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Ripensare l’architettura del vivere con Frank Lloyd Wright

immagine-1-libro-la-fonte-meravigliosadi Laura D’Alessandro

«Andando in giro ho osservato costruzioni e costruzioni in tutto il Paese. E ogni volta che una casa colpiva la mia fantasia venivo a sapere che era stata fatta da lui» [1]. “Lui” è Howard Roark, giovane e talentuoso architetto, deciso a rinunciare a fama e carriera pur di non scendere mai a compromessi con i suoi ideali. È un uomo integro e fedele a sé stesso, che lotta contro i pregiudizi e contro le convenzioni. E lo fa soprattutto con la sua rivoluzionaria architettura. Roark è il protagonista del libro di Ayn Rand The Fountainhead pubblicato negli Stati Uniti nel 1943. Leggendo il volume non si può fare a meno di essere attratti da quest’uomo così fuori dagli schemi e dal carisma magnetico. Difficile staccarsi da un personaggio simile senza provare il desiderio di possedere il suo fascino. La sua figura pervade l’intero romanzo e continua anche dopo aver letto l’ultima pagina.

Ancora oggi il libro resta tra i più amati in America, un libro di culto, un romanzo senza tempo. La trasposizione cinematografica, in cui Roark veniva interpretato da un seducente Gary Cooper, è del 1949 quando il volume contava già mezzo milione di copie vendute. Nonostante il successo del libro, il film non fu apprezzato dal pubblico né dalla critica. Tuttavia, nel corso degli anni vari registi, tra cui Michael Cimino, Oliver Stone, Zack Snyder, affascinati ancora dal romanzo hanno dichiarato l’interesse ad un nuovo adattamento cinematografico.

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dal film The Fountainhead

In Italia, è stato pubblicato nella sua prima edizione nel 1946 con il titolo La Fonte Meravigliosa [2]. La copertina dell’edizione italiana del 1996 [3], colpisce immediatamente per l’iconica immagine de La casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright [4]. Quel “lui”, l’Howard Roark del libro della Rand, altri non è, infatti, che il famoso architetto americano. O meglio, è a lui che la scrittrice si è ispirata portando nel romanzo la figura di un architetto che inaugurava un modo rivoluzionario di concepire e approcciarsi all’architettura. E non solo all’architettura.

Come il protagonista del libro della Rand, Wright non conseguì mai la laurea in architettura. Eppure è ancor oggi considerato uno dei maestri dell’architettura del ventesimo secolo, nonché il fondatore dell’architettura moderna. Per molti è ancora oggi “il più grande architetto americano di tutti i tempi”. Nel 1991 da un sondaggio realizzato dall’American Institute of Architects, emergeva come Frank Lloyd Wright fosse considerato un vero visionario. Intraprese la sua carriera nella città di Chicago nel 1893, partecipando alla sua ricostruzione dopo il Big Fire del 1871 [5], ma viaggerà e lascerà la sua preziosa testimonianza in tutti gli Stati Uniti d’America. I suoi insegnamenti restano validi e sono tuttora fonte di ispirazione in tutto il mondo.

Credeva fortemente e senza riserve nella potenza della relazione tra l’edificio e i suoi abitanti, sostenendo che l’architettura fosse la «Madre di tutte le arti». Era solito affermare che «Senza architettura, la nostra civiltà non ha anima». E in effetti, il suo approccio di stretta relazione fra l’architettura, l’arte e la natura, era tale da fargli dichiarare:

«L’architettura vera è poesia. Un buon edificio, se è architettura organica, è il più grande dei poemi. Il fatto che l’architettura tenga conto della realtà, sia anzi realtà e serva lo spirito della vita mentre lo crea rendendo la vita quotidiana più degna di essere vissuta, non solo non toglie, ma dà ancor maggior contenuto poetico ad un edificio. Necessariamente ogni grande architetto è poeta; egli ha da essere un grande, un originale interprete della sua giornata, del suo tempo, della sua epoca» [6].

E in effetti, Wright era profondamente legato alla cultura americana romantica e vitalistica di fine ‘800, di cui accoglie l’esigenza di un rapporto immediato e diretto con la natura, oltre ad uno slancio verso frontiere sempre nuove da oltrepassare. La ricerca architettonica di Frank Lloyd Wright si è basata soprattutto sul concetto che spazio e natura circostante sono in stretta connessione, in un dialogo costante e che si rinnova continuamente con il mutare del contesto circostante. Costruzione e natura diventano nella sua formulazione teorica, un tutt’uno:

«L’architettura preferisce il “riflesso”, l’atteggiamento naturalmente riposato, la simmetria occulta dell’armonia e del ritmo che esprime il benessere, la grazia e la spontaneità della vita. L’architettura moderna – chiamiamola ora architettura organica – è un’architettura naturale, l’architettura della natura, per la Natura» [7].

architettura-organica-architettura-della-democrazia-9c787923-804e-45d3-b073-76ecce753fa7Da qui nasce l’idea di architettura organica, di fatto divenuta una branca dell’architettura moderna, che accompagnerà Wright in tutta la sua produzione. Un’architettura basata su questa base teorica trainante, si pone a distanza dalla mera ricerca estetica o del semplice gusto superficiale. È un’architettura che promuove un’armonia tra l’uomo e la natura, la creazione di un nuovo sistema in equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale attraverso l’integrazione dei vari elementi artificiali propri dell’uomo.

L’aggettivo “organico” nella riflessione architettonica risale all’inizio del Novecento, ma è sicuramente con Frank Lloyd Wright che questo pensiero prende forma definendone caratteristiche e base teorica. E soprattutto ad applicarle sistematicamente nella realizzazione dei suoi progetti. Wright utilizza il termine organico per la prima volta nel 1908, poi in un famoso articolo del 1914 per Architectural Record, e ancora nel libro Organic Architecture [8], pubblicato nel 1939, come trascrizione di quattro conferenze tenute nello stesso anno al RIBA – Royal Institute of British Architects di Londra. In Italia è Bruno Zevi [9] nel suo libro in Verso l’architettura organica [10] che riprende la filosofia di Wright, ridisegnando in un saggio lo sviluppo del pensiero architettonico negli ultimi cinquant’anni.

La Fallingwater House [11], a noi nota come La Casa sulla cascata, è la testimonianza più esemplare e significativa di “architettura organica”, dove la relazione con il paesaggio diventa anche compenetrazione fisica tra l’edificio e la cascata su cui sorge:

«[…] Mi piace credere che una casa debba esistere come una nobile compagna degli uomini e degli alberi. Per questo una casa deve produrre un’impressione di pace e di grazia, armonizzandosi con la natura» [12].

versoarchitetturaorganica A partire dal concetto di architettura organica occorre recuperare il senso di società organica intesa anche come volano dell’immaginario, di narrazioni, di possibilità di realizzare i propri progetti, di promuovere il rapporto con la natura, di generare emozioni e sorprese. La società organica dovrebbe essere indipendente da ogni imposizione esterna contrastante con la natura dell’uomo. Occorre recuperare la capacità di educare alla vita e alla bellezza dello spazio intorno a noi.

La recente consapevolezza della nostra fragilità legata alla pandemia da Covid-19, ci porta ad un continuo ripensamento delle basi su cui si sviluppa l’intera nostra vita. Non si può uscire da un periodo storico come quello che stiamo vivendo voltando semplicemente le spalle a quanto accaduto. Non è possibile liberarci dalle vibrazioni provate nel corso della lunga solitudine. Non si può soprattutto perché quello che ci è accaduto ci ha aperto gli occhi sulle conseguenze della distruzione progressiva delle risorse naturali del pianeta a seguito del surriscaldamento e delle sue conseguenze climatiche, della riduzione del patrimonio forestale e con esso dell’habitat naturale di molte specie animali con i relativi microorganismi, della riduzione progressiva della biodiversità, dell’inquinamento delle acque e dei terreni. Secondo studi di carattere biologico, biomedico e biosociale, le emergenze virali di oggi sono il portato di un innaturale predominio della specie umana sul resto delle forme viventi e di uno sconvolgimento degli equilibri del pianeta [13].

Rileggere Wright potrebbe essere di grande utilità. Nelle sue parole, si ritrova la forza dirompente di una naturale trasposizione dall’architettura alla società nella sua interezza:

«[…] Fuori dalle terre verso la luce …sì. E non solo la nostra casa, ma tutta la vita! Se non sapremo volere una società organica, non realizzeremo mai un’architettura organica. Costruiremo al massimo qualche edificio per qualche persona conoscendo e tenendo presente il significato, e il valore di questo senso del tutto che stiamo imparando a chiamare “organico”, ma non avremo ancora un’architettura sociale» [14].

E ancora, il richiamo ad una rilettura dello spazio che ci circonda e di ciò che tale spazio accoglie:

 «Che altro indicano le attuali condizioni del mondo intero se non la ricerca di un orientamento quale può essere dato dal nostro ideale di un’architettura organica? Esso è una grande purificatrice oltre che un mutamento, perché è costruttiva».

La speranza per tutti è, dunque, quella che muove da una riflessione collettiva e condivisa per una nuova arte del vivere in grado di farci ritrovare la giusta misura di abitare il nostro tempo.

Dialoghi Mediterranei, n. 47, gennaio 2021
Note
[1] Ayn Rand, La Fonte Meravigliosa, Corbaccio, Milano, 1996: 507
[2] La Fonte Meravigliosa, (traduzione di Giangi Colombo Taccani e Maria Silvi, Collezione I libri d’oro, Milano, Baldini & Castoldi, 1946-1961: 714).
[3] La Fonte Meravigliosa, Corbaccio, Milano 1996.
[4] Frank Lloyd Wright (Richland Center, 8 giugno 1867 – Phoenix, 9 aprile 1959), è stato un architetto, urbanista e teorico dell’architettura statunitense, tra i più influenti del XX secolo.
[5] Il grande incendio di Chicago è stato un evento disastroso che distrusse gran parte della città dall’8 al 10 ottobre 1871. Storicamente è considerata una delle più grandi catastrofi statunitensi del XIX secolo in cui persero la vita centinaia di persone.
[6] Frank Lloyd Wright, L’Architettura organica, Muggiani Tipografo Editore, Milano, 1945: 67
[7] Frank Lloyd Wright, op.cit.: 39.
[8] In Italia il libro è stato pubblicato nel 1945 con il titolo L’Architettura organica, da Muggiani Tipografo Editore, Milano.
[9] Bruno Zevi (Roma, 22 gennaio 1918 – Roma, 9 gennaio 2000) è stato architetto, urbanista, politico e accademico italiano, noto soprattutto come storico e critico d’architettura e fondatore dell’APAO – Associazione per l’architettura organica (1945).
[10] Einaudi, Torino 1945. Edizione inglese Toward an organic architecture, Faber & Faber, London 1950.
[11] Fallingwater House o Casa Kaufman, dal nome del suo proprietario, fu costruita tra il 1936 e il 1939 in prossimità della cascata sul torrente Bear Run nei boschi della Pennsylvania.
[12] Frank Lloyd Wright, op. cit.: 39.
[13] Pandemia e resilienza, Cnr Edizioni, 2020.
[14] Frank Lloyd Wright, op. cit.: 46.

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Laura D’Alessandro, ricercatrice, è laureata in Sociologia, presso Università La Sapienza di Roma e ha conseguito un Master in Cittadinanza europea e integrazione euromediterranea: i beni e le attività culturali come fattore di coesione e sviluppo (Università Roma Tre). Ha pubblicato il saggio Mediterraneo crocevia di storia e culture. Un caleidoscopio di immagini, 2011 (ristampa 2016), sui tipi di L’Harmattan. Ha collaborato con riviste e periodici.

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