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Medio Occidente. Nuovo confine degli imperi mondiali

Mappa delle aree di influenza di Occidente e Oriente

Mappa delle aree di influenza di Occidente e Oriente

di Nuccio Zicari 

Da quando esiste l’uomo esiste la guerra. La guerra è una questione di confine. Ma cosa è un confine? Dal latino cum (insieme) finis (fine, termine), insieme alla fine, il confine è una zona di separazione e contemporaneamente di contatto tra due aree geografiche naturali. È con l’Impero Romano che nasce il concetto di confine inteso come Limes, limite, ovvero linea artificiale che segna il confine geopolitico di aree di appartenenza.

Da sempre il problema maggiore degli Imperi, passati e presenti, è quello del Limes, delle aree di confine. Le periferie sono state e sono ancora oggi le vere polveriere degli Imperi, luoghi di frammentazione, di rivolta e insubordinazione, spazi dove le culture si mescolano con la diversità di usi e costumi, demandando ad emissari terzi il compito di governare il caos [1]. Luoghi di scontro tra diverse civiltà. 

Chi o cosa definisce una civiltà? Dal latino civilĭtas, a sua volta derivato dall’aggettivo civilis, cioè attinente al civis (cittadino) e alla civitas (città), indicava l’insieme delle qualità e delle caratteristiche materiali, culturali e spirituali di una comunità, che spesso venivano contrapposte al concetto di barbarie. Fin dalle sue origini il termine civiltà presuppone quindi un giudizio di valore, relativo alla superiorità di un modus vivendi, considerato più progredito, rispetto a quello di altre e differenti culture. Questo concetto di differenziazione gerarchica tra le culture in base allo stato di civilizzazione, rappresentò la giustificazione teorica del colonialismo. Nacque così una civiltà occidentale (Occidente) e una orientale (Oriente). 

Per consuetudine, con civiltà occidentale si intende, a seconda dei periodi storici, la civiltà relativa a un’area geografica e culturale comprendente l’Europa e, in senso più esteso, tutti quei Paesi europei ed extraeuropei che presentano tratti culturali, economici, commerciali o politici comuni, riconducibili ai principi filosofici del mondo greco, romano, cristiano, rinascimentale, illuministico.

Il concetto di Occidente non ha pertanto una genesi definita geograficamente ma determinata dalla contrapposizione al concetto di OrienteGià nel mito greco di Belo e dei suoi figli Egitto e Danao si può leggere questo rapporto-scontro che assume dimensioni storiche con Erodoto che evidenzia, per la prima volta nella letteratura storica antica a proposito delle guerre degli antichi Greci contro l’Impero persiano, l’immagine di un “Oriente schiavo” contrapposto ai valori di libertà occidentali dei quali la Grecia si ritiene portatrice. Storicamente la contrapposizione andò evolvendosi, rispetto ad un Oriente variamente definito: i Greci erano occidentali rispetto a Troia e ai Persiani, i Romani rispetto agli Egizi, i Franchi rispetto ai Bizantini, gli europei occidentali rispetto agli slavi posti ad oriente, il cristianesimo rispetto all’Islam, l’occidente basato sull’economia di mercato rispetto all’oriente social-comunista, l’Europa rispetto ad un’Asia per nulla omogenea comprendente culture ortodosse, islamiche, del subcontinente indiano, cinesi, giapponesi. 

Agli inizi dell’era moderna si designava come Oriente il territorio sottoposto nel XVI secolo all’Islam [2], i cui confini erano segnati là dove era arrivata la conquista mongola «lungo la linea ideale che congiunge la foce del Dnestr con il golfo di Riga e che segna i limiti storici della Russia verso ovest. Ad oriente di questa linea non si ebbe poi la feconda esperienza dell’Umanesimo e del Rinascimento, né il travaglio religioso messo in moto dalla Riforma, né il formarsi di una borghesia, così che la diversità culturale rispetto alla restante parte dell’Europa rimase per secoli determinante [3]»

Il concetto di Occidente, visto in contrapposizione al relativo concetto di Oriente, storicamente, si formò definitivamente in coincidenza con la cacciata dei turchi dall’Europa. 

Nel corso dell’‘800, in seguito al Romanticismo, ai risorgimenti nazionali e alla lotta contro l’Impero ottomano, si cominciò ad individuare l’origine lontana della cultura occidentale nella Grecia antica e nella Roma imperiale, ma fu in seguito ai principi illuministici portati dalle truppe e dai governi napoleonici in quasi tutta Europa che i concetti fondanti della civiltà occidentale ebbero una vera diffusione. 

81rzkq0knglAttraverso il ‘900, la contrapposizione fu tra l’Occidente europeo da una parte – basato sull’economia di mercato, sulla democrazia parlamentare e sull’alleanza con il mondo anglosassone (colonie inglesi e USA compresi) e latino-americano – e dall’altra – l’Oriente europeo e l’Asia orientale (Unione Sovietica e Cina), basati in gran parte su modelli statalisti, fondati sul socialismo comunista –. In questo periodo, per Occidente si intende l’insieme dei Paesi dell’Europa occidentale, gli Stati Uniti d’America e il Canada, più alcuni Paesi extraeuropei che presentano forti affinità con i primi: Australia, Nuova Zelanda e Giappone, sebbene quest’ultimo continui a mantenere ancora numerosi usi tradizionali. 

Successivamente al crollo dei regimi comunisti avvenuto nei Paesi dell’Europa orientale, intorno al 1989, anche questi ultimi vengono inclusi nel concetto di Occidente e l’Oriente resta confinato nel continente asiatico. Lo storico Niall Ferguson, nel suo libro Civilization. The West and the rest  [4], spiega le cause che hanno permesso alla civiltà occidentale di progredire e dominare sul resto del mondo per quasi tutti gli ultimi cinquecento anni. Le fonti principali della sua potenza e della sua ricchezza furono sei forme istituzionali: Competizione politica ed economica (Pluralismo); Metodo scientifico; Stato di diritto; Medicina moderna; Consumismo (Capitalismo), Etica protestante del lavoro.

Cosa è cambiato oggi nella concezione di Occidente e Oriente? Il termine Occidente oggi individua una vasta area politica e culturale che comprende gran parte dell’Europa e delle Americhe e, in senso più allargato, Stati con caratteristiche simili in Oceania, in Africa e in Asia sudorientale (Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica e Filippine). Almeno dal punto di vista economico e sociale, il termine comprende anche Paesi asiatici come Giappone, Corea del Sud e Taiwan, che dal 1945 sono fedeli alleati della guida dell’Occidente, identificabile negli Stati Uniti d’America in forza della loro supremazia economica, militare e politica.

Storicamente, questa visione afferma di essere erede della democrazia e del pensiero razionalista nati in alcune parti della Grecia antica e ripresi nel Settecento dall’Illuminismo, dalla Rivoluzione americana e dalla Rivoluzione francese; degli ideali di universalità propri dell’Impero romano e, secondo alcuni, nella visione religiosa monoteistica propria del giudaismo e del cristianesimo, religioni (pur se divise in diverse confessioni) proprie di tutto l’Occidente, alle quali dall’inizio del secondo millennio ha iniziato ad opporsi, culturalmente ed anche militarmente, l’Islam, religione ufficiale di tutto il Nord Africa, dei Paesi arabi del Medio Oriente e anche di buona parte dell’Asia meridionale. 

9788858807545_0_536_0_75Ma l’Occidente ha davvero diritto di definirsi erede e portatore di questi valori? Il concetto di  Occidente è stato denunciato come arbitrario ed ideologico, una costruzione storica e sociale priva di un effettivo riscontro reale. L’esempio più noto è forse quello di Edward Said che, nel saggio Orientalismo, descrive fondamentalmente l’Occidente come la creazione di una identità opposta ad un’altra vaga identità orientale, volta a legittimare i domini imperialisti e coloniali.  Per i critici, è una prova di ciò la mancanza di una effettiva unità etnica o culturale del cosiddetto Occidente, l’estrema difficoltà a cogliere gli aspetti accomunanti della composizione della cultura occidentale e la variabilità che nel tempo ha accompagnato la composizione della stessa presunta identità occidentale. Secondo questa visione, quindi, da un punto di vista politico, l’Occidente è solamente un costrutto volto a diffondere la concezione economica liberista, essendone apparentemente l’unica caratteristica realmente unificante. A riprova di ciò, nazioni distanti geograficamente e culturalmente come il Giappone o la Russia sono state considerate nel tempo appartenenti all’uno o all’altro campo, quello orientale o occidentale, in base alla forma di teoria economica adottata.

Complementare a questa visione è una scuola di pensiero che identifica primariamente l’Occidente come la sfera geopolitica in cui maggiormente marcata è l’influenza politica, militare e strategica degli Stati Uniti [5], e ritiene l’appartenenza dell’Europa al campo occidentale giustificabile principalmente su questi presupposti e non su un saldo retroterra culturale. 

Certo è che la ricchezza e la supremazia militare degli Stati Uniti, affermatasi nei due conflitti mondiali, ha debellato definitivamente l’antagonismo tra Occidente e Oriente europei. Da quel momento in poi gli equilibri geopolitici internazionali si disposero secondo un nuovo ordine: nuovi confini e dunque nuove ripartizioni. Nuovi Imperi.

Vi erano in gioco importanti ricchezze emergenti: su tutte, l’ampia disponibilità di idrocarburi indispensabili all’industria occidentale e il controllo dei commerci navali su scala globale.  Il centro del potere dell’Impero si era definitivamente spostato oltre Oceano Atlantico, ciò imponeva la necessità di creare una politica di sicurezza transatlantica a protezione delle periferie europee, di cui la NATO divenne l’emblema.  

I confini dell’Impero Occidentale erano cambiati, il limes non era più l’area centro-asiatica bensì l’Europa Occidentale stessa, divenuta provincia dell’Impero USA. L’Europa che per secoli aveva detenuto la propria posizione centrale egemonica sull’Occidente, diventava Medio Occidente.

Medio Occidente, quale è oggi la nuova visione ai confini degli Imperi mondiali? Il primo ventennio del XXI secolo ha attraversato e attraversa periodi di grandi sconvolgimenti. Il perfezionamento della Brexit, la pandemia da Covid-19, il conflitto russo-ucraino e israelo-palestinese, hanno accelerato certe dinamiche globali, riproponendo una rinnovata e infausta divisione tra Est e Ovest.

9788842068846Se la più nota espressione Medio Oriente, coniata nel 1902 secondo Bernard Lewis [6], all’inizio del secolo scorso, appartiene ad una concezione del mondo che aveva l’Europa occidentale al centro e le altre sue parti alla periferia, oggi non è più cosi. A cento anni di distanza la configurazione mondiale è cambiata, ponendo gli USA al centro dell’impero occidentale. Geograficamente più vicina all’Oriente asiatico ma spiritualmente più vicina all’Occidente americano, l’Europa scopre un’identità di mezzo [7].

Seconda questa nuova visione, l’invasione Russa in Ucraina, il conflitto Israelo-Palestinese, i flussi migratori arabi e africani, le inquietanti ombre cinesi, turche, persiane, sembrerebbero configurarsi come attacchi diretti ad un Medio Occidente assediato, come minacce alla stabilità delle periferie dell’Impero occidentale.

Non è proprio così. Ciò che dalla prospettiva occidentale viene visto come un attacco è percepito in modo opposto nel resto del mondo. La mobilitazione antirussa in favore dell’Ucraina riguarda esclusivamente Europa e USA, non il resto del mondo tantomeno le super potenze asiatiche. Così come il mondo non condivide la posizione filoisraeliana dei governi occidentali nel conflitto israelo-palestinese.

Il resto del mondo ha una visione diversa da quella occidentale, ha interessi geopolitici, economici e strategici opposti. L’idea che gli USA siano la Super Potenza del Nuovo Ordine Mondiale, detentori di giustizia e civiltà, esportatori di democrazia, è morta e sepolta. Ogni iniziativa euro-americana si contrappone contro i quattro quinti del pianeta, rappresentati dal BRICS (intesa nata nel 2011 tra Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica; estesa nel 2024 a Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran ed aperta ad una quarantina di stati candidati).  

gmo8efux0aa8jcvParlare oggi di Occidente è solo una falsa illusione. L’Occidentalizzazione del mondo di cui scriveva Serge Latouche è ormai ad un punto di svolta; la vera globalizzazione oggi mira all’asiatizzazione dei mercati e all’africanizzazione dei popoli [8]. Il modello americano-occidentale continua a coinvolgere solo l’America del nord, il Canada, l’Europa, il Giappone e l’Australia. Una sparuta minoranza, un abitante su dieci.

C’è da chiedersi se l’invasione della Russia in Ucraina non sia stato un tentativo di riprendere il controllo della sua antica area imperiale di influenza, minacciata dalla presenza delle basi NATO al confine con Mosca, senza per questo voler insidiare o minacciare l’Europa. Se l’attacco sferrato da Hamas contro Israele nato per legittimare l’identità dello Stato Palestinese vessato da decenni, non si trasformi in un attacco all’Occidente proprio a seguito dello schieramento di USA ed Europa al fianco di Israele. 

Ma la storia insegna che – mentre le potenze mondiali continueranno a scontrarsi o ad accordarsi in nome di latenti interessi economici, politici e finanziari – la popolazione civile e innocente continuerà a soffrire e morire sul fronte del limes. 

Se l’Europa si ostinerà a continuare il suo ruolo di provincia alleata dell’Impero Occidentale Americano, correrà solo rischi. Un rischio dall’esterno, per via della presenza di basi NATO sul suo territorio (avamposto dell’esercito americano), che ne farebbero un facile bersaglio a seguito dell’escalation dei conflitti su scala mondiale. Un rischio dall’interno, a causa delle crescenti tensioni date dalla crescita di legittimi movimenti umanitari e pacifisti, ma anche dei più estremi movimenti antieuropeisti e antioccidentali delle popolazioni migranti incluse nelle società, che potrebbero innescare un processo di disgregazione tra civili. 

L’unica possibilità deriverebbe da un cambiamento di direzione. L’Europa – culla della Cultura occidentale – che usasse la cultura per riappropriarsi della sua identità. Per distaccarsi dalla sudditanza statunitense che la rende periferia d’Occidente. Per elevarsi ad un nuovo ruolo di Medio Occidente, inteso come medietas, mediatore tra i grandi Imperi d’Occidente e d’Oriente, garante di stabilità e pace per l’umanità intera. 

Dialoghi Mediterranei, n. 71, gennaio 2025 
Note
[1] Antonio Bettelli, La geopolitica vista da ovest e la logica del medio-occidente, Nuovo Giornale Nazionale. 3 Ottobre 2024
[2] Edouard Perroy, Il Medioevo: espansione dell’Oriente e nascita della civiltà occidentale, Sansoni, 1955
[3] Occidente, Treccani.it, Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana
[4] Niall Ferguson, Civilization. The West and the rest, Penguin Press, 2011, trad. da A. Piccato, Occidente: Ascesa e Crisi di una Civiltà, Collana Le Scie, Mondadori, 2012
[5] Marco Ghisetti, La strumentalità del concetto di Occidente, Osservatorio Globalizzazione, 19 luglio 2020
[6] Bernard Lewis, La costruzione del Medio Oriente (1994), Laterza, 2011
[7] Giacomo Maria Arrigo, Europa anni Venti. Quadri del nuovo millennio, Mimesis, 2024
[8] Marcello Veneziani, Dopo il tramonto è sera ad Occidente, n.47, Panorama. 

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Nuccio Zicari, fin da principio manifesta la sua poliedricità di interessi associando gli studi medici a quelli artistici. Agli esordi si dedica alle arti figurative, dal disegno alla pittura, ma in seguito il suo incontro con la fotografia fa sì che questa diventi il suo strumento di comunicazione più congeniale. Da autodidatta studia meticolosamente la storia dell’arte e della fotografia, frequenta a Milano corsi presso la Fondazione Internazionale per la Fotografia FORMA, la Nuova Accademia di Belle Arti NABA, l’Accademia di Fotografia JOHN KAVERDASH e la LEICA Akademie. Il suo principale interesse è l’aspetto documentario, antropologico, sociale e umanitario della fotografia, sia nel racconto di storie che nei progetti a lungo termine di interesse collettivo. Nel 2017 e 2018 i suoi lavori HUMANITY WITHOUT BORDERS ed SS-115, frutto di anni di reportage sull’immigrazione nel Mediterraneo, sono inseriti all’interno della “Italian Collection”, piattaforma che celebra ogni anno le più importanti storie fotografiche degli autori italiani. I suoi lavori sono stati esposti in Italia e all’estero e pubblicati su riviste nazionali, internazionali e su testi universitari. Dal 2019 scrive articoli per riviste di approfondimento culturale.

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