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La guerra sionista contro l’umanità e il mondo mediterraneo

61qqsg5ifl-_ac_uf10001000_ql80_di Salvatore Palidda 

Qualcuno ha già scritto parole giuste sulla guerra sionista contro il popolo palestinese. Alludo in particolare a Enzo Traverso. Non c’è dubbio che ormai siamo difronte a una guerra sionista che pratica il genocidio. L’inventore di questo termine, Raphael Lemkin, scrisse che riguardava non solo lo sterminio degli armeni e poi quello degli ebrei, ma anche tanti altri casi in cui come è precisato nell’articolo II della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio – ONU 9 dicembre 1948 e ONU 9 dicembre 1948 risoluzione 260 A III – definisce esplicitamente il genocidio nell’ambito del diritto internazionale così: 

«Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: (a) uccisione di membri del gruppo; (b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; (c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; (d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo; (e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro” (vedi anche la pagina di wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Genocidio). 

L’attuale guerra sionista sfacciatamente vuole istigare i palestinesi, designati come nemici assoluti, e i sopravvissuti a una nuova diaspora o a una resistenza disperata. Pochi ricordano le prime “bombe umane” (anche “ragazze e ragazzini bomba”) in Palestina anche prima del 1993. Ed è sempre indispensabile ricordare che è dal 1949 che il regime sionista d’Israele non fa che riprodurre contro il popolo palestinese una guerra che sempre più palesemente punta a scacciarlo dalla sua terra se non al suo totale sterminio con modalità che – ahinoi – ricordano persino quelle naziste. Atroce e orribile ironia della storia!

Questa guerra permanente è diventata paradigmatica di tutte le guerre che da allora si riproducono ancora di più di quanto sia avvenuto prima delle due guerre mondiali: le “guerre permanenti” in particolare dalla prima guerra del Golfo (cfr. Conflict, Security, and Reshaping of Society. The Civilisation of War -acceso gratuito).

produttori_armiCosa può fare un popolo povero di fronte a una gigantesca asimmetria di forza e di mezzi? Cosa è spinto a fare un ragazzino o una ragazzina che ha visto tutti i suoi famigliari morti sotto il fuoco sionista? Cosa rimugina di fare il giovane o la giovane vittime di violenza estrema che non intravedono alcuna possibilità concreta di protezione, di giustizia? (al di là della vendetta che può pensare solo chi ne ha mezzi e forza e ha interiorizzato la logica dell’“occhio per occhio”).

È evidente che Hamas ha voluto agire al posto di tante “bombe umane” e che la sua azione è stata un tentativo di rovesciare la guerra asimmetrica dei sionisti. Ed è altrettanto evidente che – come sempre – in questa guerra le vittime sono le persone senza protezione o meno protette: bambini, donne, anziani e anche sanitari e giornalisti e un po’ tutti quelli che si sono illusi di riuscire a sopravvivere in mezzo ai bombardamenti.

Come ormai tanti riconoscono, siamo al quasi totale genocidio dei palestinesi salvo quelli che già sono scappati o sono stati deportati o costretti a emigrare un po’ dappertutto. È indubbio che siamo di fronte a un crimine non solo contro i palestinesi, ma contro l’umanità poiché ogni fatto del genere crea il “precedente” che sarà poi copiato da altri simil-sionisti o simil-nazisti (vedi per esempio Erdogan contro i kurdi o quanto avviene contro il popolo yemenita e ancora altri casi). Si tratta di uno dei “fatti totali” del XXI secolo. Non a caso oggi le lobby militari – fra le quali l’italiana Leonardo che fornisce Israele – hanno registrato un enorme aumento dei loro profitti.

Il New York Times ha scritto: «La guerra in Medio Oriente contribuisce all’aumento delle vendite internazionali di armi». I conflitti a Gaza, in Ucraina e altrove stanno forse causando immense e inconcepibili sofferenze umane, ma stanno anche incrementando i profitti dei produttori di armi del mondo. Un tempo queste vendite di armi facevano almeno parlare di “mercanti di morte” o di “profittatori di guerra”. Ora, tuttavia, non è più quel tempo, dato il trattamento riservato all’industria dai media mainstream e dall’establishment di Washington. 

nyt-gaza-screenshotQual è ora il risultato di questa ennesima strage per tutto il mondo mediterraneo? Per il mondo mediterraneo questa ennesima guerra è come sprofondare nell’abisso di un massacro generalizzato. Basta guardare a tutte le altre guerre locali che sono in corso a cominciare da quella del criminale Erdogan contro il popolo kurdo. E non va dimenticata la continua guerra delle mafie locali contro la popolazione senza protezione al fine di sottometterla al supersfruttamento e al dominio in tutti i sensi. Tutto ciò in un mondo – quello mediterraneo – che è notoriamente ad altissimo rischio di disastri sanitari, ambientali, anzi il più a rischio di tutto il pianeta (data la sua morfologia, la sua esigua dimensione, la concentrazione delle discariche di gran parte dell’Europa, cioè del continente con la più alta densità di attività produttive e di popolazione).

Così la guerra sionista oscura ancora di più la tragica realtà del Mediterraneo e fa persino passare Erdogan per un “buono”, mentre anche celebri intellettuali tedeschi (per esempio Habermas) svelano la loro vera ignobile weltanschauung, al pari di quelli che negli anni ‘90 sostennero la “guerra giusta” contro Saddam e poi contro la Serbia ecc. (per esempio lo stesso Bobbio).

Si può dire che antisionismo è antisemitismo? È l’imbroglio che gioca sull’ignoranza della storia del mondo mediterraneo, un mondo che da millenni è pervaso di intrecci inestricabili fra l’origine semita e quella non semita. La stragrande maggioranza dei mediterranei sono semiti o sicuramente parenti stretti dei semiti tanto quanto i palestinesi e gli ebrei. Ma la stragrande maggioranza dei popoli non abbraccerà mai l’ideologia e la pratica sioniste che discendono da quella logica di dominio fondata sull’uso della forza, delle armi e la volontà di sottomissione di chiunque non abbia capacità e l’habitus del dominante, tratti tipici dell’ideologia nazionalista che è intrinsecamente guerrafondaia. Una volontà guerrafondaia che si inscrive nella primordiale logica dell’“occhio per occhio”, quella di mors tua vita mea che guida i sionisti nell’esplicito obiettivo di genocidio.

cq5dam-web-1280-1280Il potere sionista su Israele si è scagliato anche contro il Vaticano dopo le dichiarazioni del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin che peraltro si era limitato a esprimere una «condanna netta e senza riserve di quanto avvenuto il 7 ottobre» (l’attacco di Hamas), e «di ogni tipo di antisemitismo», chiedendo che «il diritto alla difesa di Israele debba essere proporzionato» ma certamente con 30mila morti non lo è». Con inaudita sfrontatezza la furia dell’ambasciata sionista presso la Santa Sede s’è allora scatenata poiché per loro “la legittimità” della loro guerra è indiscutibile, la «responsabilità della morte e della distruzione a Gaza è di Hamas e solo di Hamas».

Gaza, sarebbe stata trasformata da Hamas nella più grande base terroristica mai vista … quasi nessuna infrastruttura civile non è stata utilizzata da Hamas per i suoi piani criminali, inclusi ospedali, scuole, luoghi di culto e molti altri». Il progetto di Hamas sarebbe «stato attivamente sostenuto dalla popolazione civile». Quindi tutta la popolazione sarebbe terrorista: «I civili di Gaza hanno anche partecipato attivamente all’invasione del 7 ottobre nel territorio israeliano, uccidendo, violentando e prendendo civili in ostaggio. Tutti questi atti sono definiti crimini di guerra». Secondo l’ambasciatore sionista le operazioni dell’esercito israeliano si svolgono «nel pieno rispetto del diritto internazionale». E la loro legittimità sta nel fatto che nelle guerre e nelle operazioni passate delle forze Nato o delle forze occidentali in Siria, Iraq o Afghanistan, la proporzione è stata di 9 o 10 civili per ogni terrorista. Quindi, «la percentuale delle morti civili nelle operazioni sioniste sarebbe di circa 3 volte inferiore, nonostante il campo di battaglia a Gaza sia molto più complicato». Quindi «qualsiasi osservatore obiettivo non può non giungere alla conclusione che la responsabilità della morte e della distruzione a Gaza sia di Hamas e solo di Hamas». E ancora «non è sufficiente condannare il massacro genocida del 7 ottobre e poi puntare il dito contro Israele riferendosi al suo diritto all’esistenza e all’autodifesa solo come un semplice atto dovuto» [1]. E ricordiamo che non sono pochi i sionisti – con in testa Netanyahu – che hanno affermato che i palestinesi non hanno il diritto di vivere in Palestina e che non ci deve mai essere uno Stato palestinese.

Purtroppo, l’attuale congiuntura sembra non far intravedere alcuna speranza di pace, rispetto dei diritti umani universali e salvaguardia dell’ecosistema. In quasi tutti i Paesi prevale un processo che palesemente favorisce l’affermazione del “fascismo democratico” (governi come quello attuale in Italia eletti da una minoranza di aventi diritto al voto). Regimi che sostengono le guerre permanenti, i superprofitti fondati sulle economie sommerse (che in Italia superano il 35% del PIL e ora il governo li favorisce con la “pace fiscale”, cioè nuove sanatorie e elargizioni ai dominanti). Regimi che praticano il “far morire e lasciare morire”, cioè la tanatopolitica in versione liberista contro i migranti ma anche contro marginali e poveri. 

Resistere per sopravvivere sarà purtroppo l’unica possibile prospettiva per tanto tempo, così come fu a seguito del trionfo del fascismo in Italia e del nazismo in Germania. Ma la storia non si ripete, nulla può escludere che la maggioranza della popolazione riesca a trovare il cammino di una riscossa vera e vincente. 

Dialoghi Mediterranei, n. 66, marzo 2024 
Note
[1] Cfr. Sorgente: L’ambasciata israeliana attacca il Vaticano: “Risposta sproporzionata a Gaza? Frasi deplorevoli del cardinale Parolin” – Il Fatto Quotidiano

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Salvatore Palidda, già docente di Sociologia presso l’Università degli Studi di Genova, per più di tredici anni presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi e il Cnrs francese e poi in Italia dal 1993. È stato esperto presso l’Ocse, ricercatore per la Fondation pour les Études de Défense Nationale, per l’Institut des Hautes Études pour la Sécurité Intérieure, per il Forum Europeo per la Sicurezza Urbana, è autore di oltre 90 pubblicazioni in lingue straniere e oltre 90 in italiano. Tra le altre in italiano si segnalano: Polizie, sicurezza e insicurezze (2021), Resistenze ai disastri sanitari, ambientali ed economici nel Mediterraneo (2018), Mobilità umane (2008), Polizia postmoderna (2000). Oltre che qui pubblica articoli su https://blogs.mediapart.fr/salvatore-palidda/bloghttp://effimera.org/tag/salvatore-palidda/e altri siti; il suo cv e la lista delle sue pubblicazioni qui: https://unige-it.academia.edu/SalvatorePalidda/CurriculumVitae

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