per minette
di Roberto Cipriani
Per giorni ho rinviato l’impegno assunto con Antonino Cusumano di scrivere per Dialoghi Mediterranei una nota in memoriam di Maria Immacolata Macioti (8 dicembre 1942-10 luglio 2021), collaboratrice della rivista fino al numero precedente. Il rinvio era dovuto probabilmente ad una certa difficoltà nell’accettare una scomparsa così improvvisa, inattesa, repentina. Poche ore prima della sua dipartita avevo ricevuto da lei una cortese risposta in merito ad una mia proposta di pubblicazione su La Critica Sociologica (fondata da Franco Ferrarotti ma “tenuta in piedi” da Minette Macioti) di un articolo del sociologo tedesco Nico Stehr. E nei giorni precedenti avevamo avuto diversi scambi di posta elettronica in merito alla presentazione del suo libro (https://www.youtube.com/watch?v=-EWPdEfont4) su Nathan (Nathan. Il sindaco di Roma dalla parte del popolo, Iacobelli, Pavona, 2021, che riprendeva il precedente volume Ernesto Nathan. Un sindaco che non ha fatto scuola, Ianua, Roma, 1983) ed all’impossibilità da parte sua, per impegni contemporanei, di partecipare ad alcune mie iniziative scientifico-culturali.
La nostra frequentazione durava dal 1968, almeno, cioè da quando mi laureai avendo come relatore Ferrarotti per una tesi sulla sociologia religiosa in Italia. Maria Immacolata, già laureatasi in Filosofia alla Sapienza con lode nel 1967, svolgeva la prima e tuttora unica ricerca sociologica sui vescovi italiani (in particolare del Lazio e del Piemonte), grazie anche ad una presentazione di don Silvano Burgalassi, prete-sociologo pisano, pioniere della sua disciplina in Italia. Nel corso di quell’indagine ci fu l’intervista all’abate della Basilica di San Paolo fuori le mura, dom Giovanni Franzoni, poi leader della Comunità di San Paolo, che la stessa Macioti seguì con molta attenzione nel corso degli anni (si veda l’interessante e preziosa relazione su “Giovanni Franzoni e la Comunità di S. Paolo”: https://www.c3dem.it/wp-content/uploads/2018/11/Relazione-Macioti.pdf). I risultati dello studio sui vescovi erano rifluiti nel volume di Maria Immacolata Macioti, Religione, Chiesa e strutture sociali. Studi e ricerche di sociologia religiosa, Liguori, Napoli 1974.
Dunque, sin dagli inizi le nostre strade si sono incrociate sul campo degli studi sociologici applicati al fenomeno religioso. Il che è proseguito costantemente, senza soluzione di continuità. E devo riconoscere che appunto grazie a Minette oggi la sociologia della religione in Italia gode di un’autonomia quanto mai preziosa rispetto ad altre discipline nel settore dei processi culturali. In effetti quando si trattò nel 1982 di dar forma e strutture alla neonata Associazione Italiana di Sociologia fu proprio la Professoressa Macioti ad insistere per la creazione di un’apposita sezione dedicata alla religione. E lo fece sfidando i ricatti e le minacce di alcuni baroni universitari che le facevano intravedere ostacoli e veti sul prosieguo della sua carriera accademica. Debbo ricordare che quella volta non fui d’accordo con la mia Collega di una vita: pensavo ad una sociologia della religione inserita e riconosciuta a pieno titolo nell’ambito della sociologia dei processi e delle istituzioni culturali (la sezione indicata con l’abbreviazione PIC). Il seguito però diede ragione alla scelta di Minette a favore di una sezione specifica per il fenomeno religioso. Nel corso degli anni altre discipline, immesse nell’ambito PIC, hanno perso rilevanza (sociologia della conoscenza, sociologia della cultura, sociologia della letteratura ed altre), a meno che non abbiano capito subito l’evolversi della situazione e siano corse ai ripari distaccandosi dalla sezione PIC onnicomprensiva (così è avvenuto per la sociologia dell’educazione, che dopo i primi anni di appartenenza a PIC decise di costituire una struttura a sé).
La sociologia della religione, peraltro, non era all’epoca un insegnamento sistematicamente presente nelle offerte formative delle università italiane. Anzi erano pochissime le sedi che ne prevedessero l’attivazione. Finalmente anche alla Sapienza di Roma si ebbe il primo corso di Sociologia della religione nell’ambito della laurea quadriennale in sociologia. Macioti aveva già un suo insegnamento di sociologia ed io quello di sociologia della conoscenza. E così nell’anno accademico 1992-93 mi trovai anche ad essere il primo docente di Sociologia della religione in Sapienza, per un solo anno, giacché successivamente il corso passò proprio a Maria Immacolata Macioti, che lo ha tenuto a lungo, a partire dall’anno accademico 1993-94. Dopo il suo pensionamento però, per varie e complesse ragioni di ordinamento universitario ed organizzazione dei corsi, la disciplina non è stata più professata, nonostante l’impulso importante e significativo datole dalla docente che ne era stata titolare per decenni.
Un’altra prospettiva condivisa è stata quella dell’analisi qualitativa, applicata non solo al fenomeno religioso. Per questo si pensò ad istituire in Sapienza un Corso di Perfezionamento in Analisi Qualitativa, che ha formato una cospicua schiera di giovani studiose e studiosi con un deciso orientamento verso l’indagine non numerica e semmai mista, cioè quanti-qualitativa. Diversi di loro rivestono oggi ruoli accademici rilevanti. L’idea nacque sulla spinta iniziale data dal Professor Franco Ferrarotti alla ricerca qualitativa, allora minoritaria e marginale in Italia. Quei semi iniziali hanno fruttificato molto, tanto che adesso l’approccio qualitativo è diventato un must del tutto alla pari con quello quantitativo. A tal proposito si veda in particolare Maria Immacolata Macioti (a cura di), La ricerca qualitativa nelle scienze sociali, Monduzzi, Bologna, 1997.
Polo comune di attenzione è stata, sin quasi dalla fondazione nel 1967, la rivista La Critica Sociologica (giunta al suo numero 218 nell’estate del 2021), inventata di sana pianta da Franco Ferrarotti, dopo aver lasciato in gestione al cofondatore Nicola Abbagnano (ed in sostanza alla sua seconda moglie, l’editrice Marian Taylor) i Quaderni di Sociologia, cofondati dallo stesso Ferrarotti a Torino nel 1951 e poi diretti da Luciano Gallino a partire dal 1968. Del periodico quadrimestrale romano la Macioti è stata la colonna portante (in qualità di “Coordinatore”) non solo operativa ma pure scientifica, sempre sentito il parere decisivo del fondatore. Il mio apporto è stato più intenso nei miei anni di permanenza in Sapienza dal 1968 al 1994 e più diradato in seguito.
Scorrendo gli indici degli oltre duecento numeri della rivista emerge continuamente qualche scelta suggerita dalla Macioti, principalmente per lo spazio dedicato al fenomeno religioso in primo luogo e poi alle periferie urbane romane nonché a vari tipi di marginalità (dagli emigrati ai nuovi movimenti religiosi, dalla narrativa al mondo dei rifugiati e degli atteggiamenti e dei comportamenti al di fuori dei tracciati sociologici più abituali). Insomma il “fuori norma”, per così dire, è stata una cifra ricorrente nei contributi offerti a La Critica ma anche e soprattutto nei volumi e nei numerosi saggi pubblicati dalla Macioti sia in Italia che all’estero. Si comprendono così le preferenze rivolte al sensitivo Umberto Di Grazia come alla comunità di Damanhur in Valchiusella, alla comunità franzoniana di San Paolo come ai baraccati romani di Valle Aurelia (altro terreno da me condiviso nelle ricerche sul campo e nelle azioni di divulgazione dei risultati d’indagine attraverso mostre, convegni e seminari).
Devo dire che Minette ove non si fosse dedicata alla sociologia sarebbe stata un’ottima scrittrice, lettrice appassionata com’era di gialli (cfr. il suo Giallo e dintorni, Liguori, Napoli, 2007) e romanzi. Prova ne sia il lungo resoconto, pubblicato su La Critica Sociologica, della sua visita ai consuoceri in Marocco: un taglio descrittivo avvincente, curioso, fascinoso, allettante, intrigante e nondimeno di rilievo sociologico primario. Sembra una ripresa delle Lettres persanes di Montesquieu, ovvero un’analisi sociologica condotta sul posto e narrata con la vivacità di un’osservazione partecipante trasformata brillantemente in un saggio tra lo scientifico ed il letterario: “Lettera dal Marocco”, La Critica Sociologica, XLIII, 169, Primavera 2009: 101-111. Dell’acribia descrittiva della Macioti si è avuto un bell’esempio proprio in Dialoghi Mediterranei e precisamente nel suo articolo “Un viaggio nei Balcani: la scoperta di un Mediterraneo ritrovato”, pubblicato nel numero 25, maggio 2017.
D’altro canto, la docente della Sapienza non era nuova a tali sortite. Quasi non c’è numero de La Critica Sociologica, specialmente negli anni del nuovo millennio, che non veda un saggio, una nota, una recensione a sua firma. Anzi se ne potrebbe persino trarre un filo rosso conduttore per tracciare un percorso biografico puntuale e ricchissimo di spunti e riflessioni, che paiono avere un comune denominatore: la trattazione della sofferenza, con una chiave di lettura che si estrinseca nel parlare di “figli rubati” (n. 198), “Israele e territori occupati” (nn. 162 e 163), “Free Tibet, Free China” (n. 167), “Ancora la Shoah” (n. 165) (ma ha scritto anche sul genocidio degli Armeni), giusto per citare qualche testo ma la lista completa sarebbe molto più lunga ed articolata per temi e strumenti di analisi.
Ma tale componente del suo orientamento scientifico e sociale emerge ancora di più e meglio, se possibile, nelle sue opere monografiche, come nel caso di La disgregazione di una comunità urbana, Siares, Roma, 1988, oppure L’esperienza migratoria. Immigrati e rifugiati in Italia, Laterza, Roma Bari, 1991 e 1998, 2010 (5.a edizione, in collaborazione con Enrico Pugliese) e Periferie da problema a risorsa, Sandro Teti Editore, Roma 2009 (in collaborazione con Franco Ferrarotti) o, a cura, Per una società multiculturale, Liguori, Napoli, 1991 e 1998, Biografia storia e società, Liguori, Napoli, 1985 e 1997 e Oralità e vissuto, Liguori, Napoli, 1985 e 1997, nonché Introduzione alla Sociologia, McGraw-Hill, Milano, 2005. Sempre in tema di migrazioni vanno citati i testi (a cura di) Migrazioni al femminile. Protagoniste di inediti percorsi, Edizioni Università di Macerata, Macerata 2007, voll. I-II (co-curatori Vitantonio Gioia, Katia Scannavini e Paola Persano) e Italiani in Sudafrica. Le trasformazioni culturali della migrazione, Guerini, Milano, 2006 (in collaborazione con Claudia Zaccai), come pure La solitudine e il coraggio. Le donne marocchine nella migrazione, Guerini, Milano, 2000. Da ultimi, ma non certo residuali, sono i volumi L’Armenia, gli armeni cento anni dopo, Guida, Napoli, 2015 e Genocidi e stermini di massa. Il Novecento a confronto, Guida, Napoli, 2018, nonché Libertà e oppressione. Storie di donne del XX secolo, Guida, Napoli, 2020 e (a cura) Metamorfosi. La cultura della metropoli, Viella, Roma, 2012 (con Roberto Antonelli), Conflitti, guerre civili, vittime e diritto internazionale, Mediascape, Roma, 2017, Gianrico Tedeschi. Due anni nei campi nazisti, Mediascape – Edizioni ANRP, Roma, 2019, Franco Ferrarotti. Lezioni dai corsi del 1987 e 1988, Guida, Napoli, 2018, Franco Ferrarotti. Lezioni dai corsi del 1993 e 1994, Guida, Napoli, 2020 e Franco Ferrarotti. Lezioni a distanza in un’epoca insospetta, Guida, Napoli, 2021.
A mio parere, è però segnatamente negli studi di sociologia della religione che eccelle l’apporto sociologico di Maria Immacolata Macioti. Penso a Studi sulla produzione sociale del sacro. Teoria e tecnica della pace interiore. Saggio sulla ‘Meditazione Trascendentale’, vol. II, Liguori, Napoli, 1981; Fede mistero magia. Lettere a un sensitivo, Dedalo, Bari, 1991; Il Buddha che è in noi. Germogli del Sutra del Loto, Seam, Roma, 1997 (trad. ingl., The Buddha Within Ourselves: Blossoms of the Lotus Sutra, University Press of America, Lanham, MD, 2002). Va poi ricordata la curatela dei volumi Maghi e magie nell’Italia di oggi, A. Pontecorboli, Firenze, 1991 e 1995 ed Attese apocalittiche alle soglie del Duemila, Liguori, Napoli, 1996. Va aggiunto altresì Forme del sacro in un’epoca di crisi, vol. I, Liguori, Napoli, 1978 (con Franco Ferrarotti, Giuseppe De Lutiis e Ida Catucci).
Più di recente Macioti aveva pubblicato Il fascino del carisma: alla ricerca di una spiritualità perduta, Liguori, Napoli, 2009 e Les Leaders charismatiques. Quelles fonctions sociales et spirituelles?, L’Harmattan, Parigi 2009. Ed ancora meritano attenzione Pellegrinaggi e giubilei. I luoghi del culto, Laterza, Roma-Bari, 2000, La religiosità nel terzo millennio. Sacro, carisma e spiritualità in Italia, EDUP, Roma, 2000, (a cura) Immigrati e religioni, Liguori, Napoli, 2000, Profeti senza bibbia. Sciamani del futuro, Armando, Roma, 1995 (in collaborazione con Enrica Tedeschi e Emanuela C. Del Re), Maghi e magia nell’Italia di oggi, Edap, Firenze, 1991, Teocrazia e tecnocrazia, Guida, Napoli, 2019 (con Guglielmo Chiodi). Né vanno tralasciati i testi di sociologia generale come Il concetto di ruolo, Laterza, Roma-Bari, 1998 (3.a edizione) e Sociologia generale. I processi sociali nelle società industriali avanzate, Guerini, Milano, 1998. Inoltre è testimonianza dell’interesse della Macioti per la fotografia il volume Il pane e le rose. Donne nel Lazio nelle collezioni Alinari, Alinari IDEA, Firenze, 2004. Da ultimo ha volto la sua attenzione anche al mondo della floricoltura nel suo libro dal titolo Miti e magie delle erbe. L’aura di piante e fiori tra mitologia e letteratura, DeriveApprodi, Roma, 2019. Un devoto omaggio alla collaboratrice e collega, a lungo impegnata nella redazione de La Critica Sociologica, è il libro curato dalla Macioti con il titolo Maria Michetti. Volevo un mondo migliore, Ediesse, Roma, 2020.
Maria Immacolata Macioti era stata professore ordinario di Sociologia dei processi culturali nella Facoltà di Scienze politiche, sociologia, comunicazione della Sapienza di Roma, dove aveva diretto il Master “Immigrati e rifugiati” e coordinato il Dottorato in Teoria e ricerca sociale. Era stata pure vicepresidente dell’Ateneo Federato delle Scienze Umane, delle Arti e dell’Ambiente della Sapienza, Università di Roma. Aveva tenuto corsi e conferenze nelle università di San Paolo e Recife (Brasile), Madrid e Valencia (Spagna), Parigi e Lione (Francia), Louvain (Belgio), Cracovia e Varsavia (Polonia), Budapest (Ungheria), Chisinau (Moldova), Ginevra e Losanna (Svizzera). Aveva fatto parte del direttivo dell’Associazione Italiana di Sociologia, della Società Italiana di Studi Elettorali, della Società Internazionale di Sociologia della Religione e dell’Associazione Mondiale Rifugiati. Era anche Responsabile dell’Osservatorio Permanente Rifugiati Vittime di Guerra.
Dialoghi Mediterranei, n. 51, settembre 2021
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Roberto Cipriani, professore emerito di Sociologia all’Università Roma Tre, è stato Presidente dell’Associazione Italiana di Sociologia. Ha condotto numerose indagini teoriche ed empiriche. La sua principale e più nota teoria sociologica è quella della “religione diffusa”, basata sui processi di educazione, socializzazione e comunicazione. Ha condotto ricerche empiriche comparative in Italia a Orune (Sardegna), in Grecia a Episkepsi (Corfù), in Messico a Nahuatzen (Michoacán) ed a Haifa (Israele) sui rapporti tra solidarietà e comunità. Ha realizzato films di ricerca sulle feste popolari. Fa parte del comitato editoriale delle riviste Current Sociology, Religions, Sociedad y Religión, Sociétés, La Critica Sociologica, Religioni e Società. È Advisory Editor della Blackwell Encyclopedia of Sociology. È stato Directeur d’Études – Maison des Sciences de l’Homme – Parigi e “Chancellor Dunning Trust Lecturer” alla Queen’s University di Kingston, Canada. È autore di oltre novanta volumi e mille pubblicazioni con traduzioni in inglese, francese, russo, spagnolo, tedesco, cinese, portoghese, basco, catalano e turco.
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