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La Madonna di Trapani-La Goulette. Proteggere i “dannati della Terra” al tempo dei respingimenti alle frontiere

Processione della Madonna di Trapani a Tunisi, La Goulette (ph. Gloria Frisone)

Processione della Madonna di Trapani a Tunisi, La Goulette (ph. Gloria Frisone)

di Gloria Frisone [*] 

15 agosto 2024. A un’ora dall’inizio della messa dell’Assunta che inizierà alle 18, il piazzale della Chiesa di Saint Augustin e Saint Fidèle de la Goulette, nel cuore della Petite Sicile, è già gremito. Nel cortile antistante, separato da un portone consuetudinariamente sprangato, sono stati allestiti dei banchetti di preghiera per accogliere i numerosi fedeli dando loro un po’ di refrigerio dalla calura estiva. Di fronte, un maxischermo consentirà di assistere a ogni momento della cerimonia. Ma alcuni tra i più ferventi devoti sfidano le difficili condizioni climatiche, cercano di entrare nel luogo sacro per sedersi accanto alla venerata statua, offrendole i propri omaggi fatti di fiori, ceri e monetine. 

Nel frattempo, nella piazzetta che si estende oltre il sagrato, centinaia di fedeli, attivisti politici, giornalisti, o semplici visitatori accorsi da vari luoghi della Tunisia attendono con trepidazione la Processione della Madonna di Trapani, a chiusura solenne di un culto mariano che qui a La Goulette, oltre a essere celebrato dai cattolici, è seguito con devozione e rispetto anche dai tunisini di fede musulmana. 

Tra coloro che arrivano dall’estero ci sono anche io, che da qualche mese svolgo in Tunisia una ricerca etnografica sulle diaspore italiana e tunisina tra le due sponde del Mediterraneo. Non è la prima volta che vengo qui a La Goulette ma oggi provo a osservare la realtà con occhi diversi, cerco di captare come la cittadinanza si prepara all’evento sacro e di cogliere il seppur minimo indizio di una qualche lieve fibrillazione. 

A una prima impressione, la città sembra riposare tranquilla, sotto il sole che cuoce i panni stesi sui balconi delle palazzine. I pochi abitanti locali che si incrociano per le strade sembrano affaccendati nella loro quotidianità cadenzante e ripetitiva. Trascinano carri pieni di merci, scambiano saluti dalle vetrine dei caffé, liberano i marciapiedi dall’immondizia, si asciugano il sudore dalla fronte. Sono donne e uomini, giovani e anziani. I bambini vendono gelsomini ai rari turisti di passaggio. 

chiesa di Saint Augustin e Saint Fidèle de la Goulette (ph. Gloria Frisone)

chiesa di Saint Augustin e Saint Fidèle de la Goulette (ph. Gloria Frisone)

Eppure, a poco a poco che ci si avvicina alla chiesa l’atmosfera comincia a cambiare, gli abitanti del quartiere, donne, bambini, anziani, si accalcano all’ingresso della Petite Sicile, appena sotto la scritta “Sicilien”. Sono euforici, attendono l’arrivo degli stranieri che accolgono tra un “aslema” e un “bonjour”, appostandosi davanti agli hout (minuscoli negozietti di generi alimentari). 

“Ciao, sei italiana?”. È Nawel a corrermi incontro per prima, sfoggiando con fierezza un perfetto italiano appreso a Palermo in dieci anni di permanenza sull’isola siciliana. Ha 43 anni e un figlio di vent’anni che chiacchiera con gli amici in attesa anche lui di assistere alla cerimonia cattolica. Dopo il divorzio dal padre del ragazzo è tornata a vivere a La Goulette, sua cittadina d’infanzia. Il fratello fa il muratore ad Agrigento e lei vorrebbe tornare in Italia ma deve prima sistemare i documenti. «Qui non pagano bene, si sta meglio in Italia, la paga è migliore e gli italiani con me sono sempre stati buoni», racconta. Mentre raggiungiamo la chiesa mi spiega che tra poco arriveranno molte persone e molti tunisini, anche se a loro è stato chiesto di non entrare dentro alla chiesa per aspettare discretamente il passaggio della Madonna. Solo alcuni tunisini, continua Nawel, hanno il diritto di entrare; molti di loro sono gendarmi. La donna mi racconta anche del suo rapporto con Père François e con le Suore di Carità e i volontari della Caritas. 

«Sono bravi! Mi aiutano tanto quando non ce la faccio a mantenere la famiglia e io in cambio faccio per loro qualche lavoro di pulizia nella chiesa. Quando ero piccola venivo qui e imitavo i cattolici che facevano il segno della croce. Mio padre mi puniva ma per me non c’era niente di male, sapevo in cuor mio di non offendere Allah perché siamo tutti uguali di fronte a Dio anche se parliamo con lui diversi linguaggi». 
chiesa di Saint Augustin e Saint Fidèle de la Goulette (ph. Gloria Frisone)

chiesa di Saint Augustin e Saint Fidèle de la Goulette (ph. Gloria Frisone)

In questa riflessione si riepiloga il messaggio interculturale e interreligioso incarnato dalla Madonna di Trapani, messaggio che viene veicolato dalla festa del 15 agosto e motivo principale della ripresa della sua celebrazione. Fortemente sostenuta dalla società civile, la processione della Madonna di Trapani-La Goulette è stata reintrodotta in veste rinnovata dal 2017, dopo un divieto che l’aveva bandita nel 1962. Tra le ragioni di questa decisione, le istanze di attivisti e militanti che, schierandosi in difesa delle minoranze, fanno appello all’immagine storica di una Tunisia inclusiva, tollerante e multietnica. La cerimonia è quindi politicamente funzionale a veicolare un messaggio di unione sia all’interno sia all’esterno del Paese. 

La comunità subsahariana rappresenta il cuore pulsante del cattolicesimo tunisino contemporaneo. Nei pressi della chiesa incontro una coppia di giovani genitori rappresentanti di questa nuova comunità di cattolici di Tunisia. Khadim un giovane senegalese, Fatou è una ragazza ivoriana che porta in braccio la loro bimba di pochi mesi di vita. Sono proprio i membri di questa comunità a partecipare attivamente alla vita parrocchiale, non solo durante le cerimonie sacre ma anche e soprattutto nella fase preparatoria, lavorando a stretto contatto con le suore della carità di Madre Teresa di Calcutta e i Salesiani che li supportano sotto il profilo pratico-amministrativo, economico ma anche educativo. Eppure, la maggior parte dei rifugiati sono ignari dell’antica storia della Madonna di Trapani. Anche Fatou e Kadhim ne sono all’oscuro. Per loro il senso di questa giornata si riduce ai festeggiamenti per l’Assunzione della Vergine Maria. Nell’udire queste parole, interviene una donna più anziana, abitante del quartiere, che comincia a parlare delle origini della Processione. Rita è nata a Tunisi da famiglia italo-maltese e da tutta la vita risiede nel cuore della Petite Sicile, non lontano dalla chiesa. 

A intensificare l’aurea simbolica oltre che politica che si associa all’immagine sacra della Madonna di Trapani, bandierine e stendardi con i colori nazionali adornano la piazza e la via principale che conduce alla chiesa collegandola idealmente con la moschea che si erge dalla parte opposta. Da una parte questi stendardi confermano il valore della festività che viene riconosciuta come legittima dalle stesse autorità tunisine, dall’altra però si intende suggellare con il marchio tangibile della Nazione l’imposizione di un limite, nell’intento di circoscrivere la processione della Madonna, potenzialmente destrutturante, entro un perimetro prestabilito dallo Stato. 

Proprio quest’anno tale perimetro disegna un’area ben più ristretta rispetto agli anni precedenti. Secondo le dichiarazioni ufficiali, la scelta è ricollegata alla situazione internazionale che vede la Palestina nuovamente coinvolta in una tragedia umanitaria di tale portata da poter suscitare, in un Paese alleato come la Tunisia, possibili rappresaglie in chiave antisraeliana e, di conseguenza, antioccidentale. Secondo le dichiarazioni ufficiali, quindi, limitare la cerimonia al solo luogo di culto è l’unico modo per proteggere il rito cattolico dal paventato quanto improbabile rischio di attentati terroristici.  

La Goulette,  murales (ph. Gloria Frisone)

La Goulette, murales (ph. Gloria Frisone)

A presidiare alla cerimonia, lo sguardo imperante e seduttivo di Claudia Cardinale immortalato per sempre nel murale che sovrasta la piazzetta in ricordo della famosa attrice di origine italiana che, nata a Tunisi nel 1938, trascorse a La Goulette gli anni dell’infanzia e della giovinezza. Fino agli anni Sessanta, la Petite Sicile era un quartiere popolare e poverissimo, abitato soprattutto da siciliani ma anche da sardi, toscani, francesi, maltesi, tunisini e persino qualche francese. Una pletora di genti di diversa origine, lingua e religione, ma tutti accomunati da una estrazione sociale umile, dalla frugalità delle abitudini domestiche, da rigide relazioni familiari che però sfociavano facilmente in rapporti di vicinato resi particolarmente intimi dalla convivenza e dalla coesione sociale. In una parola erano tutti goulettiani, abitanti di un medesimo territorio nel quale condividevano lo spazio limitato, l’aria tersa che respiravano, le fortune, le sventure, gli amari destini. 

Di questo quartiere, di questo neighborhood, direbbe Veena Das (2015), resta il riflesso opaco del murale di Claudia Cardinale che adorna il palazzo dirimpetto alla chiesa. Quasi a stabilire un rapporto speculare con il suo doppio sacrale, l’effige della celebre attrice rievoca la figura della Madonna di Trapani. Proprio a quest’ultima, non a caso, è stato recentemente dedicato un altro murale (Russo (2020: 192). Ma mentre Claudia svetta imperante all’esterno della chiesa, l’effige sacra è protetta all’interno dei locali ecclesiastici, lontano sia da sguardi malevoli sia dal pericolo di offendere in qualche modo le sensibilità locali. 

La Tunisia, dalla Costituzione promulgata dal liberalista Bourguiba fino alla Costituzione postrivoluzionaria del 2014, continua a proclamarsi Paese laico e difensore delle libertà di culto, dichiarando al contempo “l’Islam la sua religione” (ivi: 37). Qui, il rapporto con le altre professioni, compresa la religione cattolica, è pacifico ma delicato: si consente di professare il proprio credo con discrezione, senza ostentare o spettacolarizzare la propria fede, senza “dare nell’occhio” e soprattutto senza attirare funesti desideri di ritorsione anche violenta. Il tacito riferimento va agli attentati del 2015 che ancora oggi rappresentano una ferita aperta per tutti gli abitanti del Paese, tunisini o stranieri che siano.   

Il simulacro della Madonna di Trapani portata in processione (ph. Gloria Frisone)

Il simulacro della Madonna di Trapani portata in processione (ph. Gloria Frisone)

Non a caso, l’amministrazione locale ha eretto delle barricate intorno al piazzale a protezione della chiesa. In questo modo si intende favorire lo scorrere tranquillo di una cerimonia cattolica che viene tollerata dalle autorità locali e reclamata dagli stessi abitanti. Qui numerosi spettatori tunisini gremiscono la recinzione. A loro è stato rivolto l’invito a partecipare con riserbo, osservando il culto da semplici astanti e non da protagonisti, ma alcuni tengono a entrare prima della funzione religiosa. Anche loro hanno qualcosa da chiedere alla Madonna di Trapani e in cambio donano mazzi di fiori e piccole offerte in denaro. La parola d’ordine che pervade lo spazio pubblico e che da giorni compare su giornali, siti internet e social media è una sola: sobrietà. Per garantire la sicurezza, infatti, l’intera manifestazione, e ancor più in particolare la processione, dovranno svolgersi secondo regole ben precise, prestabilite dal Governo di Kaïs Saïed e ricordate a più riprese nel corso della messa anche dallo stesso vescovo Père Nicolas. 

Nel frattempo, la chiesa comincia a riempirsi di fedeli. Tutti si preparano all’inizio della messa. La maggioranza si siede fuori sui banchi. I confini del luogo sacro oggi si espandono discretamente per tornare a contrarsi in una sorta di respiro vitale che coinvolge tutti i presenti. La soglia che separa lo spazio-tempo del sacro e del profano (Turner 1982) si dilatano poco oltre il sagrato, nella piazzetta antistante, provando ad abbracciare nei limiti del consentito l’intera comunità cittadina. 

Una ragazza vestita in abito tradizionale blu mi invita a sedere nell’unico posto ancora disponibile all’interno. Accanto a me siede un’anziana signora che sento parlare italiano. È Suor Laura che da sedici anni vive in Tunisia dove gestisce le scuole dei Salesiani. 

Ha inizio la funzione religiosa e il vescovo prende la parola. «En cette année de guerre», spiega, « nous invoquons la Vierge Marie le jour de son Assomption pour la prier de diffuser un message de paix qui atteigne les cinq continents de la Planète». La messa si svolge in francese. Solo le parole iniziali di invocazione alla pace sono tradotte in arabo, altro indizio che ci suggerisce la volontà della minoranza cattolica di compiacere le autorità e la società civile del Paese ospitante. 

Processione della Madonna di Trapani a Tunisi, La Goulette (ph. Gloria Frisone)

Processione della Madonna di Trapani a Tunisi, La Goulette (ph. Gloria Frisone)

La storia della Madonna di Trapani è perlopiù obliata dal discorso ufficiale e dalla funzione rituale stabilita per il culto dell’Assunta.  Solo a un certo punto, dopo l’omelia, quando il vescovo spiega nei minimi dettagli come deve svolgersi la processione per garantire la sicurezza, egli fa brevemente cenno alla Madonna di Trapani-La Goulette. Ma la storia della comunità italiana rimane nell’ombra e nel silenzio del culto mariano riconosciuto dall’autorità ecclesiale. 

Eppure, dalla statua della Madonna a destra dell’altare, sembrano riprendere vita i valori antichi, oggi riconvertiti secondo le circostanze e le necessità del presente. Come ricorda Carmelo Russo, se un tempo la Madonna di Trapani era preposta alla protezione degli abitanti più poveri de La Goulette, composti perlopiù da pescatori di origini siciliane, oggi sono proprio i rifugiati e i migranti dell’Africa Subsahariana a ricoprire il ruolo di nuovi “dannati della Terra” verso cui la Madonna protende la sua forza taumaturgica e tutelare (Russo 2020: 189). 

Nel 2017, prima di reintrodurre a La Goulette le tradizionali celebrazioni cattoliche del 15 agosto, il collettivo artistico modenese Fx aveva proposto di ripensare a una nuova icona della Madonna di Trapani che sarebbe stata oggetto di un murale (ivi: 192). Il risultato mostra in tutta la sua evidenza grafica le riconfigurazioni politiche e le traslazioni simboliche a cui è andata incontro questa figura religiosa: la nuova Madonna di Trapani protegge sotto il suo ampio velo i rifugiati di tutta la Terra, divenendo icona dei diritti di mobilità da estendere a tutta l’Umanità. In questo modo, la Madonna di Trapani, pur nella sua trasformazione, è resa immortale in virtù di una intrinseca natura polisemica (ivi: 53) che la rende particolarmente malleabile e camaleontica. 

A questa lettura che condivido interamente, aggiungo un’ulteriore considerazione. Tenendo presente, come ho scritto altrove, che tanto la commemorazione quanto l’obliterazione di un passato storico corrisponde a una precisa narrazione volta a confermare un senso di identità che si costruisce nel presente (Frisone 2018), propongo di ripensare alla cerimonia ufficiale in onore dell’Assunta come a una narrazione dominante sorta dal patto tacito tra due soggetti politici che in questa circostanza si sono alleati. 

In primo luogo, la Chiesa cattolica celebra sé stessa e il proprio dogma attraverso una cerimonia che rispetta la dottrina ufficiale, trasmettendo un messaggio di pace perfettamente in linea con i dettami di Papa Francesco. In tutto ciò, il particolare culto mariano di matrice trapanese, a cui è connaturata una potenziale deriva di idolatria pseudopagana, è oscurato in favore del culto dell’Assunta. La messa segue una norma cattolica precisa e imposta dall’alto. Le idiosincrasie, quando vengono tollerate, non rievocano il passato remoto che riporta alle origini siciliane del rituale, ma si radicano nel presente rivolgendosi direttamente alla nuova comunità cattolica goulettiana che, come abbiamo visto, corrisponde a una nuova categoria di oppressi. Il richiamo alla performatività religiosa iscritta nel cattolicesimo africano è reso manifesto durante l’Offrande, unico momento della cerimonia a rompere l’ufficialità eucaristica che introduce una rottura del dogma immediatamente reintegrata e, dunque, pienamente legittimata. I membri della parrocchia composta da fedeli provenienti da diversi Paesi africani attraversano longitudinalmente la navata centrale della chiesa, compiendo ampie e ondeggianti movenze e trasportando fino all’altare grandi cesti di vimini ricchi di generose offerte (generi alimentari, detersivi, bevande). 

In secondo luogo, le autorità nazionali e locali tunisine, nel consentire l’esecuzione del culto mariano, ribadiscono il proprio potere. Esse, del resto, vengono sapientemente coinvolte nei ringraziamenti di Père Nicolas e Père François e onorate sia all’inizio sia alla fine della cerimonia. In questa cornice retorica e politica, il richiamo storico riecheggia più il passato coloniale francese che l’origine del culto mariano trapanese ancorato alla vita della comunità siculo-tunisina tra tardo Ottocento e primo Novecento.  Allo stesso modo in cui il potere coloniale francese intendeva cancellare le presenze italiane tramite la politica delle naturalizzazioni, oggi si tende a dimenticare la storia della comunità cattolica della Petite Sicile. 

Sul finire del rito, alcuni tunisini entrano in chiesa per lasciare un mazzo di fiori alla loro Madonna, altri si uniscono discretamente alla comunione cattolica rispondendo all’invito del vescovo, rivolto egualmente ai cattolici non confessati, di ricevere una benedizione speciale in luogo dell’ostia. Sono loro i depositari dell’antica storia della Madonna di Trapani e sono sempre loro a trasmettere oralmente il ricordo del passato alle giovani generazioni di goulettiani. 

Processione della Madonna di Trapani a Tunisi, La Goulette (ph. Gloria Frisone)

Processione della Madonna di Trapani a Tunisi, La Goulette (ph. Gloria Frisone)

Conclusa la messa, la cerimonia arriva al suo apogeo. Ha inizio la Processione. La statua viene caricata sul fercolo e portata in spalla da un gruppo di uomini, tutti di origine africana, con un’unica eccezione: un anziano signore con un occhio tumefatto dall’infezione è arrivato stamattina da Marsiglia. Nato a Tunisi da padre francese e madre mazarese, si è trasferito a Marsiglia dopo le politiche di respingimento del periodo postcoloniale. Oggi è tornato per l’occasione nella cittadina d’infanzia invocando il potere taumaturgico della Madonna, nella speranza di guarire l’occhio malato a costo di qualche sacrificio personale. 

La Madonna di Trapani-La Goulette, finalmente, esce dalla chiesa percorrendo all’inverso il tragitto precedentemente intrapreso dai cestini votivi. All’esterno, sul piazzale antistante la chiesa, comincia a imboccare il circuito intorno alla piazza mentre la sua immagine sacra si staglia su quella altrettanto potente ma profana del murale di Claudia Cardinale. Come prestabilito, il cammino della Madonna seguito dalla processione dei fedeli che invocano l’Ave Maria, viene arrestato in cinque postazioni che simboleggiano le cinque direzioni corrispondenti ai cinque continenti a cui si rivolge la preghiera di Pace. 

L’invocazione aspira ad alleviare le sofferenze in tutti i luoghi di conflitto della Terra, ma un accento particolare è posto sulla Palestina, il Sud Sudan e i Paesi del Sud Sahel. In questo si nota un evidente segnale rivolto alla società musulmana e alla comunità cattolica subsahariana, con particolare riguardo alle ragioni che stanno alla base della scelta di migrare e che rappresentano una forma di protesta contro le politiche sempre più restrittive dei Paesi occidentali in materia di migrazione e protezione umanitaria (Marchetti, Pinelli 2017). In ultimo, si ricorda anche l’Ucraina. Tale ordine, non casuale ma velatamente gerarchico, serve a rinsaldare simbolicamente un patto di conciliazione tra cattolici e musulmani di Tunisia a cui viene posta come nume tutelare la nuova Madonna di Trapani-La Goulette, protettrice di tutti i “dannati della terra”, di ieri come di oggi. 

Dialoghi Mediterranei, n. 69, settembre 2024 
[*] Questo lavoro rientra nell’ambito del PRIN PNRR “Transnational Aging between Italy and Africa. Anthropological Perspectives (TAIA) [CUP F53D230110400001]. Coordinato dal Prof. Marco Gardini (Principal Investigator, Università di Pavia) il progetto di ricerca coinvolge l’Università di Pavia, Milano-Bicocca e Bologna. Per maggiori dettagli si rimanda al sito del progetto <https://taia.unipv.it/>. 
Riferimenti bibliografici 
V. Das, 2015, Affliction: Health, Disease, Poverty, New York, Fordham University Press. 
G. Frisone, 2018, L’uso politico della storia nella “società della commemorazione”. Il ruolo della memoria storica nella costruzione delle identità nazionali contemporanee, in Lessico di Etica Pubblica, Ricerche, n. 2: 61-71. 
C. Marchetti, B. Pinelli (a cura di) 2017, Confini d’Europa. Modelli di controllo e inclusioni informali, Milano, Libreria Cortina. 
C. Russo, 2020, Nostra signora del limite. L’efficacia interreligiosa della Madonna di Trapani in Tunisia, Quaderni di studi e materiali di Storia delle Religioni, Università La Sapienza, Roma, Morcelliana. 
V. Turner, 1982, From Ritual to Theatre. The human seriousness of play, Paj Publication, John Hopkins University Press, Baltimore.

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Gloria Frisone, assegnista di ricerca di antropologia culturale all’Università di Pavia, collabora al PRIN PNRR TAIA (Transnational Aging Between Italy and Africa) sotto la supervisione del Professor Marco Gardini. Ha insegnato Antropologia Medica all’Università di Milano-Bicocca e Antropologia Culturale all’Università di Udine e Milano Statale. Nel 2019 ha conseguito il dottorato di ricerca in Anthropologie Sociale et Ethnologie dell’EHESS di Parigi con una tesi sulle rappresentazioni della malattia di Alzheimer come malattia della memoria associata a una perdita di identità, sotto la direzione dell’etnoantropologo Richard Rechtman. I suoi interessi di ricerca includono lo studio etnografico dei processi di invecchiamento demografico e di invecchiamento diasporico nel mondo contemporaneo. Su tali temi ha condotto e conduce diverse ricerche etnografiche tra Francia, Italia e Tunisia. È autrice di articoli scientifici pubblicati su riviste nazionali e internazionali. Ha tradotto dal francese e curato la pubblicazione della prima opera di Richard Rechtman: Le viventi, Milano, Ledizioni, 2023.

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