di Ursula Costa
La fotografia è il mio filtro, il mio modo di viaggiare, di vedere, di essere, è la ragione di ogni mio gesto e pensiero, la voglia di rinnovarmi, di giocare, studiare, di sbagliare per ricominciare.
Il Novecento per noi donne è stato il secolo del cambiamento, ci ha dato i diritti umani e civili, dalla parità alle professioni. Ci ha fatto donne.
Nel 1981, la legge abroga il delitto d’onore e il matrimonio riparatore, io avevo dieci anni. Ricordo quel giorno mia madre che rideva con le amiche mentre andavano a votare il referendum, erano un gruppo di belle ragazze in un piccolo paese siciliano, ricordo che per ribellione si accorciavano le gonne e si tingevano i capelli.
Ricordo mia mamma raccontarmi di Francisca a Massara, la prima donna che indossò i pantaloni, di Francesca Mirabile Mancusio, la prima donna ad avere la patente, che si spinse fino a Capo Nord con la sua Appia.
Ricordo Franca Viola, la prima donna che ebbe il coraggio di rifiutare il matrimonio riparatore, simbolo di emancipazione e dignità. Dopo di lei molte donne hanno imparato a dire no, hanno sfatato ogni stereotipo.
Oggi siamo ben lontane dalle nonne vestite di nero con il fazzoletto in testa, oggi la Sicilia è Fimmina, come Nina a Siciliana e Mariannina Coffa, come Peppa a Cannunera, come la testa della Gorgone che è il simbolo nella nostra bandiera.
La Sicilia è Fimmina come Rosa Balistreri, voce impareggiabile, come Letizia Battaglia, dolce e battagliera, come Maria Occhipinti, donna libera di Ragusa, dimenticata. Come mia madre. La Sicilia è Fimmina perché i siciliani ragionano con il cuore.
Vorrei poter fotografare la dolcezza, le lacrime, la gioia, il silenzio che c’è dietro ogni gesto, vorrei riuscire a raccontare la forza di ogni donna che incontro.
Vorrei leggere e restituire quanto la discrezione e il pudore trattengono nei cuori delle donne: la bellezza dei sentimenti, la generosità degli affetti, la forza dell’amore familiare.
Ho fotografato gli intimi e complessi rapporti delle donne con il sacro, con il teatro della strada e del mercato, con il cibo e la cucina, con la maternità e l’infanzia.
Ho fotografato i volti, gli sguardi, le mani, il riso, il dolore, la grazia. Ho fotografato le donne del mio paese, figlie di un secolo doloroso e generoso.
Dedico questo breve racconto per immagini a mia madre, che mi ha insegnato ad essere donna.
Dialoghi Mediterranei, n. 62, luglio 2023
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Ursula Costa, nata a Toronto da genitori siciliani, figlia artisti che hanno gestito una serigrafia. La pratica della stampa è arte che si tramanda in famiglia. Ha studiato fotografia all’Accademia di Belle Arti di Catania. Nel 2016 il fratello le regala la sua reflex e da qui comincia il suo percorso di fotografa. Il rapporto intellettuale con Antonio Manta, il workshop con Mustafà Sabbagh, l’incontro con Michelangelo Lacagnina, la collaborazione con Dolce&Gabbana: esperienze e progetti artistici che hanno valorizzato la sua riconosciuta professionalità. Da qui le numerose mostre realizzate, tra le quali le più recenti: “Caltanissetta che Passione!” (2919); “Polizzi, t’amo Polizzi’’ (2010); “Vite vulcaniche” (2020); “Tutti sognano” (2021); “Il filo dell’anima” (2021); “Il Venerdì Santo” (2022); “Amanti” (2022); “Aghata on the road” (2022); “Il cielo in una stanza” (2022); “Fotogrammi di un racconto” (2023).
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