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Rigenerare lo sguardo, ricostruire comunità: il Festival di Poesia a San Mauro Castelverde

San Mauro Castelverde (ph. Vladimir Di Prima)

San Mauro Castelverde (ph. Vladimir Di Prima)

CIP

di Fabrizio Ferreri 

San Mauro Castelverde, paese di poco più di mille abitanti in provincia di Palermo, disteso sulle Madonie a 1000 metri dal mare di Cefalù. Paese di salite vertiginose e di piazze, slarghi, balconate che si aprono all’improvviso, in bilico sulle montagne; paese racchiuso in un pugno di cielo con le Madonie, ora verdi ora bianche, a fare da spalti; paese pensile, fitto di case e di chiese, raccolto in un trepidante moto centripeto come a trattenersi da una caduta abissale.

Sono passati quattro anni da quel freddo gennaio maurino del 2019 in cui si decise, di concerto con l’amministrazione del Sindaco Giuseppe Minutilla, di riprendere quello che nei decenni addietro, dal 1993 fino all’interruzione nel 2007, per iniziativa di Gabriella Sica, Nunzio Prestigiacomo e Paolo Polizzotto, fu il prestigioso Premio di Poesia Paolo Prestigiacomo, intitolato a quel figlio illustre di San Mauro Castelverde, poi via via sempre più dimenticato, che è stato Paolo Prestigiacomo [1]. 

Dalla prima edizione del 1993 a quella della rinascita del 2019 moltissimo è cambiato nel Premio, a partire dalla sua riformulazione, tre anni fa, in Festival grazie al supporto e alla collaborazione di diversi amici e realtà operanti nel campo della poesia. Soprattutto la visione che lo anima è significativamente mutata e questo mutamento è corrisposto non solo al cambiamento dei tempi ma soprattutto alla nuova compagine che lo ha rilanciato: è stato sin dall’inizio chiaro che il Premio di Poesia Paolo Prestigiacomo non avrebbe dovuto esaurire la sua funzione nel dare lustro alle manifestazioni più riconoscibili e accreditate della poesia contemporanea, ma avrebbe dovuto utilizzare la poesia come vettore per ricostruire e rigenerare quella che Alberto Magnaghi definisce, in dialogo con Giacomo Becattini, «coscienza di luogo» (Magnaghi, 2010; Becattini, 2015). 

L’obiettivo del Premio e del Festival non riguarda dunque oggi soltanto la comunità dei poeti, il mondo della poesia contemporanea, ma è rivolto soprattutto alla comunità locale: la poesia è vissuta e proposta come strumento per recuperare la storia, la memoria, e non in funzione di un’operazione filologica o di archeologia letteraria bensì per tenere lontano il torpore, la sfiducia e la rassegnazione che spesso colpiscono chi vive nei luoghi del margine, per aprire lo spazio di un’appartenenza, di una riappropriazione in forma attiva e consapevole del proprio luogo di vita, per ri-cominciare a leggerlo con occhi nuovi attraverso narrazioni inedite in attrito con quello sguardo cupo, remissivo, disfattista che è stato l’esito sia di fenomeni macro-sistemici (il profondo depauperamento economico e culturale delle aree interne) sia, nel caso particolare, di decenni di presenza mafiosa. 

locandina-web-prestigiacomo-2023-1-e1692780763629In parte dei borghi delle aree interne montane, come nel nostro, il patrimonio ambientale e culturale rappresenta un inestimabile deposito di vita, miracolosamente intatto nonostante l’incedere di modelli di sviluppo (di fare società, di abitare, di produrre) corrosivi e depauperanti. La riscoperta di questo giacimento è anche proiezione di una qualità della vita in cui si riflettono bellezza paesaggistica e storico-architettonica, unicità di saperi e saper fare della tradizione, spazi di prossimità che ancora preservano l’umano dalla sua riduzione a mera variabile dell’economico. Riscoprire questo patrimonio materiale e immateriale fatto di chiese, archi e piccole vie, boschi e bevai, riti, usi e costumi tradizionali, prodotti della terra tipici, è la base non solo per ricostruire appartenenza e coscienza di luogo facendo fronte alla disaffezione e all’indifferenza per il proprio luogo di vita, ma è anche il viatico più solido, unico e irriproducibile, per affrontare traiettorie di sviluppo durature e sostenibili. 

L’opera letteraria di Paolo Prestigiacomo, con il Festival di poesia che gli è stato costruito intorno, è per noi quindi l’occasione e lo strumento per pensare il territorio maurino da una prospettiva diversa, per pensarsi e guardarsi da fuori ma non attraverso un punto di vista estraneo. La poesia intende esercitare qui la sua forza poietica nel generare nuovi racconti “radicati”, non artificiali, non posticci, con cui smarcare il paese dalla rappresentazione univoca di paese di mafia, immagine fortemente unilaterale su cui lo stesso abitante locale talvolta si è adagiato. La narrazione è strumento importante per rafforzare la traiettoria di sviluppo che il paese sta compiendo: è una delle dimensioni di quell’asset culturale attraverso cui oggi la comunità maurina sta piantando il seme del proprio futuro riattivando promettenti processi di condivisione di prospettive, strategie e obiettivi che la rendono protagonista dello sviluppo del territorio.

Non si tratta, quindi, banalmente di utilizzare la bellezza e i linguaggi artistici per la promozione del proprio territorio, per fare marketing territoriale. Si tratta di fare altro, di fondare su altre basi il senso di un’appartenenza, di darle nuovi motivi per esercitarsi, di ridefinire quell’immaginario situato a partire dal quale ci si pensa e colloca. La visione del Premio e del Festival si è quindi via via concentrata intorno a due nuclei fondamentali: 

  • dare corpo a un’appartenenza fiera ma non sterilmente campanilistica, orgogliosa ma non gretta, forte di una rinnovata lettura del proprio luogo di vita, che si concretizza in un’autorappresentazione capace di restituire fino in fondo la ricchezza di un luogo e di una comunità fortemente compressi e compromessi da un’immagine consolidata penalizzante, statica, monolitica;
  • provare a ricostruire attraverso la poesia, e l’arte in generale, una nuova desiderabilità del paese, recuperando quello sbilanciamento radicale in favore della città come forma di vita che inchioda i paesi non solo a una condizione di minorità ma anche a un lancinante senso di inferiorità (che alimenta l’emigrazione non meno che l’assenza di servizi, infrastrutture e lavoro).
Festival della poesia, 2023 (ph. Vladimir Di Prima)

San Mauro Castelverde, Festival di poesia, 2023 (ph. Vladimir Di Prima)

Man mano che la nostra visione è cresciuta in termini di consapevolezza, è diventato sempre più chiaro cosa non volevamo essere, gli estremi ugualmente nocivi che ancora oggi vogliamo con tutte le nostre energie evitare: non vogliamo essere né “evento culturale”, ozioso e autoreferenziale, di incontro tra poeti che si sentono avanguardia dell’umanità e che si isolano in un mondo che non c’è; né evento folcloristico che scivola nella deriva da sagra e in cui la poesia, puramente decorativa, è di nuovo inutile e non esercita alcuna funzione di riattivazione civica. Ci preme invece tirare fuori tutta l’energia politica della poesia, “politica” in senso letterale, di costruzione di polis – forza che oggi la poesia sembra aver perduto e che a noi sembra possibile recuperare, solo in apparenza paradossalmente, attraverso l’incontro/scontro (il momento negativo è ugualmente cruciale) con una comunità provata come quella maurina. 

Forza politica non vuol dire che la poesia debba essere politica nei contenuti, vuol dire piuttosto che deve essere qualcosa – poesia come modo peculiare di agire – che entra negli ingranaggi bloccati o sclerotizzati di una comunità, che la investe di un ruolo e di una funzione rimettendola in movimento fuori dagli schemi abituali. Con ciò anche la poesia ritorna a esprimere una sua vitalità, che non è solo quella del testo in funzione del critico dentro a un sistema chiuso, ma è la vitalità di un messaggio che entra nelle fibre del mondo e le scuote [2]. 

Il Festival propone una visione della poesia “incarnata”, la poesia diventa agente di trasformazione territoriale riscattandosi anch’essa da quella lettura (e pratica) che la riduce ad astratto afflato entro un circuito asfittico di intenditori. A partire da una cultura essa stessa rigenerata che libera nuove percezioni di sé e del proprio luogo vita, il Festival, quindi, non vuole essere un evento isolato e occasionale ma un processo continuo di riappropriazione dei luoghi e delle forme della vita collettiva attraverso l’azione della poesia. 

San Mauro Castelverde, Programmazione Festiva di poesia (ph. Mauro Leonarda)

San Mauro Castelverde, Programmazione Festival di poesia (ph. Mauro Leonarda)

Molto spesso, soprattutto nei piccoli centri, ci si appella alla “comunità”. Ora però, dappertutto e anche nei piccoli centri, talvolta con peculiare virulenza, la comunità si è frammentata, divisa in gruppi non comunicanti o atomizzata nei singoli. Serve dunque ricucire, non servono professionisti dei processi di partecipazione ma persone (interne e anche esterne al contesto) operose che nel loro fare e stare, anche temporaneo e provvisorio, ri-creino/producano legami, connessioni, ponti, relazioni.  Per un territorio come quello maurino che ha vissuto un forte e per certi versi intenzionale isolamento crediamo che la relazione interno-esterno sia particolarmente importante. 

Spesso i paesi per riattivare meccanismi inceppati o per venir fuori da prassi malsane hanno bisogno di uno shock esterno: così concepiamo l’importanza di aprire il paese alle migliori energie del mondo della cultura contemporanea. Da un lato, vi è l’elemento che proviene da fuori apportando le proprie visioni e pratiche di rottura, dall’altro vi è la comunità locale, in un dialogo reciproco non scontato, non sempre piano e facile ma che appare sempre più complice: non è un caso che la comunità maurina negli anni abbia contribuito al Festival in maniera sempre più significativa giungendo oggi a co-progettarlo: i ragazzi e le ragazze del luogo, per mezzo delle associazioni di cui fanno parte, gestiscono l’accoglienza e la logistica, la comunicazione locale e l’ufficio stampa; nei laboratori di poesia e nelle letture vengono coinvolti gli alunni e le alunne dell’Istituto Comprensivo locale cui è rivolto anche, insieme alle altre scuole del comprensorio madonita, una sezione del Premio; il gruppo informale Visit San Mauro si prodiga per l’organizzazione delle visite del borgo [3]; i gruppi artistici locali, che confluiscono soprattutto nell’Associazione musicale e teatrale L’Eremo, immaginano e allestiscono i momenti musicali e non strettamente poetici del Festival. Il Festival consente soprattutto ai giovani del luogo modalità di impegno, di occupazione e di relazione altrimenti impossibili in un piccolo paese montano dell’entroterra siciliano. Conta anche sottolineare che i numerosi e prolungati momenti di organizzazione del Festival, sia quelli più formali che i tanti informali, sono diventati per la parte più attiva della comunità un’occasione per discutere delle prospettive di sviluppo del territorio a partire dalla dimensione culturale. 

Nulla più della voce diretta dei giovani del luogo illumina quanto il Festival incoraggi dinamiche di riproduzione sociale della comunità locale in cui è possibile cogliere segnali di futuro, anche di un futuro inedito. Adriana S., al terzo anno di scienze del turismo all’Università di Palermo e consigliera comunale, afferma: 

«l’ultima edizione del Festival mi ha vista collaborare attivamente, infatti insieme a un gruppo di ragazzi del posto abbiamo deciso di metterci del nostro creando il video promozionale del Festival che ripercorre per sketch la vita di due ragazzi che nonostante crescano e si adattino al mutare dei tempi e delle condizioni continuano a essere immersi appassionatamente nella lettura di Relitti del Mare, opera giovanile di Paolo Prestigiacomo in cui si può intravedere il racconto della sua adolescenza a San Mauro. Cimentarmi in questa attività mi ha permesso di immedesimarmi nell’opera e nella figura del poeta avendo dovuto preventivamente approfondirne i testi e il vissuto. Questo mi ha fatta sentire più vicina al Paolo uomo e poeta e anche profondamente attaccata alla mia terra, rievocata nostalgicamente nelle sue poesie e soprattutto descritta in un modo che per me è insolito, diverso dal modo abituale di vederla». 

E ancora: 

«la poesia fa sognare e viaggiare con la mente, c’è stata un’occasione durante il Festival che mi ha lasciato questa sensazione, insieme a quella di ansia ed eccitazione dovuta al sentirmi così piccola di fronte a giganti della cultura contemporanea, ovvero quando io insieme a due colleghe del team abbiamo avuto l’onore ed il piacere di presentare la serata inaugurale del Festival con personalità illustri del mondo della poesia che, uno per volta, hanno recitato alcune delle loro poesie creando atmosfere davvero magiche».

Concetta D., diplomata al liceo classico, aggiunge: 

«ho avuto il piacere di essere parte attiva del Festival negli ultimi due anni, il primo anno in qualità di volontaria del Servizio Civile Universale, il secondo anno ho volutamente collaborato poiché ero rimasta estasiata dalla figura del poeta e da tutto ciò che si è riuscito a realizzare nelle giornate del Festival. Durante questi anni ho avuto la fortuna di lavorare al recupero di chi era stato Prestigiacomo in quanto uomo, non solo quindi come poeta, in modo da completare il ritratto di un individuo introspettivo e nostalgico della sua terra e renderlo agli occhi di noi concittadini, soprattutto di noi giovani (a cui fino a qualche anno fa era quasi sconosciuto), più reale e vicino.  Per mesi, io e gli altri ragazzi ci siamo occupati di raccogliere le testimonianze di coloro che lo hanno conosciuto e anche diversi materiali inediti che spero potranno essere presto fruibili a tutti. Quest’esperienza mi ha portato a riflettere su cosa sia la cultura, sul fatto che non si trovi soltanto nei libri scolastici, ma che la si possa trovare ovunque, anche nella porta accanto». 

Maurizio S., al primo anno di liceo classico a Cefalù, “poeta maurino” in erba, già vigilissimo incalza: 

«solo con la cultura un paese riesce a crescere e a evolversi. Molti pensano che un piccolo borgo sperduto tra i monti sia la patria dell’ignoranza e dell’arretratezza, deve essere proprio questo il nostro obiettivo: combattere i pregiudizi». 

Un altro giovane maurino, Rosario C., studente di Beni Culturali all’Università di Palermo, sta attualmente lavorando all’inventariazione e alla digitalizzazione del Fondo Paolo Prestigiacomo, dove, per la grande dedizione, ha ritrovato 

«sia un testo interamente dedicato ai compaesani dal titolo I Maurini: uomini tra uomini da cui si evince l’attaccamento del poeta alla sua terra, sia documentazione relativa alla storia del nostro borgo come foto di alcune festività o luoghi nel tempo mutati, tra cui il Convento dei Cappuccini immortalato prima della ristrutturazione. Sono particolarmente compiaciuto del lavoro che si sta portando avanti poiché ho la possibilità di poter contribuire a promuovere la conoscenza del nostro patrimonio con progetti che mirano alla valorizzazione di tutta la nostra storia». 

La testimonianza infine di una figura portante della comunità locale, quella della maestra storica del paese, Maria Grazia R., si sofferma sul laboratorio di poesia svolto nell’ambito delle diverse iniziative collaterali del Festival nell’edizione del 2021 e del 2023: 

«ho avuto il piacere di essere stata coinvolta in questa iniziativa […] oggi mi tornano alla mente i visi dei bambini, le loro espressioni divertite o concentrate, la fatica e l’impegno che molti hanno messo nello scrivere, nel trovare e dare forma ai propri vissuti, a sensazioni, emozioni, sentimenti. I bambini si sono entusiasmati e venivano felici ogni giorno al laboratorio. Hanno colto l’importanza della poesia definendola come un tesoro da custodire, una ricchezza, un valore per tutti. Hanno giocato con le parole, con i suoni, ogni volta era come vivere una nuova e bella avventura: i piccoli hanno saputo offrire a tutta la comunità maurina messaggi straordinariamente significativi». 
San Mauro Castelverde, Festival di poesia 2023 (ph. Alfio Vecchio)

San Mauro Castelverde, Festival di poesia 2023 (ph. Alfio Vecchio)

Dall’edizione della rinascita del 2019 a oggi molto è accaduto: il Premio e il Festival si sono nuovamente accreditati tra gli eventi più importanti in Italia nel campo della poesia riuscendo a suscitare una partecipazione sempre maggiore di poeti, critici e studiosi provenienti dalla Sicilia e nel tempo, sempre più, da tutta Italia [4]. Grazie alla rilevanza via via conquistata dal Festival e in assoluta sintonia con le sue motivazioni più profonde l’artista Flavia Monfrini ha avuto finanziato un importante progetto di ricerca dal Programma Sylff della Tokyo Foundation attraverso il Programma “Idea-Azione” dell’Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe di Palermo: la ricercatrice e attrice, prendendo spunto dall’opera di Paolo Prestigiacomo, intende verificare in che modo la poesia e il teatro possano essere strumento di rigenerazione territoriale; a partire da un’ampia fase laboratoriale, l’obiettivo è produrre nuove narrazioni possibili sul paese generando visioni “altre” che nascono dall’incontro tra diversi spunti narrativi e da una fruizione non convenzionale delle opere letterarie scelte come guida. Infine, nel 2022 è stato vinto il bando Attrattività Borghi Linea B del PNRR che permetterà di dare ulteriore slancio al Premio e al Festival e di creare nel seicentesco collegio delle suore di San Mauro Castelverde la Casa della Poesia Paolo Prestigiacomo, i cui locali saranno sia sede del Fondo Prestigiacomo e centro studi sull’opera e sulla figura di Paolo che aula studio per i giovani del luogo e spazio di incontro e progettazione per le diverse associazioni maurine in vista di una definizione partecipata dei processi di sviluppo locale. 

Il nucleo fondamentale della Casa sarà costituito dalla vasta e preziosa biblioteca personale di Paolo Prestigiacomo, dai suoi numerosi manoscritti inediti e da un ampio repertorio di testimonianze materiali del mondo letterario del secondo Novecento (epistolari e foto soprattutto). Il primo progetto a cui si lavorerà con la Casa della Poesia sarà la proposta dell’itinerario di visita del borgo “Paolo Prestigiacomo”, per imbastire un racconto del paese operato dall’interno, nei luoghi del poeta, con il suo sguardo e con le sue parole. Tra le altre attività programmate vi sono l’edizione critica e la pubblicazione degli scritti inediti di Paolo Prestigiacomo; la valorizzazione di altre figure importanti della storia e della cultura maurina, tra cui quella di Mauro Turrisi Grifeo, già giornalista de L’Ora di Palermo, con la realizzazione di un cortometraggio tratto dalla sua opera Karsa. Racconti di vita siciliana; l’offerta di laboratori di auto-narrazione attraverso la poesia e le altre arti tra cui soprattutto la scultura riportando a galla la tradizione locale di lavorazione per fini decorativi e artistici del caciocavallo, attività unica nel suo genere. 

Il Festival di poesia ha cominciato a marcare anche il tessuto urbano di San Mauro Castelverde. Nel 2022 davanti la casa natale della famiglia Prestigiacomo, che sorge sul confine del paese, dove il paese inizia a  confondersi con il bosco, in una piazzetta che fino a quel momento era servita da parcheggio e non veniva in alcun modo fruita attivamente, l’amministrazione comunale, con lungimiranza, è voluta intervenire con un’azione di decoro urbano inserendo delle panchine colorate, pitturando allo stesso modo la ringhiera che cinge un lato della piazzetta e installando un grande supporto dove sono state riportare le poesie che i bambini hanno prodotto durante il laboratorio di poesia che si è tenuto nel 2021 [5]. 

Da quel momento la piazzetta, a suggello di questa operazione virtuosa di ri-semantizzazione dello spazio pubblico, è stata rinominata Piazzetta Prestigiacomo, ed è stata anche apposta una targa commemorativa sulla facciata della casa natale di Paolo, fino a quel momento un luogo come altri soprattutto per coloro che per ragioni di età non potevano sapere dove fosse la casa natale del poeta. Ogni anno una delle letture poetiche più suggestive del Festival avviene proprio in questa piazzetta.  

Prestiacomo

Paolo Prestigiacomo

Dalla medesima piazzetta, poi, si diparte la via del paese che immette nel centro storico, di cui 300 metri circa, quelli che congiungono la piazzetta con il teatro comunale, sono diventati la “via della poesia”: ai muri laterali della via versi e parti dell’opera poetica e narrativa di Paolo Prestigiacomo accompagnano la passeggiata che conduce alla sua casa, quasi fosse ancora lì ad aspettarci con la sua nota disponibilità alla conversazione. 

Col Festival, in conclusione, stimoliamo nella comunità maurina la capacità di mettere in comune valori e visioni positive e costruttive. Siamo convinti che non ci possa essere sviluppo economico nelle nostre aree interne senza un risveglio sociale e culturale. Crediamo che soprattutto la cultura possa rimettere in circolo energie di cura e di partecipazione rafforzando forme di riconoscimento in connessione con i giacimenti di valore e di senso del luogo. Crediamo che puntare su questa accezione di cultura possa liberare energie di futuro. 

In un contesto che spesso riconosce come unico destino l’emigrazione, il Festival vuole essere una sorta di defibrillatore necessario volto a sprigionare tutte le energie di cui il territorio dispone per rendere concepibili e possibili nuove forme di radicamento. Cosa pensiamo possa essere allora San Mauro Castelverde grazie al Festival? Un luogo dove la poesia non è performance compiaciuta o atto elitario ma lo spazio aperto di una comunione: l’atto indispensabile di auto-coscienza e auto-costruzione di una comunità. 

Dialoghi Mediterranei, n. 65, gennaio 2024 
Note
[1] Discepolo e amico di Aldo Palazzeschi, Paolo Prestigiacomo, trasferitosi nella Capitale per gli studi universitari, morì prematuramente a Roma nel 1992 a 45 anni e nella città capitolina fu tra i protagonisti della stagione letteraria degli anni Settanta e Ottanta. Poche le pubblicazioni di Paolo Prestigiacomo mentre era in vita: oltre alle diverse apparizioni in rivista tra cui quella nell’antologia Il pubblico della poesia di Alfonso Berardinelli e Franco Cordelli e quella, con le prose, su Nuovi Argomenti, si ricordano il libro di poesie giovanili Relitti del mare, la raccolta Grotteschi (Guanda, 1981) e la curatela del carteggio Palazzeschi-Marinetti, Storia di un’amicizia giovanile (Arnoldo Mondadori Editore, 1978). È uscito postumo, nel 1993, L’incantesimo, raccolta di racconti per le Edizioni del Sestante a cura di Gabriella Sica. Un suo racconto, “I giardini dei fiori di malva”, è inserito da Enzo Siciliano nell’antologia Racconti italiani del Novecento uscita nei Meridiani Mondadori (2000). Sue poesie sono presenti poi nell’antologia Parola plurale a cura di G. Alfano, A. Baldacci, C. Bello Minciacchi, A. Cortellessa, M. Manganelli, R. Scarpa, F. Zinelli, P. Zublena (Roma, Luca Sossella, 2005). Parte della produzione poetica giovanile e quasi tutta la sua opera in prosa, tra cui l’autobiografia in due volumi Una famiglia siciliana, sono ancora inedite. Diversi critici dell’epoca ne hanno apprezzato l’opera e riconosciuto la presenza e l’importanza nel panorama letterario dell’epoca, che frequentava assiduamente e che contribuì ad animare in compagnia spesso di Gabriella Sica, con cui fondò la rivista “Prato Pagano” e che oggi è certamente la principale depositaria della sua memoria letteraria
[2] Questa visione della poesia è stata anche oggetto esplicito di un convegno organizzato in una delle giornate dell’edizione 2021 del Festival i cui atti hanno dato luogo alla pubblicazione del volume Diamoci verso. Visioni, pratiche e ricognizioni della poesia in Sicilia a cura di Fabrizio Ferreri e Grazia Calanna (Edizioni Le Farfalle, 2021). “Diamoci verso”, namuni vessu nel dialetto siciliano ovvero, appunto, “muoviamoci”, “agiamo”. Sempre in quest’ottica, nell’edizione del 2022 abbiamo voluto ospitare a San Mauro Castelverde una poetessa russa dissidente, la cui testimonianza nelle giornate del Festival è stata estremamente toccante (è attualmente pubblicata su “L’Internazionale” e su “Le parole e le cose” https://www.leparoleelecose.it/?p=45140). Importante per noi anche il fatto che l’ospitalità si sia concretizzata grazie a una campagna di Crowdfunding che abbiamo lanciato su GoFundMe, con la quale abbiamo raccolto 500€.
[3] Da evidenziare, oltre ai numerosi siti di interesse del borgo, il frantoio e gli ulivi storici immersi in un paesaggio ancora perfettamente preservato (un’associazione partner del Festival propone un momento in cui si impara a conoscere e si degusta l’olio della cultivar “crastu”, presente quasi esclusivamente nel territorio maurino); la Zipline Sicilia, con il suo volo tra le montagne a più di 200 metri da terra a una velocità di 100 km/h; le passeggiate a cavallo nei boschi delle Madonie; l’attraversamento e l’immersione nelle Gole di Tiberio, geosito Unesco fruibile con gommone a remi secondo i principi di un turismo convintamente verde ed ecosostenibile; l’altalena gigante, che permette di dondolarsi nel vuoto sul precipizio di una montagna.  
[4] Il Premio e il Festival, per la visione che via via si è andata costruendo, divenendo azione di rigenerazione civica e socio-culturale, hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti:  dal premio “Civic Place” conferito da Fondazione Italia Sociale (Milano, 2021), al premio “Patria della Bellezza” della Fondazione Italia Patria della Bellezza (Milano, 2021), fino alla menzione speciale “Comete Civiche” conferita da Fondazione Prioritalia insieme all’associazione Il Quinto Ampliamento (di cui è socia la Fondazione Olivetti) in collaborazione con ASviS, Fondazione Unipolis, Forum Terzo Settore, Legambiente, Manageritalia, Master Maris Università Tor Vergata, Network Italiano Società Benefit, NeXt – Nuova Economia per Tutti, Osservatorio Socialis, (Roma, 2022). 
[5] Queste stesse poesie, insieme a foto artistiche del borgo e ad aforismi della tradizione contadina locale, sono confluite anche nel calendario 2022 di San Mauro Castelverde, da sempre uno strumento realizzato con particolare cura dal Comune in quanto rivolto alla folta comunità maurina emigrata negli Stati Uniti e in Canada che “vive” il calendario come ponte sentimentale di collegamento con il paese natale. 
Riferimenti bibliografici
Becattini G. (2015), La coscienza dei luoghi. Il territorio come soggetto corale, Donzelli, Roma.
Magnaghi A. (2010), Il Progetto locale. Verso una coscienza di luogo, Bollati Boringhieri, Torino. 1a ed.: 2000.

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Fabrizio Ferreri, dottore di ricerca in Filosofia, Università Statale di Milano, e in Sociologia dello sviluppo locale, Università Kore di Enna, è attualmente assegnista di ricerca all’Università di Catania. Sociologo del territorio, si occupa di disuguaglianze territoriali con riferimento alle aree interne. È socio della Società dei Territorialisti e di Riabitare l’Italia. Ha fondato e dirige il Festival di Poesia Paolo Prestigiacomo.  

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