Stampa Articolo

Rumori che fanno sottofondo per le stelle

da "segnali di vita"

da “segnali di vita”

di Cinzia Costa

Il tardigrado è un organismo vivente, somigliante nelle fattezze ad una larva o ad un bozzolo, riconosciuto e studiato nel panorama scientifico per una capacità unica tra tutte le specie animali esistenti: quella di sopravvivere per lunghi periodi a condizioni estreme, a cui nessun altro organismo sopravviverebbe. Questi minuscoli invertebrati riescono dunque a “congelare” le proprie funzioni organiche, entrando in una condizione di letargo, al termine della quale si risvegliano assumendo le condizioni vitali precedenti.

La capacità dei tardigradi di ritornare alle condizioni vitali precedenti dopo lunghi periodi di sospensione offre in natura un esempio chiaro e tangibile di ciò che è stato definito come “resilienza”. Questo concetto, nato negli anni ’50 del Novecento nell’ambito della psicologia, è diventato molto noto negli ultimi anni ed è stato impiegato, spesso anche a sproposito, in riferimento alla lunga sospensione (sociale, economica) causata tra il 2020 e il 2022 dalla pandemia globale.

Da questa sospensione (delle relazioni, del frastuono della vita urbana, del lavoro e della ricerca) prende le mosse l’ultimo film del regista Leandro Picarella, “Segnali di vita”. Il film, che racconta le vicissitudini dell’astrofisico Paolo Calcidese a Lignan, un piccolo villaggio valdostano situato nella Valle di Saint-Barthelemy, dopo essere stato presentato in anteprima, lo scorso ottobre, alla Festa del Cinema di Roma, ad aprile ha iniziato il suo tour per i cinema della penisola. Il lungometraggio è prodotto da Qoomoon con Rai Cinema, con la coproduzione di Soap Factory e con il sostegno di Film Commission Vallée d’Aoste, distribuito da Qoomoon e SudTitles,

"Segnali di vita", back stage, di Marta Innocenti

“Segnali di vita”, backstage, di Marta Innocenti

“Segnali di vita” è un film che si muove nella zona grigia tra documentario e finzione. Sebbene in merito alla figura e alle esperienze del protagonista, lo spettatore si trovi a chiedersi cosa è effettivamente successo nella realtà per poi confluire nel film e se ci siano effettivamente delle costruzioni artificiali nella rappresentazione quasi iconica di questo scienziato puro e duro (ndr Paolo Calcidese), per tutto ciò che riguarda tutti gli altri personaggi che gravitano attorno al protagonista, non si è mai tentati di pensare che si tratti di attori e che i loro dialoghi o gesti siano guidati da sceneggiature in favore di una narrazione artefatta.

La trama presenta l’esperienza professionale dell’astrofisico Paolo Calcidese, che si trasferisce a Lignan, una frazione del Comune di Nus dove risiedono poche decine di abitanti, per fare delle ricerche, in quasi completo isolamento, sulle stelle, presso l’Osservatorio astronomico della Valle D’Aosta. Un piccolo robot umanoide di nome Arturo è l’unica compagnia gradita dallo scienziato. Un guasto imprevisto al grande telescopio della struttura, imprescindibile strumento di lavoro per l’astrofisico, cambia però totalmente i piani e costringe Paolo a cambiare rotta e concentrare le sue ricerche sulle persone e sulle loro convinzioni, conoscenze o misconoscenze scientifiche, spostando il proprio sguardo dal cielo alla comunità locale. Un cambiamento accidentale e per nulla gradito dallo scienziato, che si trova a passare da una scienza dura, fatta di percorsi lineari e di lunghi silenzi di riflessione individuale, ad una scienza umana, in cui la ricerca prevede il dialogo, il confronto e la relazione.

Ecco allora che vediamo lo scienziato avvicinarsi alla comunità, prima solo “fisicamente”, recandosi presso le case degli intervistati, e con un certo pregiudizio e malcontento. Alcune delle domande poste sono cos’è il sole? Quanti movimenti fa la terra? Le risposte sono variegate, molto spesso sbagliate o imprecise, basate su luoghi comuni.

La reazione dello scienziato è inizialmente perentoria: qualsiasi risposta sbagliata è da considerarsi indice dell’ignoranza della gente che non appartiene alla comunità scientifica e contribuisce ad aumentare la distanza fra la “vera conoscenza” e la gente comune. Alle risposte a queste domande cominciano però piano piano ad affiancarsi presto altre chiacchiere personali; la presenza di Agata, una bambina di pochi anni, apre un nuovo canale comunicativo portando prepotentemente la vita e le relazioni umane laddove Paolo cercava in tutti i modi di evitarle.

"Segnali di vita", backstage, di Marta Innocenti

“Segnali di vita”, backstage, di Marta Innocenti

“Segnali di vita” è un film che si deposita lentamente, è un racconto delicato che senza grandi scossoni chiama in causa molte questioni collettive e personali, interrogando lo spettatore in prima persona. Tanti sono i temi che si pongono e su cui lo spettatore si trova a riflettere. Centrale è sicuramente il tema delle relazioni umane. Paolo Calcidese, come un Misantropo contemporaneo, fa di tutto per evitare di entrare in relazione con le altre persone, fugge dal mondo rifugiandosi in un villaggio di poche amine, sperando di vivere un felice isolamento. Ciò che emerge, però, è che proprio in una piccola comunità di poche decine di persone le relazioni umane sono l’essenza della vita. Silvia, Severino, Gabriele e Agata e tutta la comunità di Saint Barthélemy, diventano lentamente parte della vita dello scienziato, che capisce che in nessun caso è possibile scappare da se stessi e che è impossibile evitare che i fili delle vite si intreccino.

Un percorso di avvicinamento ed approssimazione che rivela come, ciò che da lontano sembra completamente altro rispetto a noi, da vicino può mostrarsi meno estraneo di quanto si pensasse. L’alterità e il confronto tra mondi diversi, che utilizzano linguaggi diversi, è un altro tema di grande rilievo. Ad un certo punto del film una delle intervistate risponde ad una domanda sull’astronomia facendo riferimento all’energia, in termini di forza vitale. La reazione dello scienziato è molto dura. Calcidese accusa le sue interlocutrici di utilizzare impropriamente dei termini scientifici e di appropriarsi di un linguaggio che non gli appartiene: l’energia è una forza fisica che agisce secondo leggi ben precise e che non ha nulla a che vedere con flussi di forze vitali o qualsiasi altro concetto new age presentato dalle intervistate. L’incomunicabilità fra due mondi emerge in modo irruente nella narrazione e sembra chiudere qualsiasi possibilità di confronto.

A questo episodio decisamente emblematico si affianca però un elemento bizzarro e quasi divertente. Tra le domande del questionario somministrato dall’astrofisico ai suoi intervistati, ne compare una insolita: È vero che siamo fatti di polvere di stelle?

"Segnali di vita", backstage, di Marta Innocenti

“Segnali di vita”, backstage, di Marta Innocenti

La domanda sembra posta quasi in modo canzonatorio, per beffarsi di finte credenze o affermazioni romantiche che nulla hanno a che vedere con la realtà scientifica, e per questo motivo gli intervistati rispondono negativamente. Sorprendentemente però, la risposta è errata, e ad un certo punto della narrazione Paolo Calcidese si imbatte in una convincente spiegazione scientifica secondo cui tutta la materia celeste e terreste è composta dagli stessi elementi, e la Terra stessa si è formata in seguito all’esplosione di corpi celesti. Per questo si può affermare che siamo effettivamente “polvere di stelle”.

Questa spiegazione fornita da Calcidese apre il varco ad un altro tema affrontato dal film, quello della divulgazione scientifica. Come, allegoricamente, gli intellettuali si sono rifugiati per secoli nella propria torre d’avorio, l’astrofisico si rintana dentro le mura dell’Osservatorio astronomico. La Scienza rimane spesso chiusa tra le mura di laboratori o all’interno di consessi destinati ai soli addetti ai lavori. Esiste dunque un modo per aprire un canale comunicativo tra gli scienziati e la gente comune? È possibile trasmettere la conoscenza scientifica a chi non possiede il linguaggio tecnico? Si può entrare in relazione?

da "Segnali di vita" di Leandro Picarella

da “Segnali di vita” di Leandro Picarella

Il film offre un esempio chiaro di come un presidio scientifico di una certa importanza possa condurre una vita del tutto indipendente rispetto al contesto in cui è situato, ignorando ed essendo ignorato dalla comunità locale. Questa ignoranza reciproca, intesa nel senso letterale di mancanza di conoscenza, crea un clima di sospetto o mancanza di fiducia. Il cambiamento di approccio e di prospettiva dello scienziato diventa esplicito nel momento in cui si mobilita per organizzare un evento pubblico all’interno dell’Osservatorio. La struttura apre le porte alla comunità, accogliendo adulti e bambini, e Paolo si impegna per spiegare ai presenti nozioni di astronomia e astrofisica, utilizzando un linguaggio comune, comprensibile a tutti, e aprendo un varco di comunicazione dal valore inestimabile. Non c’è supponenza o presunzione, ma la volontà di conoscere, di conoscersi e di capire. L’Osservatorio diventa uno spazio aperto di confronto e la scienza un patrimonio collettivo, non solo di pochi eletti.

Tutto sommato, tutti noi, scienziati come allevatori, adulti come bambini, siamo solo rumori che fanno sottofondo per le stelle [1]. 

Dialoghi Mediterranei, n.  68, luglio 2024 
Note
[1] Verso della nota canzone di Franco Battiato “Segnali di vita”, che ha ispirato il regista.

________________________________________________________ 

Cinzia Costa, dopo aver conseguito la laurea in Beni demoetnoantropologici all’Università degli Studi di Palermo si è specializzata in Antropologia e Storia del Mondo contemporaneo presso l’Università di Modena e Reggio Emilia con una tesi sulle condizioni lavorative dei migranti stagionali a Rosarno, focalizzando l’attenzione sulla capacità di agency dei soggetti. Si occupa principalmente di fenomeni migratori, soggettività nei processi di integrazione e di progetti di educazione non formale rivolti a giovani italiani e stranieri. Collabora con l’Associazione Sole Luna – Un ponte tra le culture.

______________________________________________________________

 

Print Friendly and PDF
Questa voce è stata pubblicata in Immagini, Letture. Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>