i giovani, considerando la capacità del libro di adattarsi alle esigenze di una società “connessa” e cibernetica. Digitalizzato, presente su tablet e telefoni intelligenti, in biblioteche digitali, il libro è diventato vicino e accessibile, disponibile per una gioventù che legge ma in modo diverso, cerca il libro ma non forzatamente i classici; e in fiera i più giovani hanno trovato laboratori di creazione, di lettura ad alta voce e giochi educativi per avvicinarsi al mondo della lettura come costruzione di sé e della propria responsabilità e delle proprie scelte.

Per i giovani, ma per tutti gli amanti della lettura, l’iniziativa di “letture romanzesche” «et si un trésor nous était conté» ha ricreato l’atmosfera dei salotti letterari della Belle Époque, della lettura ad alta voce per gli altri, per condividere, tastare la reazione di un pubblico, ristretto ma avvertito, lanciare messaggi e/o provocazioni. Autori e autrici di Paesi diversi, algerini, egiziani, libanesi, iracheni, siriani e tunisini, hanno avuto la possibilità di leggere frammenti delle opere in una sinfonia di lingue e linguaggi narrativi differenti.

mouha-harmelUn personale giro in fiera, una visita quasi rituale ormai da quindici anni, seguita anche nei momenti più difficili, e un paragone con anni precedenti consente osservazioni non sistematiche ma stimolanti, secondo uno spirito che è ben espresso dal giovane scrittore tunisino di espressione francofona Mouha Harmel [2]:

«la foire, c’est comme si tout le monde, en hibernation le reste de l’année, prenait vie soudain. Elle devait être annulée, comme toutes les autres manifestations culturelles qui sont si compliquées à organiser et qui risquent de perturber notre sommeil paisible. Cette année j’ai envie d’y déambuler comme on erre dans un labyrinthe. Je n’ai pas envie de savoir où je vais, ni de connaitre d’avance ce que je cherche exactement …Je cesse donc d’être un auteur pour devenir un parfait inconnu qui arpente les couloirs, je voudrais être un lecteur, ou je voudrais être un fantôme» (Les Échos de la Foire, n. 3: 1,6).

Un detto arabo popolare nel mondo dei bibliofili e dei professionisti dell’editoria recita: “l’Egitto scrive, il Libano stampa e l’Iraq legge”: questa battuta riassume abbastanza fedelmente, al di là dei limiti dell’aforisma generalizzante, la situazione del libro e della lettura nel mondo arabo e si riflette bene nel quadro di presenze, assenze, omaggi e dibattiti in fiera questo 2024.

Anche quest’anno, dopo l’anno del Covid e della devastante esplosione al porto di Beirut dell’agosto 2020, la fiera deve registrare l’assenza del Libano, il Paese nel Maghreb leader nel campo dell’editoria, con Beirut la sua capitale culturale, sede delle più importanti e vivaci case editrici di tutto il mondo arabo, che portavano a Tunisi le novità più stimolanti nelle arti, nell’architettura, nella musica, voce prestigiosa per la diffusione delle opere dei poeti e anche per la divulgazione dei grandi autori classici della letteratura araba in edizioni economiche, accessibili al grande pubblico, ma rigorose e di qualità. Il Libano è stato protagonista nell’evoluzione culturale del mondo arabo: è stato il Paese dell’istruzione di eccellenza, della ricerca, dell’editoria di qualità e della libera stampa. «La crisi interna del Libano mette in crisi la speranza di poter rifare il Levante com’era, cosmopolita» (Cristiano 2024).

Tahar Hussein

Tahar Hussein

Alla desolante assenza di tutto il mondo editoriale libanese e di incontri o focus sulla situazione culturale di questo Paese, fa riscontro la vivace ricchezza degli stand egiziani, con angoli ravvivanti dedicati alla filosofia e alle arti; e l’attenzione per due dei suoi maggiori rappresentanti: un forum del Ministero degli affari culturali, dedicato il 22 aprile a Tahar Hussein, icona della cultura egiziana e del mondo arabo con le sfaccettature della sua commedia umana, ricordato a confronto con Mahmoud Messadi, eminente pensatore tunisino contemporaneo. E un omaggio a Mahmoud Bayrem Ettounsi (definito così per le origini tunisine), uomo e artista, in presenza del nipote, custode della memoria, della casa di famiglia e autore di documentari sull’artista. Associato quasi automaticamente all’astro della cantante egiziana Oum Kalthoum, a cui aveva fornito le canzoni più note ma anche critiche per la scarsa oculatezza nella scelta dei pezzi da interpretare, Mahmoud Bayrem, nato ad Alessandria d’Egitto a fine Ottocento, è stato poeta, editore e uomo di cultura impegnato, fedele all’idea della poesia come atto di resistenza, coerente nelle sue denunce che gli costarono l’esilio e l’arrivo a Tunisi, terra dei suoi parenti, e l’allontanamento da questo Paese a seguito delle sue posizioni critiche. Ritornato in Egitto, fu celebrato dalla società egiziana per i suoi lavori e ricercato per le collaborazioni, tra le quali anche quella con il grande Sayed Darwich.

Tunisi, Fiera del Libro (@FILT, fb)

Tunisi, Fiera del Libro (@FILT, fb)

Percorrere i tre padiglioni della fiera, ritrovare i numerosi stand dedicati alla letteratura religiosa, della Siria, Oman, dei Paesi Arabi, osservare gli stand della letteratura giovanile, tutti abbastanza simili nell’offerta, per trovare le note originali, come i piccoli libri illustrati con traduzioni plurilingue, a contrastare la tendenza al bilinguismo anglofono; anche se leggermente in sordina, la fiera offre ancora uno spaccato delle tendenze della cultura in Tunisia, come appunto la progressiva “virata” verso l’inglese come lingua straniera a scapito del francese: l’editoria anglofona, le traduzioni in inglese sono in crescita, presenti nei banchi in modo sempre più evidente, perfino in quelli dei bouquinistes di seconda mano, risposta o adeguamento verso una linea ideologico-culturale che vuole un ridimensionamento della lingua francese in generale nella cultura e nell’insegnamento, ma anche nella vita di tutti i giorni, in nome di una valorizzazione dell’identità, che sia quella araba, sostenuta dalle posizioni istituzionali, o sia quella “tunisina” difesa in particolare dagli uomini di cultura. Ne ha parlato, nell’incontro dibattito “La Tunisie dans la littérature et l’art d’autrui. Visions tunisiennes”, il professor Ahmed Hizem, constatando con amarezza la posizione di una “intelligentsia” tunisina che ha adottato «le regard que l’autre a dessiné pour eux», un ruolo intellettuale impostosi sulla Tunisia. Che si tratti di dibattiti sulla questione della lingua della scrittura letteraria (la lingua tunisina è il “derja”) o di forme e temi poetici ereditati dalla poesia araba classica, Hizem mette l’accento sulla perdita di una identità propria, verso una «tunisianité qui n’émane pas d’elle-même et qui n’existe pas pour elle-même, mais qui demeure dictée par la forte influence qu’exerce l’autre sur elle».

Tunisi, Fiera del Libro (@FILT, fb)

Tunisi, Fiera del Libro (@FILT, fb)

Può essere che questa, ormai avvertibile anche nella quotidianità, tendenza o rivendicazione di autonomia dalla matrice culturale francese (che ricorda molto le riflessioni sulla decolonizzazione di Albert Memmi, tornate d’attualità ma senza considerarne l’autore) trovi una sempre più vasta affermazione; oppure, come sarebbe auspicabile, che segua la millenaria attitudine del Paese al métissage culturale, dove lingue e culture si incontrano e si assimilano, e la differenza, lungi da essere fonte di disaccordo, coltiva l’armonia della coesistenza tra visioni differenti e diverse componenti della società.

Per il momento, in Fiera l’editoria in lingua francese mostra ancora una presenza vivace e attiva: nelle prestigiose edizioni bilingue del Ministero degli Affari Culturali e dell’Istituto Nazionale del Patrimonio; nelle edizioni e traduzioni dell’Accademia tunisina di Scienze, Lettere e Arti Beit al Hikma promotrice di traduzioni di classici dalle varie lingue e di autori tunisini in francese; nell’attività dell’Istituto Francese di Tunisi, che in fiera ha organizzato incontri con gli autori e attività di letture, ateliers e incontri per i più giovani. C’è poi l’editoria tunisina francofona, le numerose case editrici che presentano un catalogo di opere in francese, nella narrativa, come Elyzad, nell’attualità socio-culturale (Nirvana, Ceres), nella storia e nel patrimonio mediterraneo e tunisino, come le edizioni Apollonia, che hanno dedicato grande attenzione alla figura di Annibale, riletta, con supporto di fonti e ricerche che mettono in discussione il punto di vista romano-centrico, da Abdelaziz Belkhodja e proposta nelle forme della rigorosa monografia critica, del fumetto e della edizione per ragazzi. E le edizioni Arabesques che da oltre vent’anni affiancano un catalogo in lingua araba e uno in francese per dar voce alle nuove generazioni di scrittori tunisini; e che quest’anno, in occasione della presenza dell’Italia come invitata d’onore, ha dedicato una giornata incontro con i suoi autori italiani in lingua francese, come Alfonso Campisi, Giorgia Gritti (nuova acquisizione con il suo noir d’esordio Tue-ness), Mario Sei e le sue storie di giovani tunisini di Message in a bottle.

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura))

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura)

E il focus si sposta sull’Italia: nonostante l’importanza storica della comunità italiana in Tunisia, e nonostante la diffusione e la conoscenza della lingua italiana nel Paese, grazie anche all’accesso dagli anni Sessanta alle trasmissioni di Rai 1 (Lentini 2021), solo quest’anno per la prima volta l’Italia si è presentata all’appuntamento in Fiera non con un piccolo stand di rappresentanza, ma come ospite d’onore con una presenza e una organizzazione pianificate sui dieci giorni da un lavoro infaticabile da parte dell’Istituto Italiano di Cultura, attento ai minimi dettagli, logistici e di accoglienza, diversificati nelle proposte per tutti i possibili visitatori, aperti anche al desiderio di acquisto di libri: più di duecento metri quadri di spazio, con una zona di ricezione e informazione, un ampio anfiteatro per gli incontri e una buvette, generosamente aperti ai visitatori, oltre a un servizio di traduzione simultanea che ha reso possibile la partecipazione a tutto il pubblico interessato, senza barriere o difficoltà linguistiche; uno spazio libreria, in accordo con un’importante realtà in città, la libreria Al Kitab, ha messo a disposizione una piccola gamma di testi oltre a quelli presentati in fiera, teoricamente va però precisato, perché i ricarichi sulla vendita, aggiunti ai costi, già molto elevati per un lettore locale, costituiscono una barriera quasi insormontabile a realizzare il desiderio di portare a casa, leggere e conservare negli scaffali dei libri italiani [3].

“Anima mediterranea” il titolo del fitto programma culturale e di incontri in fiera in nome della identità mediterranea comune: gli autori selezionati per rappresentare l’Italia, secondo una visione variegata e plurale, non si sono presentati al pubblico in una passerella vetrina ma attraverso un faccia a faccia con un loro omologo tunisino, in un dialogo di confronto in cui riconoscere le proprie caratteristiche espressive e l’anima, la matrice comune mediterranea. Al ritmo di due appuntamenti al giorno, il programma ha voluto toccare e coinvolgere il composito e policromo mondo dell’editoria italiana e i diversi interessi del pubblico destinatario; a iniziare dai giovani, bambini e ragazzi, che hanno potuto incontrare, anche attraverso edizioni bilingue, due personaggi dei cartoni particolarmente amati, Geronimo Stilton e la Pimpa, impegnati in avventure tra le bellezze storiche e naturalistiche italiane. Per loro, ma anche per adulti interessati alla lingua italiana, per piacere o per interessi di lavoro, Rosaria Bileti e Mehdi Cherni, due insegnanti particolarmente apprezzati ai corsi di lingua italiana regolarmente organizzati dall’istituto, hanno animato un laboratorio linguistico di primo approccio alla lingua che ha vivacizzato lo stand italiano per oltre due ore con una partecipazione divertita e attiva.

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura)

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura)

In Tunisia sono oltre quarantamila gli studenti dei licei che scelgono la lingua italiana come lingua straniera complementare nel loro percorso scolastico e numerose sono le scuole private che, con offerte più o meno qualificate, organizzano corsi di lingua italiana per il conseguimento delle certificazioni necessarie a proseguire gli studi universitari in Italia. Con il laboratorio in Fiera, l’Istituto Italiano ha voluto far incontrare i visitatori, che si sono soffermati con interesse a margine del loro percorso di visita, con i metodi innovativi di insegnamento che si rivolgono a un pubblico non solo di studenti, ma di ragazzi e adolescenti principianti, soprattutto nei mesi estivi, e di adulti innamorati della lingua o interessati a linguaggi settoriali per lavoro.

Musica e sport, il calcio in particolare, sono due ambiti che uniscono e accendono interessi comuni: alla empatica conoscenza di Laura Pausini, Eros Ramazzotti o Toto Cutugno, di Juventus o Inter da parte dei tunisini, il programma di incontri ha voluto offrire nuove prospettive e percorsi: sollecitato da Raimondo Fassa, lettore di italiano all’università della Manouba e poliedrico raffinato uomo di cultura, Pierfranco Bruni ha guidato il pubblico lungo sentieri musicali e i litorali mediterranei di Fabrizio De André e Franco Califano. In uno scambio reciproco e proficuo di ruoli, Mohamed Menzli, giornalista, apprezzato commentatore sportivo, e non solo, per le trasmissioni in lingua italiana a RTICI (la radio tunisina) nonché professore di storia e cultura italiana alla Manouba, e Marino Bartoletti hanno ricordato e raccontato decenni di sport, di calcio e di uomini mitici per la memoria degli sportivi.

Gli incontri più propriamente letterari hanno offerto spazio alla poesia, un genere molto amato in Tunisia, terra di grandi poeti in tutte le epoche, dove sono attivi nelle città luoghi culturali come le Maisons de la Poèsie, e dove con continuità uomini e donne, a prescindere dalla loro identità lavorativa, coltivano la poesia, compongono versi e scambiano le loro creazioni liriche in riunioni, eventi, manifestazioni pubbliche anche internazionali [4], spesso sostenute dal ministero anche con contributi alla pubblicazione. Al padiglione in fiera lo sguardo si è soffermato su “La Poèsie des frontières” con uno scambio stimolante “nord-sud”, coordinato da Meriem Dhouib (docente all’università della Manouba, profonda conoscitrice della poesia dantesca e traduttrice sensibile di poesia araba in italiano), tra la poetessa Maria Borio e il tunisino poeta e saggista Abdelaziz Kacem: un incontro anche generazionale sulla esistenza o sul superamento delle frontiere, in e con la poesia, e sulle problematiche dell’ascolto della lingua poetica, nella specificità e peculiarità di italiano e arabo.

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura))

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura)

Accanto ai più classici strumenti di comunicazione della creatività d’autore, in Fiera al padiglione italiano hanno trovato voce le nuove modalità di trasmissione della cultura e della personalità letteraria: Roberto Mercadini, ingegnere di formazione, scrittore, uomo di teatro, youtuber di successo con i suoi “monologhi di narrazione”, ha ben saputo interpretare le nuove esigenze della divulgazione culturale: può essere definito, anche se rifugge dalle delimitazioni, un grande affabulatore che prosegue la millenaria tradizione del racconto orale e popolare (ora dietro lo schermo un po’ distanziante di un computer) e che accomuna i popoli delle rive del Mediterraneo: a Tunisi lo chiamano il fedeoui e ancor oggi nei paesi o nei rioni popolari svolge la imprescindibile funzione di trasmissione di storie e cultura. Dialogando in fiera con Fabio Ruggirello, direttore dell’Istituto italiano, Mercadini ha portato sul palco i suoi monologhi, talora graffianti, talora divertenti e un po’ esemplificativi, secondo le regole della migliore divulgazione, degli aspetti geniali e delle ossessioni di Leonardo e Michelangelo, avvicinando così il pubblico a due dei grandi “monumenti” dell’arte italiana rinascimentale.

Per animare alcuni degli incontri del programma gli organizzatori si sono avvalsi di una delle figure più significative della cultura tunisina attuale: giornalista, uomo di teatro, latinista oltre che conoscitore delle lingue straniere, cultore della storia e voce narrante e itinerante di ogni meandro della medina e della città di Tunisi e delle sue diverse anime e comunità, mediatore e difensore della pluralità religiosa e culturale, Hatem Bourial ha moderato e animato il dialogo interculturale, passando dall’ambito filosofico, con il Giambattista Vico di Marcello Veneziani e Ahmed Somai, momento gestito con padronanza non solo del tema, ma anche di uno sgradevole episodio di intolleranza politica che fortunatamente non ha apportato conseguenze di rilievo nella giornata finale; a quello a lui particolarmente caro della mediterraneità e dello sguardo reciproco dalle due sponde così vicine. Nella giornata di apertura, il suo dialogo con Roberto Alajmo, a sua volta autore, giornalista e drammaturgo, ha incantato il pubblico presente: dai due luoghi privilegiati di osservazione, Palermo e Tunisi, Alajmo e Bourial hanno duettato attorno a un Abbecedario siciliano, agli estremi semantici di una cultura in cui le diversità si incontrano, si sovrappongono e si scambiano, intrecciano fili di una società multietnica e plurale frutto di una spesso involontaria stratificazione e contaminazione.

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura))

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura)

La Sicilia non è solo la regione geograficamente più vicina alla Tunisia ma anche la terra che ha numericamente più contribuito alla formazione della comunità italiana in Tunisia, soprattutto alla fine del XIX secolo. Arrivata a 200 mila unità sul territorio, la presenza italiana era ed è costituita da un mosaico di realtà sociali, culturali e linguistiche differenti, un po’ fotografia del Paese di provenienza. Da questa constatazione, dalla maggioritaria componente siciliana in seno alla comunità, ma anche da una forte affermazione identitaria e autobiografica (“mi sento profondamente siciliano e tunisino”) si è avviato un percorso di ricerca ventennale di Alfonso Campisi, professore di Filologia romanza all’Università de la Manouba, dove ha insediato la prima cattedra al mondo di Lingua e cultura siciliana. Autore, in collaborazione con Flaviano Pisanelli, del volume Parole e immagini di una storia minore, Campisi ha portato il suo contributo in fiera all’evento “Anima mediterranea” dialogando con la scrivente attorno alle linea guida del suo percorso di ricerca, confluito nel volume: la volontà di dare voce e portare alla dignità storica, della memoria scritta, la storia “minore” dell’immigrazione siciliana in Tunisia; di delineare la singolarità peculiare di questa comunità in rapporto alle altre identità degli italiani conviventi in Tunisia; di tracciare il ruolo sociale dei siciliani, la vicinanza e commistione (delle abitazioni, dei costumi, delle attività e della lingua) con le classi sociali più povere dei tunisini e il loro costituirsi, senza un’effettiva volontà, come elemento di trait d’union tra colonizzatori, francesi in particolare, e colonizzati. Altrettanto peculiare è il metodo seguito per la ricostruzione storica, la decisione di dar voce, in una coralità multiforme che nella letteratura siciliana ha illustri precedenti, alle tante voci dei siciliani di Tunisia, quelli che vi hanno trascorso l’intera esistenza, quelli che a un certo punto sono stati costretti, dai cambiamenti storici a seguito dell’Indipendenza, a lasciare il Paese, e quelli che vi sono tornati. Un mosaico di vite, esperienze, emozioni; un tessuto umano e sociale variegato, di umili lavoratori nelle campagne e nelle imprese cittadine, edificatori dei quartieri della Tunisi della Belle Époque, ma anche commercianti, farmacisti, architetti, imprenditori nella ristorazione, delle diverse sale di intrattenimento e cinema, nella sartoria, che hanno arricchito tutti, con la loro esperienza e con l’apporto del savoir faire italiano, il tratto peculiare cosmopolita della Tunisia.

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura))

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura)

Se le testimonianze orali raccolte da Campisi e Pisanelli riuniscono i piccoli tasselli di un mosaico umano dimenticato, un’altra testimonianza della presenza italiana nel Paese, frammentata e spesso relegata agli scaffali delle biblioteche è la voce dei giornali in lingua italiana, politici, settoriali, generalisti, che in pochi numeri o per lunghi periodi hanno accompagnato due secoli di vita italiana in Tunisia. A ricordarne la poliedrica ricchezza il racconto di Silvia Finzi: affascinante e colto, portatore di informazioni che solo una vita di militanza culturale nel Paese può condividere, ricco di dettagli, emozioni e ironiche riflessioni: due ore di attenzione e partecipazione da parte del pubblico presente allo stand. Finzi appartiene a una delle famiglie arrivate in Tunisia dalla Toscana negli anni Trenta dell’Ottocento, una famiglia impegnata in prima linea nella difesa della identità italiana nel Paese, nella diffusione di una cultura in lingua italiana che parla il linguaggio della pluralità e della tolleranza. Impegnata da sempre a fianco del padre Elia, ne ha ereditato l’impegno sociale nell’attività tipografica e di stampa e ne prosegue, malgrado gli incarichi accademici e di presidenza della Dante Alighieri di Tunisi, la sfida della pubblicazione mensile del solo giornale in lingua italiana in Africa, il “Corriere di Tunisi” che dal 1956 non ha mai arrestato le sue uscite e il suo impegno di informazione.

Scrittori, autori, moderatori, un pubblico partecipe e curioso hanno sicuramente gratificato le energie profuse per l’organizzazione, dell’Ambasciata a Tunisi, guidata dall’Ambasciatore Alessandro Prunas e dell’Istituto Italiano di Cultura diretto da Fabio Ruggirello, che per “Dialoghi Mediterranei” ha acconsentito a lasciare questa sua testimonianza:

«La Fiera Internazionale del Libro di Tunisi è uno degli appuntamenti culturali più attesi in Tunisia e rappresenta un momento di confronto importante fra le industrie editoriali e creative dei Paesi rivieraschi del Mediterraneo.
L’invito rivolto dalla Tunisia all’Italia come Paese ospite d’onore all’edizione 2024 della Fiera è stato un segnale di grande attenzione verso il nostro Paese, per il grande messaggio di dialogo e di confronto intellettuale che il libro e l’editoria portano con sé.
Non è un caso che il tema scelto per la partecipazione italiana sia stato “Anima mediterranea” e che gli autori italiani presenti siano stati invitati a confrontarsi con intellettuali e scrittori tunisini su temi e scritture in cui conoscere e riconoscere, ciascuno nell’altro, la comune identità mediterranea.
Il successo della presenza italiana all’ultima edizione della FILT ha confermato che il dialogo culturale fra Italia e Tunisia, già intenso e variegato, ha ulteriori potenzialità di approfondimento e di crescita.
I programmi di rafforzamento della cooperazione in ambito culturale, linguistico e formativo condivisi dalle Istituzioni italiane e tunisine testimoniano il momento particolarmente felice delle relazioni culturali fra i due Paesi, da sempre molto vicini ma oggi più che mai impegnati su obiettivi comuni di lungo termine e di grande respiro».   

Come emerge dalle parole del direttore Ruggirello, Italia e Tunisia, che da sempre hanno intrattenuto relazioni proficue in campi differenti, oggi in particolare rafforzano i legami e l’Italia si propone ormai per la Tunisia come interlocutore privilegiato in Europa e con l’Europa e non solo come primo partner commerciale; ne sono testimonianza le numerose visite del presidente Meloni e di vari ministri, in particolare per l’ambito culturale, e in occasione della fiera, dei ministri Valditara, Bernini e Sangiuliano. Passaggi non solo di rappresentanza, ma occasioni per siglare accordi culturali e accademici e segni tangibili di una volontà di stabilizzare il Paese e di offrire opportunità di crescita: accordi quadro di cooperazione in ambito universitario e per la formazione linguistica in italiano nelle scuole tecniche come accesso attraverso flussi regolari al lavoro in Italia [5].

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura))

Tunisi, Fiera del Libro (@Istituto Italiano di cultura)

Ma in questo quadro istituzionale che vede una comunanza di intenti particolarmente proficua in questo momento, occorre anche evidenziare le linee dell’operato del direttore Ruggirello che, arrivato da meno di un anno a Tunisi, ha già dato un’impronta personale e ben definita al lavoro culturale dell’Istituto, e un suo contributo alla ripresa del prestigio e della diffusione della lingua italiana, uscendo dagli schemi comunicativi più consueti verso strumenti alternativi di veicolazione della lingua, come i comics, dirigendo una particolare attenzione ai giovani tunisini, nella scelta dei temi e delle occasioni culturali, ma soprattutto rendendoli protagonisti attivi; e, infine, inaugurando una serie di attività dove il fulcro comunicativo non è più solo l’italiano, sostenuto al più dal ripiego verso il francese come lingua ponte di comunicazione, ma l’arabo, come lingua di riferimento per un pubblico tunisino che trova così la possibilità di incontrare la cultura italiana. 

Conoscenza reciproca, approfondimento delle somiglianze e riconoscimento delle differenze, contaminazione nelle esperienze: per costruire un rapporto di effettiva reciprocità attorno a un luogo in comune, il Mediterraneo. 

Dialoghi Mediterranei, n. 68, luglio 2024 
[*]  Le immagini a corredo dell’articolo sono tratte dalla pagina ufficiale dell’istituto italiano di cultura, realizzate dai fotografi dell’Istituto stesso nel corso dei diversi momenti allo stand in fiera (in didascalia: foto IIC). 
Note
[1] https://kapitalis.com/tunisie/2024/02/13/officiel-la-foire-du-livre-maintenue-du-19-au-28-avril-au-parc-des-expositions-du-karam/#google_vignette «Compte tenu de la symbolique et de l’importance de cette manifestation, et compte tenu de son rôle historique dans la dynamisation de la vie culturelle en Tunisie et l’encouragement de la créativité et la promotion de la littérature au niveau national et international, il a été décidé sur instructions du président de la République Kais Saïed, d’organiser la 38ème édition de la Foire Internationale du livre de Tunis du 19 au 28 avril 2024 au Parc des expositions du Karam», lit-on dans le communiqué du département des Affaires culturelles. Rappelons que l’Établissement national pour la promotion des festivals et des manifestations culturelles et artistiques avait annoncé, samedi, le report de la 38e édition de la Foire du livre, après avoir reçu une correspondance du directeur de l’édition l’informant de cette décision, qui a suscité colère et de très nombreuses critique. 
[2] Mouha Harmel, premio Comar d’oro, uno dei più prestigiosi riconoscimenti per la scrittura in lingua francese, nel 2023, ma già premiato nel 2013 per la sua opera prima “Le sculpteur des masques”, architetto e interessante espressione della narrativa fantasy. 
[3] E su questo aspetto va sollecitato un lavoro da parte delle istituzioni italiane, considerando che, da sempre, le edizioni francesi, come Gallimard, presenti sul mercato tunisino, propongono prezzi più allineati a quelli dell’editoria locale. 
[4] Si ricordano il Festival de la Poèsie di Kairouan e quello di Tunisi. 
[5] Si è concluso a marzo un primo progetto pilota per la formazione di operai edili tunisini, cui l’Istituto italiano ha fornito competenze linguistiche e di educazione civica, preparati per l’assunzione da parte di ditte italiane https://www.agenzianova.com/news/italia-tunisia-si-e-concluso-con-successo-il-progetto-pilota-per-formare-gli-operai-edili-tunisini/ 
Riferimenti bibliografici 
Aa.Vv. 2024, «les Échos de la Foire» bulletin édité par la Foire internationale du livre de Tunis: 20-27 aprile, quotidiano bilingue. 
CRISTIANO Riccardo 2024, “Così la variabile Libano influenza la crisi in Medio Oriente”: https://formiche.net/2024/01/crisi-del-libano-sospeso/#content 
LENTINI Jacopo 2021: “C’era una volta la Rai…in Tunisia”, Treccani Magazine, 31 agosto, 
https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/C_era_una_volta_la_Rai.html
Sitografia 
https://www.espacemanager.com/foire-internationale-du-livre-de-tunis-2024-luet-appelle-une-prolongation-jusquau-1er-mai.html 
https://kapitalis.com/tunisie/2024/02/13/officiel-la-foire-du-livre-maintenue-du-19-au-28-avril-au-parc-des-expositions-du-karam/#google_vignette

 _____________________________________________________

Rosy Candiani, studiosa del teatro e del melodramma, ha pubblicato lavori su Gluck, Mozart e i loro librettisti, su Goldoni, Verdi, la Scapigliatura, sul teatro sacro e la commedia musicale napoletana. Da anni si dedica inoltre a lavori sui legami culturali tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, sulle affinità e sulle identità peculiari delle forme artistiche performative. I suoi ultimi contributi riguardano i percorsi del mito, della musica e dei concetti di maternità e identità lungo i secoli e lungo le rotte tra la riva Sud del Mediterraneo e l’Occidente.

_____________________________________________________

 

 

 

Print Friendly and PDF
Questa voce è stata pubblicata in Cultura, Società. Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>