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Nino, un signore portoghese con gli inseparabili sigaro e Panama

Nino Giaramidaro (ph. Melo Minnella)

Nino Giaramidaro (ph. Melo Minnella)

di Lorenzo Ingrasciotta

Conobbi Nino nel 1974. Avevo ancora sedici anni e la fiducia di una amica mia affinché mi occupassi della nipotina di poco più di due anni. La piccola mascotte era Myosotis. Enza e Nino Giaramidaro erano i suoi genitori.

Non so se sia facile immaginare cosa possa aver provato o come possa essersi sentito un adolescente di provincia quando scopre che il padre della bambina che ha tenuto in braccio per diverse settimane fosse un giornalista di una delle tre testate più importanti dell’Isola! Conoscevo il giornale “L’ORA” fin dal 1967, da quando mio nonno era tornato dall’America. Glielo facevo trovare a casa tutti i pomeriggi quando rientrava dalla campagna dove, per vent’anni, aveva lasciato il cuore.

Il legame che si era stabilito tra me e la figlioletta di Nino e la scoperta che sia Nino che io fossimo nati sotto lo stesso segno zodiacale e nella stessa decade, fece sì che quel primo incontro si potesse definire un vero e proprio colpo di fulmine.

A poco a poco, scoprii il fascino dell’uomo, della sua vita e del suo pensiero libero e privo di ogni retorica convenzione. Il modo pacato di contrapporre la sua opinione a quella del suo interlocutore. La maniera elegante di scrivere e di parlare senza mai rischiare di essere cattedratico o saccente. La pazienza di trovare il tono e le parole giuste di fronte ai meno fortunati. La legittima curiosità verso persone e cose alla ricerca del particolare distintivo che rende unica la bellezza del creato e dell’arte.

Eleganza e Curiosità sono state le cifre dei suoi scritti e delle sue immagini. Discrezione e introspezione, attualità e cultura, dolore e tradizione, bianco/nero e colore. Credo proprio che, senza il suo sussidio, senza i suoi consigli, gli esempi e gli affettuosi rimproveri, io non avrei mai imbracciato una fotocamera.

Nino Giaramidaro e Lorenzo Ingrasciotta

Nino Giaramidaro e Lorenzo Ingrasciotta

Infatti debbo a lui, e soltanto a lui, l’amore che da sempre coltivo per la fotografia! Mi fece comprare la mia prima reflex nel 1976 e da lì a poco a poco mi insegnò a sviluppare i negativi e le mie prime diapositive. Mi consigliò le riviste del settore e mi fece innamorare di PHOTO Italia che ancora conservo come reliquie. Attento come nessuno ai particolari, mi insegnò che «tutto è interessante, o può esserlo, il momento in cui si presenterà l’occasione di utilizzarlo».

Il tempo non ha mai scalfito la sua attenzione ai particolari anche nel suo abbigliamento. Attento agli abbinamenti, cambiava colore alla cinghietta del suo orologio, portato sempre a destra e con il quadrante leggibile al contrario, ovvero con il 6 al posto del 12.

Piano piano, col tempo, cominciò a chiedere anche il mio parere sulle sue foto. Quale scegliere per una pubblicazione o per allestire una mostra. Sembrava che lentamente si stessero per invertire i ruoli. E anche se il tempo e gli acciacchi rendevano sempre più rari, i confronti fotografici erano sempre lucidi, severi o incoraggianti.

Nino Giaramidaro, come un signore portoghese con il sigaro in bocca e il suo inseparabile Panama in testa, con il sorriso malinconico di chi ama il passato e l’espressione divertita e fiduciosa nel domani, ci lascia per sempre con le sue insostituibili lezioni e le sue eterne opere d’arte. 

Dialoghi Mediterranei, n. 68, luglio 2024

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Lorenzo Ingrasciotta, originario di Castelvetrano, inizia a fotografare con una reflex, a Palermo, appena iscritto all’Università. Appassionato di viaggi, fa il primo reportage in Thailandia; una delle foto parteciperà ad un concorso fotografico e vince il primo premio. Ha realizzato servizi pubblicitari ed è stato premiato con menzione al secondo concorso nazionale indetto dall’AGFA. Sue foto sono pubblicate su quotidiani e riviste.

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