Le contraddizioni dell’animo pucciniano rivivono nel personaggio di Flora Tosca e nella musica che anima di fosca e brumosa sensualità i personaggi e l’intera vicenda. Come nota Schneider [1] siamo lontani da una rappresentazione di sentimenti: si tratterebbe di un conflitto di fatti e non di passioni. In effetti, l’intensità dei sentimenti si esprime nel ritmo concitato degli eventi. Nel giro di un’ora e mezza si succedono scene cariche di tensione, rapide, fulminanti, che culminano nel suicidio della protagonista. A siffatta materia occorreva un trattamento musicale nuovo: Puccini rivide la consueta tecnica compositiva fondata sul ricorrere di temi e reminiscenze e la adattò al ritmo incalzante della trama. Armonie dissonanti, «orchestrazione, agogica e dinamica sono sovente spinte ai limiti estremi e caricate di laceranti tensioni espressive» [2].
Al di là dei giudizi, più o meno severi, di chi ha negato in passato qualsiasi valore musicale alla Tosca per l’uso incoerente dei motivi, delle descrizioni orchestrali e dei concertati [3] e, persino con intento ironico, per l’abuso dei suoni di campane [4], è indubbio che la musica conferisce unità alle incoerenze psicologiche dei personaggi e rende ulteriormente possibile riprodurre la singolare relazione dell’autore con i suoi personaggi. La musica al servizio dell’azione testimonia dell’isomorfismo esistente tra i tormenti psicologici, con tutte le ambiguità connesse, e le dissonanze musicali. Il concetto di dissonanza permette di cogliere il legame tra condizione psicologica di un artista e prestazione musicale [5].
È possibile, dunque, domandarsi in che modo Tosca simbolizzi il dramma di Puccini [6] e contribuisca alla maturazione di un iter evolutivo, già in fieri nella Manon Lescaut. Nella Tosca, infatti, si evidenza un approfondimento degli elementi costitutivi della Manon sia da un punto di vista tecnico sia psicologico.
La complessità e l’ambivalenza di Tosca si comprendono solo in relazione a Scarpia, il crudele antagonista che genera il conflitto nell’animo della donna e alimenta la passione con una macchinazione diabolica [7]. La perversione di Scarpia mette in luce e scatena in Tosca reazioni che, altrimenti, non avremmo conosciuto e che mostrano, come nota Girardi, affinità psicologiche sorprendenti con il persecutore e con il compositore [8]. Si tratta dell’abbandono sfrenato alle passioni e del disconoscimento di ogni misura e controllo sulle proprie emozioni. Anche Tosca, come Manon, è una donna strappata a un sereno destino da vivere all’interno di un convento. Dopo un iniziale scontro tra le suore e Cimarosa che ne ha svelato il talento, Tosca si trova coinvolta in un’esistenza il cui tragico esito è presentito nel suo sguardo [9]. Il conflitto tra una vita di pura spiritualità e la “perdizione” del mondo artistico è, dunque, all’origine della sua formazione psicologica.
Votata alla sincerità e al sacrificio, Tosca si trasforma in una prima donna che non può fare a meno di recitare una parte. Divenuta celebre e capricciosa, l’attrice mostra le sue contraddizioni sin dalla prima scena [10]. I tratti salienti della sua persona sono la gelosia e la religiosità, portati all’esasperazione. Tosca non va incontro a un cambiamento psicologico nel corso dell’opera, come accade a Manon, ma esprime, nell’immediato, la coesistenza di aspetti non integrati in un’identità matura e serena. È inoltre dotata, come nota Martino, di una forza e di una vitalità ignote alle fragili eroine abitualmente ritratte da Puccini [11]. L’ambivalenza di Tosca non riguarda tanto la sfera del comportamento, ma un piano ben più profondo e intimo. Interessa, infatti, tratti caratteriali che, mantenuti a un livello moderato, non creerebbero alcun disagio psicologico.
L’eroina entra in scena con impeto e violenza, ostentando una sicurezza che in realtà non le appartiene. Quando gelosia e diffidenza vanno oltre i limiti di sentimenti giustificabili dal rapporto di coppia o da precedenti esperienze di tradimento, le minacce, l’incedere aggressivo, potrebbero rispondere a un meccanismo di difesa di un Io fragile e insicuro che teme di perdere la persona amata. Il più delle volte, tuttavia, il dubbio si insinua in individui che proiettano sul partner la propria infedeltà o in soggetti che soffrono di problemi di autostima e affrontano l’angoscia dell’abbandono comportandosi in maniera reattiva. L’ansia della perdita induce Tosca e celare la sua vera natura dietro gesti fermi e determinati che contrastano con l’insicurezza interiore.
Come Puccini, Tosca ha bisogno di continue conferme che possano rassicurarla: «Tornalo a dir». Come Puccini, passa da un umore all’altro, cosicché per quando irritata dal sospetto del tradimento, si abbandona agli scambi amorosi. La passione si accompagna a una forma di contegno che le deriva dalla sua profonda religiosità: sensualità e pudicizia convivono in lei. La naturale tendenza a vivere emozioni e stati d’animo fino all’eccesso rivela, ancora una volta, il mancato raggiungimento di una piena maturità psichica in grado di garantire una vita affettiva equilibrata e serena. Viene spontaneo il richiamo all’indole pucciniana, appassionata e tormentata da un alternarsi di entusiasmi e depressioni, delusioni e incertezze.
Tosca si concede interamente, con adesione quasi fanatica, ai valori che le sono cari: amore e religione. Sebbene religiosa oltre misura, non le manca un tocco laicista laddove il suo sentimento debba venir meno alle convenzioni. Le effusioni di Mario all’interno della chiesa di S. Andrea la turbano per un residuo di educazione confessionale, ma non le provocano vergogna al cospetto della Madonna. L’invocazione della Madonna rappresenta il primo punto di contatto con Scarpia. Entrambi vivono uno stato di perdizione rispetto a una passione che sfugge a ogni controllo. La pratica del sospetto e l’indagine diffidente accomuna persecutore e vittima [12], seppur in contesti e con motivazioni diverse (l’adempimento del dovere nell’uno, la gelosia nell’altra).
Vario è dunque «il ritratto della sua natura contraddittoria: c’è la Tosca devota che porta i fiori alla Madonna, c’è la fanciulla romantica che sogna il rifugio d’amore in campagna, c’è l’innamorata ardente» [13]. La sua forza nasce dal conflitto con Scarpia e dalla predisposizione al sacrificio. Si tratta dunque di una forza cui è obbligata dalle circostanze e perciò è inevitabile che si verifichi un crollo improvviso delle certezze passate. Secondo Carner [14] Vissi d’arte, vissi d’amore più che una preghiera si rivela un lamento di disperazione. L’aria mostra agli spettatori l’immagine che Tosca ha di sé come donna che ha vissuto in nome di valori elevati (amore, arte, fede) e sottolinea un livello di autocoscienza sicuramente superiore a quello posseduto da Manon. Dall’altro lato, questi versi rappresentano la rinuncia a ogni speranza, la messa in discussione dei valori cui la donna è stata fedele.
Il canto, dolente, anticipa l’inevitabile fine di Tosca. L’attimo di ripiegamento e di scoramento costituiscono una momentanea perdita di sé: un’ultima speranza le permette di sopportare il pesante fardello di un destino che le si accanisce contro. Lei può salvare Mario. Concedendosi a Scarpia, si espone al sacrificio. Ma è colta dal panico e non gli concede il suo corpo. L’anima è avvilita, disfatta, e concedersi significherebbe spezzare l’ultimo legame con la vita che sente fluire nel suo corpo. Ma il confronto con la morte rappresenta l’unica via d’uscita. L’incubo e insieme il desiderio della morte costituiscono il mistero di un rapporto tra individui di sesso opposto. La morte che ha visto sul volto di Mario torturato da Scarpia è violenza, atrocità. La morte è costrizione. Con violenza Tosca uccide Scarpia.
Odio e pietà religiosa si mescolano nelle scene finali: Tosca rivolge all’uomo che muore parole di intensa crudeltà e subito dopo gli concede il perdono.
Scorgendo un crocefisso va a staccarlo dalla parete e portandolo religiosamente si inginocchia
per posarlo sul petto di Scarpia […] [15].
L’opera si congeda all’insegna dell’amore sensuale – «Muoio disperato» – unica realtà tangibile e desiderabile per Mario, e della libertà di Tosca. Con lei abbiamo conosciuto una donna piena di contraddizioni, combattiva e intraprendente, che ci ha mostrato un amore sincero e costante dall’inizio alla fine dell’opera. La sua scelta di morire, come quella di vivere, è consapevole ed esprime con forza un’ulteriore affermazione del sé nella piena libertà dell’azione. Anche per Puccini la morte di Tosca è liberatoria: attraverso tutte le sue creature Puccini riorganizza e soffre. Da quel mondo di donne che si permea e si plasma di odori materni e merletti, insieme dolci e pesanti, sente il bisogno di liberarsi. La strada che conduce a sentire l’amore non più come un pericolo ma come occasione di crescita e parità è ancora lunga e passa attraverso la vita e la morte di grandi e piccole donne, menti semplici e contorte. Tutte alla fine muoiono in un crescendo emotivo che cede grandezza creativa. Tutte, eccetto Turandot…
Dialoghi Mediterranei, n. 65, gennaio 2024
Note
[1] Cfr. L. Schneider, Opéra-comique: La Tosca, in «Revue Musicale», 3e année, 1903: 580.
[2] M. Girardi, G. Puccini. L’arte internazionale di un musicista italiano, Marsilio, Venezia 1995: 81.
[3] Cfr. per esempio L. Torchi, «Tosca». Melodramma in tre atti di Giacomo Puccini, in «Rivista Musicale Italiana» vol. VII: 78-114, Bocca edizioni, Torino 1900, rist. in Giacomo Puccini, a cura di C. Sartori, Ricordi, Milano 1959: 75-85, e J. Kerman, L’opera come dramma, Einaudi, Torino 1990: 17 (ed. or. Opera as Drama, New York 1956).
[4] Cfr. L. Rognoni (a cura di), A. Mahler, Gustav Mahler. Ricordi e lettere, Il Saggiatore, Milano 1960: 228.
[5] Cfr. T. W. Adorno, Filosofia della musica moderna, 1949, trad. it. di Giacomo Manzoni, Einaudi, Torino 1959.
[6] Cfr. C. Calabrese, Puccini, le sue contraddizioni psicologiche nelle opere e nei personaggi in “Dialoghi Mediterranei” – Periodico bimestrale dell’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo (Trapani), n. 62, luglio 2023 https://www.istitutoeuroarabo.it/DM/puccini-le-sue-contraddizioni-psicologiche-nelle-opere-e-nei-personaggi/ e Id. Puccini, le sue creature: “Manon Lescaut”, il conflitto interiorizzato, in “Dialoghi Mediterranei”, cit., n. 63, settembre 2023 https://www.istitutoeuroarabo.it/DM/puccini-le-sue-creature-manon-lescaut-il-conflitto-interiorizzato/
[7] Cfr. E. Siciliano, Puccini, Rizzoli, Milano 1976: 175.
[8] M. Girardi, G. Puccini… cit.: 177.
[9] E. Siciliano, Puccini… cit.: 170.
[10] C. Casini, Puccini, Utet, Torino 1978: 235.
[11] Cfr. D. A. Martino, Metamorfosi del femminino nei libretti per Puccini, Books & Video, Torino 1985.
[12] Ivi: 57.
[13] M. Carner, Giacomo Puccini. Biografia critica, Il Saggiatore, Milano 1971: 502.
[14] Ivi: 504.
[15] G. Giacosa, L. Illica, Tosca, Atto II.
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Claudia Calabrese, dottore di ricerca in Storia e analisi delle culture musicali all’Università La Sapienza di Roma, studiosa di musica e letteratura, docente di lettere. Attratta dagli studi interdisciplinari, si è occupata di Giacomo Puccini e di Pier Paolo Pasolini. In Alchimie pucciniane (Accademia di Scienze lettere ed arti di Palermo, 1999) e Manon Lescaut, presagio di una trasmutazione (Avidi Lumi, rivista della Fondazione del Teatro Massimo, 2000) si è accostata all’opera e alla vita del compositore toscano con gli strumenti della psicoanalisi junghiana. Il suo Pasolini e la musica, la musica e Pasolini. Correspondances (Diastema Studi e Ricerche, Treviso 2019) ha ricevuto la menzione speciale per l’originalità e il rigore analitico dalla Giuria del XXXIV Premio Pasolini bandito dal Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Fondazione della Cineteca di Bologna.
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