di Ljdia Musso
Nelle nostre società democratiche, la dicotomia tra centro e periferia assume una nuova complessità. Le periferie non sono solo spazi geografici ai margini delle città, ma diventano spazi concettuali, “centri di marginalità”.
La periferia, oggi non necessariamente coincidente con la periferia geografica, è il “luogo” dove si concentrano l’esclusione sociale e la privazione dei diritti.
La fotografia del mio progetto offre uno sguardo critico su questa realtà, ponendosi come strumento di denuncia sociale e di sensibilizzazione.
Nato nel 2019, il progetto è una sorta di autocritica della società occidentale e delle forme che va assumendo la vita all’interno delle città. Ho cercato di ritrarre con pudore e con rispetto i soggetti esclusi, le “periferie centrali” che popolano i centri storici: i senza tetto, i migranti, gli emarginati.
L’obiettivo è di dare voce a chi non ne ha, di rendere visibili le “invisibilità” che pervadono le nostre metropoli.
L’empatia è la chiave di volta del progetto. Non ci si limita a documentare la marginalità, ma si cerca di entrare in contatto con le persone che si ritrae, dando vita a una narrazione umanamente partecipe.
La mia formazione ibrida e la presenza di un attivista e di un sociologo nella mia famiglia sono stati essenziali per permettermi di andare oltre la superficie e di cercare di cogliere le molteplici sfumature di questa realtà complessa.
Una delle foto più emblematiche del progetto è forse proprio una rappresentazione del sentimento dell’empatia e della condivisione: mostra due figure di senzatetto unite in un abbraccio nella loro solitudine e marginalità, una sorta di Pietà del XXI secolo.
Un’altra foto ritrae una donna africana che vende la sua mercanzia sulla spiaggia, con il proprio bambino avvolto in teli bianchi che le dorme sulla schiena. La centralità della coppia madre-bambino rappresenta l’universalità dell’amore materno e al tempo stesso la indivisibilità di questo rapporto pur nella vulnerabilità e fragilità della vita quotidiana.
Attraverso la fotografia vorrei educare non solo lo sguardo, ma spero anche la sensibilità della opinione pubblica per promuovere un dialogo con quanti spesso distrattamente incontriamo ai bordi delle strade, per riflettere sul tema drammatico della solitudine.
Mi sono resa conto, nonostante il mio passato di attivismo e di volontariato, di quanto sia facile abituarsi all’invisibilità delle marginalità urbane. Mi auguro davvero che il progetto possa trasformare non solo il mio modo di guardare e di pensare ma anche quello di chiunque venga a contatto con questa realtà che ci è vicina e pure sconosciuta, stimolando una qualche considerazione critica sulla società dell’indifferenza in cui viviamo.
Dialoghi Mediterranei, n. 67, maggio 2024
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Ljdia Musso, fotografa e docente, svolge la sua attività di fotografa e insegnante dividendosi tra gli studi di Catanzaro e di Napoli. Laureata Cum Laude in scienze della comunicazione, specializzata in comunicazione e marketing della moda e Fotografia. Si è formata nelle città di Roma (UniRoma3 scienze della comunicazione, Istituto Cervantes, corso avanzato di spagnolo), Barcellona, Marsiglia, Parigi e Milano. Parla fluentemente inglese, francese, spagnolo. Da fotografa ha un doppio percorso fotografico, autoriale e commerciale. Offre su commissione servizi fotografici per aziende e privati, in particolare ritratto, moda ed eventi. Organizza, anche in collaborazione con enti o per privati, corsi di fotografia e workshop. È anche performer e curatrice di mostre ed eventi d’arte. Attivista, vanta diverse mostre personali, ha partecipato ed è stata premiata in numerose collettive di pittura e fotografia a livello internazionale. Ideatrice del nuovo format di eventi “Caffè Fotografici”, promuove eventi con artisti e fotografi. Collabora con alcune riviste online, come L’esposimetro e Whipart.
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