di Piero Di Giorgi
Gentile Sig.ra Ursula von der Leyen,
con la Sua elezione a Presidente della Commissione Europea, si avvertono timidi segnali di cambiamento, si riaccende la speranza che si possano fare passi decisivi in avanti per la costruzione di una vera e propria Federazione europea, secondo i princìpi e i valori che ispirarono gli autori della Carta di Ventotene (Altiero Spinelli et alii) ma anche gli altri padri fondatori dei nostri più importanti Paesi, da Alcide De Gasperi a Jean Monet, da Robert Schuman a Joseph Bech, da Konrad Adenauer a Paul Henri Spaak. Vale a dire verso un’Europa dei popoli, in prospettiva dall’Atlantico al Mediterraneo e agli Urali, di un’Europa consapevole di una storia straordinaria e tradizioni culturali e filosofiche comuni e permeata degli ideali di solidarietà, di giustizia e di libertà.
Ciò significa, preliminarmente, prendere atto del fallimento del neoliberismo globalizzato e del suo dogma del mercato come regolatore automatico degli equilibri tra lavoro e capitale e portatore di progresso continuo per tutti, e superamento infine dell’economicismo, per cominciare ad affrontare le problematiche più urgenti che le società odierne presentano, garantendo a tutti quei diritti civili e sociali che mi permetto di elencare:
1) La prima emergenza mi sembra la questione del lavoro, che è garantito dalle Costituzioni democratiche e che rappresenta la massima espressione della realizzazione personale di sé e della propria identità, con un’attenzione particolare ai giovani che vivono il dramma della disoccupazione e del precariato;
2) Reddito minimo garantito per debellare la povertà e offrire a ciascuno la sicurezza di diritti fondamentali come l’avere un tetto e potere mangiare;
3) Abbattere le scandalose disuguaglianze, comprese quelle di genere e assicurare retribuzioni e pensioni dignitose per tutti;
4) Promuovere una politica fiscale comune, basata sulla progressività e sulla redistribuzione;
5) Perseguire una politica di pace e di dialogo, soprattutto nel Mediterraneo, attraverso una difesa comune;
6) Favorire una riconversione ecologica dell’economia. Gregory Bateson, antropologo, psichiatra, biologo e cibernetico, uno dei fondatori dell’ecologia sistemica e della teoria della complessità ha considerato il mondo in cui viviamo una sorta di organismo vivente. Ha sostenuto che una riconversione ecologica dell’economia vuol dire un rifiuto di una crescita quantitativa e indiscriminata della produzione e del consumismo, significa progettare uno sviluppo sostenibile, che ponga al primo posto la qualità della vita umana in un corretto equilibrio tra esigenze del singolo e sopravvivenza della specie. Occorre, perciò, ripensare la sorte e il futuro del pianeta sempre più caratterizzato dalle disuguaglianze e dalle devastazioni;
7) Impegnegnarsi per salvaguardare i beni comuni, in primis, la salute e l’istruzione pubblica e quindi beni preziosi per la sopravvivenza come l’acqua pubblica o democratica, trasporti, servizi, sicurezza;
8) Formulare regole che rendano effettiva la molteplicità, cioè la convivenza tra diverse etnie e diversità culturali, religiose e politiche;
9) Stimolare ed elaborare un sistema di norme per rendere effettiva la democrazia partecipativa e ridurre la distanza attuale tra rappresentanti e rappresentati.
In estrema sintesi, gentile Presidente von der Leyen, a mio modesto avviso, è urgente costruire un’Europa unita e autonoma, non a rimorchio di altre grandi potenze, un’Europa dei popoli, pacifista, democratica ed egualitaria. Una nuova Europa, che abbia il suo cuore nel Mediterraneo, come affermava la dichiarazione finale della Conferenza di Barcellona del 1995, che identificava nel Mediterraneo l’asse strategico di una costruzione europea, ritrovando in questa regione la propria storia e ispirazione multiversale, Un’Europa che ritrovi suo fratello Cadmo e Cadmo ritrovi la sorella Europa, rapita da Zeus, come richiesto dal padre Agenore.
Ma, per potere realizzare questo progetto, egregia Presidente, la prima cosa da fare è creare le premesse per un funzionamento democratico delle decisioni e cioè eliminare la regola assurda e paralizzante del voto all’unanimità. La quale è in contrasto con le regole della democrazia liberale, che si fondano sul principio della maggioranza, essendo ciascuno di noi diverso dagli altri e, tuttavia, dovendo essere aperti alla discussione e al confronto, ascoltare le posizioni degli altri sulla complessità dei problemi che si pongono, ma, alla fine deve essere presa una decisione attraverso un voto a maggioranza. Così funzionano i Parlamenti democratici.
L’unanimità è stato, sull’esempio della nascita delle Nazioni Unite, l’espediente o la trappola per paralizzare la costruzione di un’Europa federale fondata sui princìpi di solidarietà e di giustizia sopra richiamati. Arroccandosi dietro i propri nazionalismi, basta un singolo Paese, che da solo conta nulla, per paralizzare, con il suo voto contrario, ogni decisione.
L’ONU, nata sull’onda emotiva della tragedia della Seconda guerra mondiale, anziché essere un’autentica rappresentanza dei popoli per salvaguardare la pace, si è rivelata una presa in giro, un’organizzazione formale, di facciata, così voluta dai vincitori del conflitto e fondata sul principio di unanimità. Questa è stata la furbizia degli USA e dell’allora Unione Sovietica per avere le mani libere. Quando c’è una risoluzione dell’ONU che contrasta con i loro interessi, basta il loro voto contrario per paralizzare ogni decisione delle Nazioni Unite. Non a caso, il mondo è pieno di guerre “spezzettate” come le chiama Papa Francesco.
Ed è anche per questo che occorre un’Europa dei popoli che sia protagonista e da esempio anche per una rifondazione delle Nazioni Unite, in direzione di una rappresentanza dei popoli, in cui venga introdotto il principio di votazione-decisione a maggioranza.
Gentile Presidente, questo è quanto desideravo dirLe come semplice cittadino europeo che ha a cuore e sogna un’Europa federale e unita (USE, Union State European).
Cordiali saluti e buon lavoro
Dialoghi Mediterranei, n. 46, novembre 2020
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Piero Di Giorgi, già docente presso la Facoltà di Psicologia di Roma “La Sapienza” e di Palermo, psicologo e avvocato, già redattore del Manifesto, fondatore dell’Agenzia di stampa Adista, ha diretto diverse riviste e scritto molti saggi. Tra i più recenti: Persona, globalizzazione e democrazia partecipativa (F. Angeli, Milano 2004); Dalle oligarchie alla democrazia partecipata (Sellerio, Palermo 2009); Il ’68 dei cristiani: Il Vaticano II e le due Chiese (Luiss University, Roma 2008), Il codice del cosmo e la sfinge della mente (2014); Siamo tutti politici (2018).
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