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L’Atlante Linguistico Mediterraneo, un’impresa incompiuta: ricordi e propositi

 

Antica cara del Mediterraneo, 1712

Antica carta del Mediterraneo, 1712

di Giovanni Ruffino 

La pluridecennale vicenda dell’Atlante Linguistico Mediterraneo (ALM), ancora oggi incompiuta, presenta straordinari risvolti umani oltre che scientifici. Il fervore che animò ogni fase della grande impresa geolinguistica [1] – la più grande del Novecento – lo si coglie sin dagli anni iniziali nei quali i maggiori linguisti del secolo scorso, di formazione e di esperienza diverse, uniscono le loro energie per realizzare il grande progetto. Questa salda solidarietà scientifica e umana emerge appieno nelle parole di Mirko Deanović, uno degli ideatori dell’ALM, il quale, in occasione di un convegno promosso nel 1967 dall’Accademia dei Lincei, rivolgendosi a Gianfranco Folena e Manlio Cortelazzo, si augurava che «in un tempo non lontano possano concludere con successo l’opera, eventualmente anche senza gli anziani compagni di lavoro e senza i suoi iniziatori» [2].

Lo stesso Gianfranco Folena esprimerà una altrettanto forte condivisione quando scriverà nella premessa del Bollettino dell’ALM, dedicato a Mirko Deanović per i suoi ottant’anni (era il 1968), che «non si dirà abbastanza che l’ALM è stato il prodotto di una nobile vocazione alla collaborazione internazionale e alla ricerca suggestiva e civile delle “convergenze”, fiorito in tempi di divergenze e di borie nazionalistiche, alla vigilia di una spaventosa guerra, tenuto in vita con tenacia paziente e amorosa delicatezza perché potesse  fruttificare in stagioni più propizie» [3].

s-l1600Si prova la medesima emozione leggendo quanto scriveva Manlio Cortelazzo nel 1997 rievocando «con nostalgia quel favoloso periodo, animato da un entusiasmo che prendeva tutti e che mi ha permesso di conoscere i mitici professori, che avevano dedicato molti loro studi al linguaggio nautico, piuttosto che nel chiuso delle biblioteche, nei porti, nei magazzini dove, ormai vecchi, nodosi pescatori si riducevano a racconciare le reti e a rievocare il passato» [4].

Ecco, dunque, a cosa intendo riferirmi quando parlo di risvolti umani, oltre che scientifici. Anch’io non posso nascondere la mia commozione se penso a ciò che ha rappresentato per me l’ALM sin dal 1975, anno dell’ultimo congresso che si tenne a Palermo – anzi a Mondello – organizzato dal Centro di studi filologici e linguistici siciliani. Da allora la progettualità dell’ALM è andata indebolendosi, fino alla definitiva rinuncia. E rivado con la memoria a quel tiepido pomeriggio autunnale del 1975 quando, concluso il sesto e ultimo congresso dell’ALM, accompagnando all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo Mirko Deanović e Gerhard Rohlfs, ne raccolsi la mesta e appena sussurrata previsione circa le difficoltà a far progredire l’impresa, e la sollecitazione – «a voi giovani» – a impegnarci affinché l’impresa potesse compiersi. E se oggi – non più giovane – sto impegnandomi in questo tentativo di recupero assieme ad altri colleghi carissimi anch’essi non più giovani, lo faccio – lo facciamo – anche per rinnovare l’omaggio commosso a quei grandi protagonisti della linguistica del Novecento, e per saldare dopo tanti anni un debito con quei nostri maestri.

atti-convegno-internazionale-tema-atlanti-fd8de4f8-c5d5-4b1d-8cdd-2cc6cca0d42dIl progetto di un atlante linguistico che registrasse la terminologia marinaresca dell’intero Mediterraneo, era stato messo a punto in occasione dell’VIII Congresso Internazionale di Studi Romanzi, tenutosi a Firenze nel 1956. L’idea non era nuova, anzi era venuta maturando da quando Mirko Deanović, in un suo intervento del 1937 in occasione del V Congresso Internazionale di Studi Romanzi, tenutosi a Nizza, aveva colto in un certo numero di corrispondenze lessicali fra porti del Mediterraneo appartenenti ad aree linguistiche differenti, la conferma di una funzione unificatrice esercitata dall’ambiente mediterraneo anche in campo linguistico.

Su tale funzione unificatrice si soffermeranno diffusamente vent’anni dopo nel primo volume del “Bollettino” dell’ALM, gli stessi Deanović e Folena, i quali sottolineano: «Ambiente geografico ed ecologico unitario, il Mediterraneo ci appare, fin dalle epoche più remote, nelle quali proprio la linguistica, insieme con l’etnologia e l’archeologia, ci ha aiutati a spingere lo sguardo, un luogo predestinato per l’incontro e la compenetrazione di civiltà e di lingue diverse» [5].

Fu proprio nel 1956 che il progetto mosse i primi passi con la costituzione di un comitato internazionale e con il patrocinio della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Di quel comitato fecero parte figure eminenti come Carlo Battisti, Vittore Branca, Giacomo Devoto, Gerhard Rohlfs, Mirko Deanović, Bruno Migliorini, Carlo Tagliarini, Benvenuto Terracini, Sever Pop, Manlio Cortelazzo, Manuel Alvar, Joan Corominas, Luigi Heilman, Giovan Battista Pellegrini, Vittore Pisani, Max Leopold Wagner.

bollettino-dell-atlante-linguistico-mediterraneo-1962-dd380930-7489-440d-9479-014cbba89024Conosciamo le tappe successive: la definizione di un questionario di 845 domande [6] e il completamento – già nel 1972 – delle inchieste nei 165 punti previsti dalla Penisola Iberica al Mar Nero, grazie all’impegno di 33 raccoglitori, tra i quali si annoverano linguisti del calibro di Manuel Alvar, Ugho Plomteux, Manlio Cortelazzo, Oronzo Parlangeli e, per la Sicilia, Giovanni Tropea il quale effettuò l’inchiesta a Pantelleria.

Occorre anche dire che la realizzazione di un atlante plurilingue come l’ALM pose e pone problemi delicati, considerando che la diffusione delle parole attraverso le vie marittime è cosa ben diversa dalla diffusione lungo percorsi terrestri. Inoltre, in un panorama così settoriale e arealmente assai esteso, non ci si potrà limitare a ricercare unicamente fatti di convergenza, ma anche di differenziazione e divergenza linguistica, sino a fenomeni di frammentazione e persino di atomizzazione da spiegare caso per caso, seguendo percorsi di parole i più diversi e talvolta imprevedibili, da Nord a Sud e viceversa, da Est a Ovest e viceversa, sino ai più tortuosi itinerari pluridirezionali [7]. Grandi trame nelle quali si inscrivono microreticoli quali lo spazio ligure-provenzale, quello veneziano-balcanico, quello greco, quello siculo-maltese-magrebino, quello alto-tirrenico con la Corsica, quello che include Baleari-Sardegna-Sicilia con proiezioni liguri-provenzali-catalane o che connette l’area greca a quella turco-balcanica, sino al Mar Nero.

imgQuanto ai fatti di convergenza, sarà non di rado necessario spiegarne le dinamiche attraverso eventi più o meno facilmente ricostruibili, come nel caso di Mers el Kebir, centro algerino che presenta una condizione sociolinguistica particolare, determinata dal trasferimento di pescatori provenienti da Procida e Ischia a metà Ottocento, condizione che vistosamente si riflette nel lessico del mare, come conferma l’inchiesta ALM condotta da Giovanni Oman nel 1964 nel centro algerino [8].

Informazioni tanto preziose, assieme a tante altre di cui abbiamo riferito in questi ultimi anni, sono emerse dal “disseppellimento” dei materiali dell’ALM dopo quasi mezzo secolo durante il quale erano rimasti custoditi nei sicuri armadi della Fondazione Cini. Infatti, la interruzione dei lavori dopo l’ultimo Congresso di Palermo del 1975 determinò di fatto la rinuncia al compimento di un’impresa che aveva coinvolto i maggiori linguisti del secolo scorso.

cop-1-724x1024Va detto che non sono mancati gli appelli e le sollecitazioni affinché tanto lavoro non andasse perduto e la comunità scientifica potesse disporre di materiali di così grande interesse. Voglio qui ricordare gli auspici espressi nel 1995 in occasione del XXI Congresso di Linguistica e Filologia romanza da Carlos Alvar nel corso della tavola rotonda sul Mediterraneo romanzo e la Sicilia [9]. Ma una concreta proposta di recupero è stata da me avanzata a nome del Centro di studi filologici e linguistici siciliani in occasione del Congresso tenutosi a Zara nel settembre del 2013 sul tema “Mare Loquens” [10], e tre anni dopo nella tavola rotonda su “Plurilinguismo e identità”, nel contesto del XXVIII Congresso di Linguistica e Filologia romanza, dove proposi il tema “Lo spazio linguistico mediterraneo e l’ALM”, sottolineando anche la perdurante attenzione per la lingua del mare nel frattempo testimoniata da ricerche geolinguistiche portate a compimento in Catalogna, in Corsica, in Sicilia e da non poche iniziative congressuali.

I risultati sono stati confortanti e autorizzano alla speranza nonostante l’insorgere di alcune difficoltà che potranno essere superate attraverso la collaborazione piena tra la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, il Centro di studi filologici e linguistici siciliani e il nuovo comitato scientifico dell’Atlante Linguistico Mediterraneo [11]. 

Dialoghi Mediterranei, n. 60, marzo 2023 
Note
[1] La vicenda progettuale dell’Atlante Linguistico Mediterraneo è ricostruita in F. Crevatin, G. Ruffino, T. Telmon, L’“Atlante Linguistico Mediterraneo”. Un Progetto antico e nuovo, in “Romance Philology”, 74, 2020: 169-189.
[2] M. Deanović, Atlanti linguistici di territori plurilingui, in Gli atlanti linguistici. Problemi e risultati, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1969: 185-192, 188.
[3] G. Folena, Omaggio a Mirko Deanović, in “Bollettino dell’Atlante Linguistico del Mediterraneo”, 10-12, 1968-1970: VII-XI, VII.
[4] M. Cortelazzo, Dal Dizionario marinaresco albano al Dizionario degli ittionimi liguri, in I dialetti e il mare, a cura di G. Marcato, Padova 1997: 4.
[5] M. Deanović e G. Folena, Prospettive dell’Atlante Linguistico Mediterraneo, in “Bollettino dell’Atlante Linguistico Mediterraneo”, 1,1959: 7-12, 7.
[6] Integralmente riportate in “Bollettino dell’Atlante Linguistico Mediterraneo”, 1, 1959: 23-83.
[7] Un caso interessante in tale prospettiva di analisi, riguarda i nomi mediterranei della medusa, illustrati in G. Ruffino, Per una geografia linguistica del mare: le denominazioni della medusa, in Dialetti: per parlare e parlarne, Atti del IV Convegno internazionale di Dialettologia, a cura di P. Del Puente, Potenza 2016: 273-281. 
[8] Si veda V. Retaro, L’inchiesta dell’Atlante Linguistico Mediterraneo di Mers el Kebir: un frammento di storia del Mediterraneo, in “Bollettino dell’Atlante Linguistico Mediterraneo”, Nuova Serie, 1, 2021: 231-250.
[9] Nel suo intervento, l’illustre linguista spagnolo sottolineò che la «realización del Atlas Lingüistico del Mediterraneo, con sus abundantes informaciones, ombre nuevos horizontes». Io stesso, nell’intervento successivo, volli esprimere «ancora una volta il rammarico che un’opera così importante per questo nostro straordinario angolo di mondo, sia tuttora e forse inesorabilmente incompiuta»: Tavola rotonda su “Il Mediterraneo romanzo e la Sicilia”, Atti del XXI Congresso internazionale di Linguistica e Filologia romanza, a cura di G. Ruffino, IV, Tübingen 1998: 618-619.
[10] G. Ruffino, Dall’Atlante Linguistico Mediterraneo all’Atlante Linguistico della Sicilia: dinamiche areali e problemi storico-etimologici, in Mari romanzi mari del contatto: lessico e paremiologia, a cura di N. Vuletić, Zadar 2016: 101-118.
[11] Il nuovo Comitato scientifico fu costituito in occasione del Convegno tenutosi a Palermo (30 gennaio – 1 febbraio 2017) per iniziativa del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, sul tema “Per l’Atlante Linguistico Mediterraneo, sessant’anni dopo”. Il Comitato scientifico, rappresentativo dell’intera area mediterranea, è attualmente coordinato da Franco Crevatin, Giovanni Ruffino e Tullio Telmon. La nuova serie del “Bollettino” dell’ALM è diretta da Tullio Telmon, Enrique Gargallo Gil e Nikola Vuletić.

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Giovanni Ruffino, ha insegnato Linguistica italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, di cui è stato Preside dal 1998 al 2007. Il suo prevalente impegno scientifico è rivolto alla dialettologia, alla geografia linguistica, alla sociolinguistica e alla lessicografia. È direttore del Centro di studi filologici e linguistici siciliani e responsabile del progetto ALS – Atlante Linguistico della Sicilia –, nonché promotore e fondatore dell’“Archivio delle parlate siciliane”.  È componente del Comitato scientifico della “Rivista Italiana di Dialettologia (Bologna) e di “Geolinguistique” (Grenoble). Dal 2017 è accademico ordinario dell’Accademia della Crusca. Autore di numerose pubblicazioni, ha tra l’altro dato alle stampe un Profilo linguistico della Sicilia (2005), Parole migranti tra Oriente e Occidente (con R. Sottile, 2015) e recentemente La Sicilia dei soprannomi (2020).

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