Stampa Articolo

Pitrè in America. Voci popolari italo-americane nella discografia di primo Novecento

 Catalogo generale dischi etnici italiani, Columbia, 1920. Made in Usa (coll. Fugazzotto)

Catalogo generale dischi etnici italiani, Columbia, 1920. Made in Usa (coll. Fugazzotto)

di Giuliana Fugazzotto [*]

Negli anni a cavallo fra Ottocento e Novecento, negli Stati Uniti,  l’industria discografica comincia a muovere i primi passi. Il contemporaneo arrivo di masse di emigrati dai Paesi europei  fa sì che le nascenti case discografiche, che fino ad allora si erano rivolte prevalentemente alle fasce borghesi o aristocratiche della popolazione,  riescano ad espandere i loro bacini di utenza. L’intero corpus di incisioni “etniche”, di cui circa ottomila furono realizzate da italiani, è costituito in primis da musica strumentale,  ma anche da musica vocale e recitazione, in lingua o nei diversi dialetti. 

Per la varietà dei generi musicali utilizzati, per i contenuti trattati, per le connessioni con la vita delle comunità di immigrati, questo  repertorio è considerato di straordinaria importanza sia per gli studi etnomusicologici e storicomusicali che  per quelli sociologici, antropologici e letterari. Fra queste incisioni troviamo musiche prodotte con esclusive finalità commerciali, commissionate e composte in loco a seconda delle richieste del mercato,  ma anche esempi di musiche o pratiche vocali tradizionali e popolari, sketch teatrali spesso ispirati alla vita della “colonia”, drammatizzazioni con musica di fatti realmente accaduti, fino alle  “novità” canore appena affacciatesi sulla ribalta nazionale e immediatamente esportate per  gli italiani d’America (sono gli anni del concorso partenopeo di Piedigrotta e di quello palermitano legato alle celebrazioni di Santa Rosalia).

Quel corpus,  inciso fino all’inizio degli anni Trenta, è anche lo specchio della composizione della comunità degli immigrati italiani,  relativa alle diverse aree di provenienza.  Essa è formata in larga parte da meridionali, soprattutto siciliani e campani mentre sono quasi del tutto assenti gli italiani di origine sarda e numericamente esigui quelli provenienti dalle regioni settentrionali. In quegli anni, infatti, gli emigranti settentrionali preferirono mete nord-europee e  la Sardegna non prese parte al grande esodo migratorio. L’intera produzione discografica italo-americana è quindi a grandi linee riconducibile a due aree culturali italofone, quella siciliana e quella campana, con l’80% delle incisioni equamente divise fra esse; il rimanente 20% fu inciso da immigrati provenienti dalle regioni centro-meridionali italiane (circa il 15%) e da quelle settentrionali.

L’esodo migratorio portò in America, in poco più di trent’anni, circa due milioni di siciliani, per lo più contadini e artigiani, in larga parte analfabeti. Ma, insieme a loro,  anche compagnie di attori e cantanti professionisti o semi-professionisti e musicisti che avevano studiato in Italia e che già lavoravano nelle orchestre o nelle bande militari. Gli immigrati che provenivano dal mondo agro-pastorale o marinaro portarono con sè una tradizione musicale ancora molto viva di cui erano spesso interpreti raffinati, e  così anche gli artigiani, detentori di una cultura musicale urbana  in cui, ad esempio, l’arte del mandolino e della chitarra si apprendeva nei saloni dei barbieri. In Sicilia, intanto, fra le fasce borghesi della popolazione, l’attenzione per il mondo “popolare” e per l’uso del dialetto si era fatta via via crescente, anche grazie all’attività di Giuseppe Pitrè e Salvatore Salomone Marino e alla pubblicazione delle loro raccolte di canti, leggende, racconti, poesie  popolari siciliane.

Queste tre anime del popolo siciliano, strettamente connesse ai contesti socio-economici e culturali,  sono ben caratterizzate nella produzione discografica italo-americana e ci permettono di effettuare percorsi di studio anche trasversali ai generi, agli stili, ai singoli interpreti, sorprendendoci spesso con documenti di grande valore. Una rapida disamina dei documenti sonori legati alle attività delle piccole compagnie teatrali e alla recitazione fa emergere il nome di un “dicitore”, Gaspare Marrone, un siciliano che scrive testi vocali e musicali, che interpreta canti della tradizione e che,  negli anni Venti, si contrappone ai ben più famosi capocomici Migliaccio e De Rosalia. I suoi lavori, tutti strettamente legati al mondo popolare siciliano, si affermano negli ambienti teatrali di “nicchia” di New York e gli permettono di  incidere in pochi anni, con le maggiori case discografiche, quasi 150 matrici.

 Catalogo dischi etnici italiani Columbia, luglio 1920. Made in Usa (coll. Fugazzotto)

Catalogo dischi etnici italiani, Columbia, luglio 1920. Made in Usa (coll. Fugazzotto)

Non abbiamo la certezza della sua identità e delle sue origini, ma possiamo supporre si tratti di quel Gaspare Marrone, figlio di Giuseppe,  nato a Partanna nel 1888 di cui si ha riscontro nei registri di Ellis Island.  Residente a Brooklyn dal 1904,  sposato con Giuseppa Giordano, di professione “operaio”. La sua prima incisione discografica (una “scena siciliana” dal titolo Peppi e Nina) è dell’ottobre 1918 ma già da alcuni anni sembra attivo sulla scena di Little Italy, e lo troviamo animatore del Club  filodrammatico “Avanti” di Brooklyn. Tutti i suoi lavori hanno una velata connotazione didattica e di rivendicazione sociale e rispecchiano, con l’utilizzo rigoroso del dialetto e delle modalità performative tradizionali, la sua grande attenzione per il mondo popolare. Di molti suoi testi troviamo riscontro nelle raccolte pubblicate da Giuseppe Pitrè nella seconda metà dell’Ottocento, in particolar modo  nei due volumi dei Canti popolari siciliani. Altri suoi lavori sono tratti o si ispirano a testi in circolazione in Sicilia alla fine dell’800 o nei primi anni del ’900:

  • Lu tuppi-tuppi.  I due amanti (8 matrici Columbia, 1924, solo recitato. Rif. Pitrè 372,  melodia n. 32)
  • Passioni e morti di Gesù Cristu (6 matrici Columbia, 1925; recitato con piccoli interventi musicali. Rif. Pitrè 964 e melodia n. 31)
  • Santa Genoveffa (10 matrici Columbia, 1925; recitato con piccoli interventi musicali. E’ la medesima lezione riportata in  Pitrè 948)
  • Il figliuol prodigo (8 matrici Columbia, 1930. Riff. Pitrè 958, 959 e melodia n. 30)
  • Musulinu (16 matrici Columbia, 1923) da Vita, delitti, arresto e condanna del famigerato brigante Giuseppe Musolino, detto il bandito d’Aspromonte. Anonimo. Firenze: Tip. Salani, 1902
  • Le due orfanelle (6 matrici Columbia, 1925) dall’omonimo romanzo di Adolphe d’Ennery ed Eugène Cormon pubblicato nel 1874 a cui si ispirarono, oltre che alcuni testi di teatro popolare, anche capolavori del cinema muto (Le deux orphelines – cortometraggio del 1907 prodotto dalla Pathé; Le due orfanelle /The Sisters – film del 1914 diretto da Christy Cabanne; Le due orfanelle - film del 1919 diretto da Edoardo Bencivenga;  Le due orfanelle / Orphans of the Storm – film del 1921 diretto da D.W. Griffith)
  • Cavalleria rusticana (8 matrici Columbia, 1925) dalla novella di Giovanni Verga del 1880
  • I mafiusi di la Vicaria (8 matrici Columbia, 1925); da I mafiusi,  commedia in 3 atti  di Giuseppe Rizzotto e Gaspare Mosca. Roma: E. Perino, 1885; in 4 atti, Milano: Cesati, 1913
  • Maruzza (4 matrici Columbia, 1925) da un episodio realmente accaduto. Trascritto dal racconto popolare  e pubblicato dallo storico e antropologo avolese Gaetano Apollo Gubernale in “La Siciliana” nel maggio del 1913

Un illuminante esempio della vasta ed interessante produzione di Gaspare Marrone è dato dalle due incisioni su tema natalizio di cui parleremo qui di seguito, che possiamo agevolmente collocare fra  i documenti sonori più antichi delle pratiche devozionali popolari siciliane del Natale.

Disco 78 giri Columbia, registrato a NY, luglio 1921 (coll. Fugazzotto)

Disco 78 giri Columbia, registrato a NY, luglio 1921 (coll. Fugazzotto)

Nuttata di Natali

Parte I – Prisepiu; Parte II – Li pastura. Gaspare Marrone & Co.

Disco a 78 giri Columbia E 7301; registrato a New York, luglio 1921.

(è possibile ascoltarne un esempio su Youtube all’indirizzo

 https://youtu.be/_H4Oo28lS70)

In Sicilia, accanto all’esistenza di pratiche celebrative liturgiche che si inquadrano perfettamente nei canoni della prescrizione della Chiesa, troviamo, vivissime, altre manifestazioni celebrative, che da essa invece si allontanano. Si tratta di un variegato repertorio vocale e strumentale, ma anche drammatico, che a volte è strettamente connesso alle prescrizioni liturgiche, altre volte è semplicemente ad esse giustapposto. È così che le manifestazioni della tradizione popolare siciliana non si esauriscono nei luoghi e nei giorni canonici del tempo natalizio, ma si esplicano parallelamente negli spazi del quotidiano, sacralizzandoli, per strada davanti a immagini sacre o edicole votive (‘a cona), o in casa davanti al Bammineddu. La vitale presenza, inoltre, dei canti legati alla questua sottolinea ancora una volta la permanenza di arcaiche pratiche festive.

La maggior parte di queste manifestazioni musicali vengono generalmente denominate “Novena” , così come la funzione religiosa che si svolge per i nove giorni antecedenti il Natale e  il canto che ad essa si accompagna. Nell’uso comune, quindi, il termine designa sia il canto narrativo suddiviso in nove parti corrispondenti ai nove giorni della funzione religiosa, sia i canti con diversa struttura formale ma che vengono eseguiti nel medesimo contesto celebrativo. Novene vengono anche chiamati alcuni brani per zampogna o per piccoli complessi strumentali. Novene sono anche le Ninnananne a Gesù Bambino, Nannaredde o Ninnaredde, vocali o vocali-strumentali. Sempre Novene vengono chiamate varie tipologie di azioni rituali come la Pasturedda di Antillo (ME) per campane e zampogna, la Naca o Bamminu a Isnello (PA) eseguita da cinque campane, l’usignolo di S. Marco d’Alunzio (ME) eseguito con l’omonimo fischietto di canna ad acqua durante la solenne messa di mezzanotte a Natale. E ancora Novene sono le azioni drammatiche  derivate dalle Pastorali ecclesiastiche che mettono in scena le vicende della Natività o l’arrivo dei Magi, come la Pasturali di Licata (AG) o il Pasturatu di Rodì Milici (ME), oppure discendenti da arcaici rituali propiziatori agro-pastorali connessi al solstizio invernale,  come nel caso della Pastorale di Sant’Elisabetta (AG).

Catalogo dischi etnici italiani Okeh-Odeon- Fonotipia 1924-25. Made in Usa (coll. Fugazzotto)

Catalogo dischi etnici italiani, Okeh-Odeon- Fonotipia 1924-25. Made in Usa (coll. Fugazzotto)

In questo ampio quadro rituale si colloca anche l’incisione di Gaspare Marrone che risulta in tutto simile alla tradizione del Pasturatu ancora in uso a Rodì Milici in provincia di Messina. Il testo è quello del Curteggiu di li Pasturi a lu Santu Bambinu Gesù: La Ninna cantata di la Gluriusa Virgini Maria, composto probabilmente agli inizi del Settecento da Giacomo D’Orsa, poeta di Piana dei Greci. «Il popolo lo conosce assai bene – afferma Salvatore Salomone Marino – esso lo canta ogni anno, la notte del Natale, ma nelle chiese o in qualche casa dove c’è il Presepe, del quale esso Curteggiu può dirsi appunto la rappresentazione poetica: per le strade non si canta che la Ninnaredda dell’Annulero».

La lezione che ci fornisce Gaspare Marrone ricalca fedelmente il testo pubblicato da Pitrè nel secondo volume dei Canti popolari siciliani (rif. n. 987) con una brevissima  appendice, in apertura e chiusura,  di elementi  estranei  che ne permettono l’inclusione coerente nel  più ampio copione teatrale.  Nella registrazione fanno la loro apparizione  alcuni elementi musicali che evocano, con una timbrica simile,  l’accompagnamento strumentale delle ninnaredde della tradizione; è del tutto comprensibile, infatti, che solo gli strumenti classici o di uso più comune fossero disponibili negli  studi di registrazione di New York.

A vui, cummari Iazzedda!
E’ la notti di Natali
ca nasciu lu Bammineddu
e nascìu cu l’armali
mmenzu o boi e l’asineddu.
 Ninu ninu lu picuraru
ciarameddi cci nn’è un paru
e sunamuli tutt’i dui
ca Maria s’allegra cchiui.
 Ha vinutu lu zammataru
e ‘un avia chi cci purtari
porta latti nni la cisca
cascavaddu e tuma frisca.
 Ha vinutu lucacciaturi
‘un avia chi cci purtari
porta un lepru e un cunigghiu
pi la matri e pi lu figghiu
 Ha vinutu la zingaredda
ha vinutu d’i muntagni
porta ’ntesta na cannistredda
di nuciddi e di castagni.
 Ha vinutu lu lignamaru
‘un avia chi cci purtari
porta un fasciu i ligna ranni
pi sciugaricci li panni.
 - Si ’un su bboni, cumpatiti
e l’affettu riciviti,
cumpatiti, Matri mi,
picchì semu a la campìa.
 E dda notti disiata
ca nasciu lu Verbu eternu,
cu la vista so’  sagrata
ralligrau lu friddu ’nvernu.
 E dda notti disiata
ca nasciu lu Verbu eternu,
cu la vista so’  sagrata
ralligrau lu friddu ’nvernu.
 Ora gridamu tutti a una voci:
Viva la misericordia divina!

 

Disco 78 giri, registrato a NY, 1924 (coll. Fugazzotto)

Disco 78 giri Okeh, registrato a NY, 1924 (coll. Fugazzotto)

 Li Tri Re di l’Orienti  

Gaspare Marrone & Co.

Disco a 78 giri OKeh 9174 B; registrato a New York, 1924

(è possibile ascoltarne un esempio su Youtube all’indirizzo

 https://youtu.be/G69ruDaVkIk)

 

Il testo interpretato dalla Compagnia di Gaspare Marrone, conosciuto in centinaia di varianti in Sicilia e altrove, racconta l’arrivo dei Magi a Betlemme e l’offerta dei doni al Bambino. Pitrè lo include nel 2° volume dei Canti popolari, inserendolo al n. 954 con il titolo I tre re dell’Oriente. Esso si ispira  al  racconto della nascita  di Gesù che ne  fanno l’evangelista Matteo (Mt 2, 1-12) e più ancora gli apocrifi Vangeli dell’Infanzia. Proprio da questi ultimi apprendiamo i nomi e il numero dei Magi, la loro condizione di Re e veniamo a conoscenza di fatti “miracolosi” che accaddero in coincidenza della nascita. Ma è soprattutto nelle redazioni arabe ed armene di questi Vangeli che troviamo una grande ricchezza di elementi fiabeschi, come si riscontrano nei canti popolari, per tutta la narrazione della nascita e  della fanciullezza di Gesù.

Dal punto di vista metrico il testo è diviso in quartine di endecasillabi, con quelle irregolarità tipiche del testo cantato e della tradizione orale. Marrone ne fornisce una interpretazione che documenta mirabilmente quella  modalità recitativa/declamatoria, sottoposta a precise regole ritmiche e d’intonazione, tipica  dei cuntastorie siciliani.

Come i cantastorie orbi, anche i cuntastorie furono forti della protezione della Chiesa in Sicilia già dal ‘500-600, e come gli orbi furono spesso ad essa assoggettati. Essi venivano dal popolo e portarono tra il popolo nuvene, trionfi e cunti, operando in nome di una verità religiosa che, solo in origine, fu fornita dall’autorità canonica. Raccontatori di storie, vere e fantastiche, edificanti o sconvolgenti per i contenuti o le morali che veicolavano,  i cuntastorie giravano le città in lungo e in largo, spostandosi da una parte all’altra della Sicilia, frequentando case di privati, piazze, feste, mercati, qualunque situazione che permettesse la presenza di un uditorio potenzialmente remunerante.

Disco 78 giri, registrato a NY, 1925 (coll. Fugazzotto)

Disco 78 giri Okeh, registrato a NY, 1925 (coll. Fugazzotto)

Anche il mondo epico costituì fonte di ispirazione per i cuntastorie, ben prestandosi, quei testi, alla drammatizzazione del racconto. È così che Carlo Magno e i suoi paladini entrarono a far parte del mondo popolare, spingendo poi all’attenzione per le gesta di eroi, dal mito alla realtà di ogni giorno. Leggende sacre e racconti profani, grandi battaglie e clamorose sconfitte, nobili e cruente imprese di cavalieri e briganti, contribuiscono alla costituzione di un sapere mitico dove a trionfare sono sempre il bene, i valori, la giustizia, della croce come della spada.

La capacità di teatralizzare e rendere “visiva” la parola raccontata fa sì che la figura del  cuntastorie si sviluppi vertiginosamente in Sicilia e raggiunga il suo massimo livello di popolarità alla fine del XIX sec. Tradizione ancora vitale fino almeno alla prima metà del Novecento, oggi il cuntu è solo storia, praticamente scomparso insieme a Gaspare Marrone [1] e a uno degli ultimi grandi cuntastorie, il palermitano Fortunato Giordano.

Viva lu Bammineddu, viva! 
La sacra santa notti di Natali,
accumpariu na stidda all’orienti,
dissiru, i tri magi orientali:
- E’  natu lu Missia!  – Vamu cuminzannu.
 Tridici  iorna cu ‘n pinseri uguali
cursiru la stidda d’orienti
e ghiuncennu a la grutta , a la campìa
truvaru a Cristu ‘mbrazza di Marìa.
 Lu primu trasìu Gaspanu e dicìa,
- Oh, veru Figghiu d’Eternu Patri,
comu t’arridducisti a sta campìa
tu, ca guverni l’anciuli cu squatri.
Iu su’ vinutu cu sta cumpagnia
e su’ vinutu di luntani cuntradi.
Pirduna, ti purtai sta massa d’oru
pi arricchirimi l’arma quannu moru
Oh, quantu accetti e quantu digni foru
li lacrimi chi sparsi Bardassarru
dicennu: – Diu,  di grazii coru,
ccà li piccati mei ti traspurtaru
Portu st’incensu pi aviri dicoru
chi sacrifizziu priziusu e raru.
Portu stu ‘ncensu, Ridinturi miu,
o summu sacerdoti e veru Diu.
L’ultimu, Milchioni, ci affirìu la mirra 
e ci parrau cu sonu chianu:
- Portu sta mirra, Gesu miu,
ca l’amarizzi toi saranno tanti.
Quannu Maria sti duni arriciviu
lu Bammineddu ci sfasciau ravanti.
Chianciannu li piduzzi ci vasaru
tutti chianciannu si licinziaru.
 Dialoghi Mediterranei, n.23, gennaio 2017
Note
[*] Stralcio della relazione presentata al Convegno internazionale di studi, Pitrè e Salomone Marino a cento anni dalla morte, tenutosi a Palermo (23-26 novembre 2016).
[1] Gaspare Marrone scompare dalle scene della Bowery e dal mondo discografico americano all’inizio degli anni Trenta e di lui non sapremo più nulla. La morte lo raggiunge a Brooklyn all’età di 88 anni, l’1 agosto 1976.
 Riferimenti bibliografici
Burgaretta Sebastiano, Cuntu e contastorie nella Sicilia d’oggi, in “La Ricerca folklorica”, 19:121-125, 1989.
Burgaretta Sebastiano, L’opera dell’uomo a Cava Grande del Cassibile, Libreria Editrice Urso,  Avola,  1992.
Buttitta Antonino, Cantastorie in Sicilia. Premessa e testi, in “Annali del Museo Pitrè”, 8-10:149-236, 1960.
Durante Francesco, Italoamericana. Vol. 2: Storia e letteratura degli italiani negli Stati Uniti 1880-1943, Mondadori, Milano, 2005.
Fugazzotto Giuliana, “Sta terra nun fa pi mia”. I dischi a 78 giri e la vita in America degli emigranti italiani del primo Novecento (Book + CD), Nota, Udine, 2010.
Fugazzotto Giuliana, Ethnic Italian Records. Analisi, conservazione e restauro del repertorio dell’emigrazione italo-americana su dischi a 78 giri. Editoriale Documenta, Cargeghe,  2015.
Giglio Consuelo, Un genere urbano dimenticato: la canzone siciliana a Palermo (1880-1940), in La canzone siciliana a Palermo. Un’identità perduta, a cura di O. Sorgi, Cricd, Palermo, 2015.
Guggino Elsa, I canti degli orbi, 3 volumi, Folkstudio, Palermo, 1980-88.
Pasqualino Antonio, L’arte del cantastorie e del contastorie in Le vie del cavaliere, a cura di Antonio Pasqualino, Bompiani, Milano, 1992.
Pitrè Giuseppe,  Canti popolari siciliani, 2 volumi. C. Clausen, Palermo, 1891.
Pitrè Giuseppe e Salvatore Salomone-Marino,  Archivio per lo studio delle tradizioni popolari, vol. 1, Luigi Pedone Lauriel, Palermo, 1882.
Spottswood Richard K. , Ethnic Music on Record. A discography of Ethnic Recordings Produced in the United States, 1893 to 1942, 7 volumi,  Univ. of  Illinois Press, Urbana and Chicago, 1992.

__________________________________________________________

Giuliana Fugazzotto, dottore di ricerca in “Studi audiovisivi: cinema, musica e comunicazione”, è stata docente di Etnomusicologia presso l’Università di Udine-Gorizia e di Informatica musicale presso l’Università di Bologna. Negli anni Novanta, in seguito alla sua collaborazione con il Centro di Sonologia Computazionale di Padova, ha pubblicato lavori pionieristici di analisi etnomusicale con l’uso di tecnologie informatiche. Ha svolto un’intensa attività di ricerca sul campo in Sicilia e in Sardegna e ha raccolto, studiato, restaurato e ripubblicato per le etichette Ethnica e Phonè le fonti storiche dei repertori siciliani-italiani registrate su dischi a 78 giri, di cui possiede una delle più importanti collezioni private. Fra i suoi ultimi lavori ricordiamo: “Sta terra nun fa pi mia”. I dischi a 78 giri e la vita in America degli emigranti italiani del primo Novecento (Udine, Nota);  I quattro siciliani. La straordinaria vicenda di Rosario Catalano e del suo quartetto nell’America degli anni Venti (Udine, Nota); Ethnic Italian Records. Analisi, conservazione e restauro del repertorio dell’emigrazione italo-americana su dischi a 78 giri (Cargeghe, Editoriale Documenta).

________________________________________________________________

Print Friendly and PDF
Questa voce è stata pubblicata in Cultura, Migrazioni. Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>