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Le riviste di archeologia, tra tradizione e innovazione. Il caso di “Mediterranea”

med-2015di Marco Arizza 

L’evoluzione degli scenari concernenti l’editoria scientifica ha subìto una sensibile accelerazione negli ultimi anni e, tra le spinte più recenti, vi sono certamente le nuove prospettive suggerite dal movimento dell’open science. Tale evoluzione sta man mano coinvolgendo, con tempi e modi differenti, anche le riviste dedicate al settore antichistico, molte delle quali sono legate a storiche e consolidate tradizioni. In questo contributo si propone una riflessione sul panorama dei periodici espressione diretta di Università o Enti pubblici di ricerca, attraverso l’esempio della rivista Mediterranea. Studi e Ricerche sul Mediterraneo Antico, dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Al momento della sua fondazione, nel 2004, il periodico era l’espressione dell’Istituto di Studi sulle Civiltà Italiche e del Mediterraneo Antico (ISCIMA) del CNR, quando le ricerche dell’Istituto erano prevalentemente orientate sia alle culture dell’Italia preromana, sia a quelle fenicia e punica.

I risultati degli studi relativi a quest’ultimo settore scientifico-disciplinare trovavano luogo di edizione nella Rivista di Studi Fenici, fondata al CNR nel 1973 da Sabatino Moscati mentre, per le ricerche “italiche”, si sentiva la necessità di aprire un nuovo spazio editoriale dedicato, all’interno del perimetro dell’Ente. Nacque così Mediterranea che, fin dai suoi esordi, dichiarava già dal sottotitolo lo stretto legame con l’organo del quale era espressione: Quaderni annuali dell’Istituto di Studi sulle Civiltà Italiche e del Mediterraneo Antico.

1Invero presso l’ISCIMA, e ancor prima presso il Centro di Studio per l’Archeologia etrusco-italica sempre del CNR, era attivo dal 1990 il periodico Archeologia e Calcolatori; trattandosi di una rivista di argomento trasversale e non rivolta dunque a un ambito culturale antico definito, ha seguito da sempre un suo percorso di crescita e sviluppo autonomi che gli ha consentito di affermarsi, ancora oggi, nel panorama internazionale delle riviste specializzate nell’applicazione dell’informatica all’archeologia e dei metodi di analisi dei dati.

mediterranea-iDal punto di vista tematico, anche solamente scorrendo gli indici dei numeri dei primi anni di vita della rivista Mediterranea, si apprezza immediatamente la ferrea coerenza nel taglio storico-archeologico dei contributi accolti: di respiro “mediterraneo” ma con uno sguardo privilegiato sul contesto italico e con un range cronologico ben definito che non si spinge oltre la cd. romanizzazione. Questa omogeneità, assieme alla pervicace attenzione alla qualità scientifica, garantita da Filippo Delpino, suo primo direttore responsabile, hanno portato Mediterranea ad essere riconosciuta, nel tempo, come punto di riferimento prestigioso e qualificato in quello specifico settore di studi.

2Nel 2013 l’ISCIMA ha subito un’ulteriore riorganizzazione: con la fusione con l’Istituto di Studi sulle Civiltà dell’Egeo e del Vicino Oriente, nasce l’Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico (ISMA). Il nuovo Istituto annoverava dunque tre periodici disciplinari: Mediterranea, la Rivista di Studi Fenici e Studi Micenei ed Egeo Anatolici; anche in questa fase la linea tradizionale di Mediterranea ha mantenuto le sue caratteristiche distintive. Nel 2015, a seguito della quiescenza di Filippo Delpino, il timone della rivista è passato nelle mani di Vincenzo Bellelli: “giovane” collega CNR di Delpino che aveva partecipato per alcuni anni alle lavorazioni del periodico.

rsf-2015Inizia così un nuovo corso per Mediterranea con ammodernamenti su più piani, primo dei quali il sottotitolo che viene adeguato alla nuova denominazione dell’Istituto: Quaderni annuali dell’Istituto di Studi sul Mediterraneo antico. Il cambiamento più evidente risiede probabilmente nella scelta del nuovo editore che, da quel momento, pubblicherà contemporaneamente le tre riviste di Istituto. Si è posta dunque la necessità di una revisione tipografica delle copertine e dei formati, nella direzione di una omogeneità formale per garantire la riconoscibilità dell’appartenenza istituzionale comune, ma con il mantenimento dell’individualità delle tre testate. Si è optato per il ricorso a copertine con lo stesso impianto grafico ma con una differente scelta cromatica dominante. 

Il rinnovamento investe anche la struttura scientifica di Mediterranea: il Comitato Scientifico viene aggiornato e quello di Redazione vede l’ingresso delle competenze che animano le ricerche dell’ISMA in quella fase; tra queste l’autore di questa nota. Nel primo editoriale della direzione Bellelli (Mediterranea vol. XII-XIII 2015-2016) si legge con chiarezza la declaratoria di intenti per il nuovo corso della rivista: da un lato la garanzia di continuità con una tradizione di studi consolidata e prestigiosa, rivolta al Mediterraneo – antico il luogo di incontri e scontri di civiltà – e avente la penisola italiana come baricentro geografico e culturale; dall’altro una revisione formale e sostanziale di alcuni aspetti, iniziando da una politica dei prezzi di copertina per permettere un’accessibilità ampia e diffusa; una scelta che teneva in considerazione i costi di produzione da un lato, cui far fronte con gli incassi delle vendite, e la coscienza etico-deontologica del più grande Ente pubblico di ricerca del Paese che ha, tra le sue missioni principali, la disseminazione dei risultati delle proprie ricerche.

3La più recente delle piccole “rivoluzioni” di Mediterranea risale al 2020: un’ulteriore importante ristrutturazione avvenuta in seno al CNR ha visto l’accorpamento di quattro differenti Istituti (tra i quali l’ISMA), con la nascita, nel 2019, dell’attuale Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC). 

smea-2015È stata questa l’occasione per mettere in atto alcuni cambiamenti che sono stati annunciati ai lettori nell’editoriale del volume XVII 2020. La costituzione di un Istituto che non riporta nella sua nomenclatura il richiamo diretto al Mediterraneo antico ha interrotto una “simmetria virtuosa” (V. Bellelli, Mediterranea XVII 2020: 7) tra “campo d’azione” della rivista e area disciplinare primaria dell’Istituto; simmetria che ha accompagnato la vita del periodico fin dalla sua fondazione. Di fronte dunque alla scelta di una riconfigurazione sostanziale della testata in direzione di una competizione sul piano dell’innovazione e del trasferimento tecnologico nel campo dei Beni Culturali (termini chiave nella nuova visione di Patrimonio), si è scelto, invece, di proseguire nel percorso di valorizzazione degli studi storico-archeologici di stampo “tradizionale” affrontando, al contempo, nuove sfide legate ad esempio all’estensione dell’orizzonte cronologico e culturale di riferimento; hanno iniziato infatti, da quel volume, ad essere accolti con regolarità contributi relativi a ricerche su contesti di età romana e tardo antica. In questa nuova ottica è stato pertanto modificato nuovamente il sottotitolo della testata, slegandolo definitivamente dalla nomenclatura dell’Istituto: Studi e ricerche sul Mediterraneo antico. 

Il Comitato di Redazione è stato sensibilmente incrementato, garantendo la rappresentanza di colleghi afferenti agli Istituti oggi accorpati nell’ISPC e aprendo anche l’accesso a membri della comunità scientifica esterni al CNR. Il Mediterraneo rimane, dunque, la piattaforma che sostiene l’architettura scientifica di Mediterranea contrassegnata «oggi più che mai, da una rigorosa specializzazione, premessa fondamentale e garanzia di solidità di ogni vero studio multi-disciplinare» (ibidem).

prima-di-copertina-suppl-1Il 2020 è stato anche l’anno della ratifica dell’ingresso del periodico tra le riviste di fascia A nel settore Archeologia; un importante riconoscimento che ha fornito lo stimolo necessario ad affrontare le mille difficoltà legate alla pandemia. In questo stesso periodo è stata rimessa in campo l’edizione dei Supplementi di Mediterranea: una collana che, nella precedente formulazione, aveva visto la pubblicazione di 16 volumi monografici. Si è scelto di affidare l’edizione dei Supplementi alla struttura interna dell’Ente che si occupa della pubblicazione dei risultati delle ricerche istituzionali: l’Unità Editoria del CNR con marchio “CNR Edizioni”. Dopo un primo numero (2021) dedicato agli atti di un convegno sull’età Orientalizzante nel Mediterraneo, sono già in lavorazione due nuovi volumi di prossima uscita e altri sono in programma, fino almeno al 2024. 

Quali sono le sfide nell’immediato futuro che attendono Mediterranea? Moltissime sono le istanze e le spinte che sollecitano la governance della rivista. La prima, e più importante, è certamente quella legata all’open access. Anche Mediterranea sta infatti affrontando al suo interno il complesso e articolato dibattito legato alla rivoluzione dell’editoria scientifica, al fine di individuare un assetto che tenga in considerazione da un lato le prospettive strategiche del Paese: è stata recentemente approvata dal CNR la Roadmap per la Scienza Aperta, che influenzerà le pratiche di produzione e condivisione della conoscenza dell’Ente. Dall’altro lato sarà necessario valutare le peculiarità del periodico, del contesto nel quale è prodotto ed elaborato e del panorama disciplinare nel quale si colloca. Per Mediterranea sarà necessario mantenere attivo il circolo virtuoso legato alla commercializzazione del prodotto editoriale (sia esso, nel futuro, a stampa o digitale) finalizzata al finanziamento delle ricerche, che produrranno nuovo materiale destinato a sua volta alla divulgazione editoriale.

prima-di-copertina-mediterranea-2022Altrettanto importanti sono d’altronde le istanze legate alla disseminazione dei risultati e, in quest’ottica è stata assunta, negli ultimi anni e in accordo con l’editore, la politica dell’embargo temporaneo, corrispondente a dodici mesi. In futuro andranno inoltre valutate le ricadute in termini di sostenibilità dei vincoli imposti in modo crescente dagli enti erogatori dei finanziamenti, soprattutto a livello sovranazionale; al solo titolo esemplificativo, si ricorda che il programma Horizon Europe prevede che i beneficiari del finanziamento devono garantire l’accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche prodotte nell’ambito del programma.

Non ultime sono infine le istanze provenienti dalla comunità accademica, la quale, con piena legittimità, rivendica le necessità del mantenimento dell’iscrizione nella lista di riviste di fascia A, in ottemperanza alle griglie di valutazione concorsuali, con tutti i relativi adempimenti necessari e legati al sistema della double-blind peer review, alla regolarità nella periodicità, alla composizione dei Comitati etc.

In conclusione, certo di non essere riuscito a vagliare con accuratezza e precisione tutti i vari e molteplici problemi e prospettive legati al futuro della rivista, spero, quantomeno, di aver offerto uno sguardo d’insieme su un’esperienza editoriale ormai quasi ventennale come quella di Mediterranea alla quale auguro un lungo cammino e un prospero futuro, nella forma più consona per svolgere l’importante ruolo che fino ad oggi ha rivestito nel panorama dell’editoria scientifica di ambito antichistico. 

Dialoghi Mediterranei, n. 62, luglio 2023 
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Marco Arizza, Ricercatore presso l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche, è stato associato di ricerca presso l’Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico e hébergé presso l’École Normale Supérieure di Parigi. Ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale per la seconda fascia della docenza universitaria (Archeologia). I suoi studi si concentrano sull’archeologia funeraria e i contesti santuariali, con particolare riguardo alle fasi preromane del Lazio e dell’Etruria. Per il CNR è oggi direttore scientifico della missione presso il santuario del Manganello di Cerveteri e responsabile, per conto ISPC, delle indagini svolte in convenzione con il Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia presso la necropoli della Banditaccia. Si occupa inoltre di etica della ricerca nel campo dei Beni Culturali: per conto del Centro Interdipartimentale per l’Etica e l’Integrità nella Ricerca del CNR è Principal Investigator della Cultural Heritage and Ethics Research Unit e co-dirige la collana Etica e Patrimonio Culturale. È stato referente per le Scienze Umane e Patrimonio Culturale di Cnr Edizioni; è membro di alcuni Comitati Editoriali di periodici scientifici dell’Ente e, in particolare, è membro del Comitato di Redazione e responsabile della Segreteria di Redazione della rivista Mediterranea. Studi e ricerche sul Mediterraneo antico.

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