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Costanza, un uomo di tenace concetto

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di Dieter Paas

Nel semestre estivo del 1962, si è dato inizio al progetto di ricerca sulla Sicilia presso l’Istituto di Sociologia ed Etnologia (ISE) dell’Università di Heidelberg [1]. In Sicilia Salvatore Costanza è stato ben presto un interlocutore molto importante per noi professori e studenti che abbiamo preso parte al progetto. Lui stesso ricorda il nostro primo incontro nel settembre del 1973: «Nella sede del quotidiano “L’Ora”, il primo incontro degli studiosi tedeschi con redattori e collaboratori, tra i quali Sciascia e Consolo». I nostri contatti continuarono negli anni a venire, con Salvatore che assume sempre più per noi un ruolo di consulenza, accompagnamento ed amicizia. Così scrive lui stesso:

«Invitato da Roberto Llaryora (membro eminente del Progetto Sicilia di Heidelberg; n.d.a.) ad accompagnare il gruppo dei ricercatori nei percorsi isolani, ho avuto con essi varie occasioni di confronto sulle scelte tematiche … proseguendo poi le conversazioni ad Heidelberg, durante i Seminari (Sizilienforschung) dell’Istituto di Sociologia ed Etnologia» [2].

Nei numerosi incontri e conversazioni che abbiamo avuto a Palermo, alcuni anche nel corso di visite congiunte in luoghi come Monreale, Trapani ed Erice, Partanna e altri, Salvatore non si stancava mai di rispondere alle nostre domande e di darci con grande dettaglio e metodica chiarezza una valutazione di complesse questioni storiche, sociologiche e politiche attuali sulla Sicilia. Le sue spiegazioni erano caratterizzate dal fatto che erano un correttivo empirico ai nostri termini e modelli a volte un po’ astratti o applicati schematicamente che avevamo costruito per comprendere la società e la cultura siciliana. A titolo di esempio, voglio solo citare come Costanza abbia dato vita al modello patrono-cliente, per noi fondamentale, con i suoi riferimenti storici a figure come quella dell’influente politico trapanese Nunzio Nasi (1850-1935), con un carteggio delle raccomandazioni che riflette un intero sistema di relazioni clientelari.

Per me, che avevo scelto i Fasci dei Lavoratori del 1892-1894 come soggetto della mia tesi di laurea, Costanza rappresentava un tesoro; perché già nel 1955 apparve come giovane autore di un saggio sui Fasci dei Lavoratori nella provincia di Trapani, pubblicato nella rinomata rivista “Movimento Operaio” della casa editrice Feltrinelli. Nella prefazione alla mia tesi di dottorato, ringraziai per «le preziose informazioni che ho ricevuto nelle discussioni con il dott. Salvatore Costanza».

Università di Heildeberg

Università di Heildeberg

Costanza ha fatto un’impressione profonda sui partecipanti al Progetto Sicilia durante le sue due visite a Heidelberg. Nel dicembre 1967 tiene in Sicilia una conferenza sul rapporto città/campagna; nel luglio 1968 parlò sulla Sicilia letteraria. Il primo tema è illustrato vividamente attraverso l’esempio del rapporto tra la città commerciale di Trapani, aperta al mare, ed Erice con il suo entroterra rurale. Nel caso di Erice, conoscevamo il contrasto tra la città adagiata sulla montagna con i suoi galantuomini, e i paesi a fondovalle con i loro contadini attraverso la lezione dimostrativa che Costanza ci aveva dato durante le nostre visite all’Isola.

La seconda conferenza, quella sulla Sicilia letteraria, ha affrontato le discussioni siciliane, inizialmente alquanto complesse per noi, sul presunto “Tramonto della cultura siciliana”  (la nota tesi di Giovanni Gentile del 1918), nonché sulla tesi conservatrice del gattopardismo siciliano di Tomasi di Lampedusa – giudizi storici sulla cultura e politica della Sicilia, con cui Leonardo Sciascia non era d’accordo all’inizio degli anni Sessanta, mentre Costanza, nella sua conferenza ad Heidelberg, metteva in questione la critica di Sciascia a Gentile, oltre che a Tomasi di Lampedusa. Questo perché il sicilianismo, l’uso politico del concetto di nazione siciliana di quegli anni del milazzismo sembrava sospetto a Costanza; gli mancava la considerazione delle aspirazioni degli strati sociali inferiori, per lui un aspetto significativo [3].

Ricordo in particolare tre caratteristiche di Costanza: l’apertura intellettuale, l’impegno politico e la solidarietà amichevole. Ciò che è notevole era la sua apertura e generosità nel trattare e scambiare idee con noi, per lo più giovani ricercatori e studenti che venivano da fuori, e ai quali generosamente trasmetteva la sua intima conoscenza della storia e del presente siciliano, riconoscendo che questo incontro gli avrebbe portato anche una qualche acquisizione di conoscenza (Erkenntnisgewinn). Lo sottolinea Marcello Saija nella sua presentazione su La Sicilia ad Heidelberg con le seguenti parole:

«Leggendo la storia che Costanza ci racconta, insomma, ci piace pensare che il flusso della conoscenza non era stato unidirezionale ed anche per Sciascia – oltre che per lo stesso Costanza – percepire e digerire una lettura della Sicilia veduta con gli occhi disincantati di chi era nato e cresciuto a parecchie migliaia di chilometri era stata una esperienza di crescita di tutto rilievo» [4].

copertina_la_liberta_e_la_roba_di_salvatore_costanzaMi è stato chiaro che questa apertura e questa generosità non possono essere date per scontate quando ho visitato nel 1967 in Sicilia un collega di Costanza, anche lui storico, per chiedergli informazioni e suggerimenti per la mia tesi sui Fasci Siciliani. Fu questa la sua reazione: “vengono da noi persone dall’esterno che, sfruttando i nostri molti anni di ricerca, producono le proprie pubblicazioni con poco sforzo”. Questo rammarico per alcune pratiche effettivamente in atto nella comunità scientifica è in parte comprensibile. Appare dunque tanto più notevole il contrasto con l’atteggiamento di apertura di Costanza. Ciò si esprime anche nella sua generosa caratterizzazione dell’incontro con il Progetto Sicilia, che egli qualifica come  “sodalizio di studi”, cioè come una sorta di cooperazione scientifica tra pari.

Un altro esempio dell’apertura e dell’interesse di Costanza per nuove esperienze di storia e cultura al di fuori della Sicilia e dell’Italia sono le sue visite a Heidelberg. Lì abbiamo avuto l’onore e il piacere di mostrargli i luoghi di interesse storico della zona, tra cui Strasburgo. Abbiamo vividi ricordi della sua esclamazione guardando la facciata della cattedrale di Strasburgo: “Ma è il duomo di Palermo!”. !”. Rimase colpito dall’alta architettura gotica della cattedrale di Strasburgo, ma fece subito interessanti confronti storici con lo stile architettonico bizantino-arabo-normanno della cattedrale di Palermo, anch’essa con alcuni elementi architettonici gotici.

Abbiamo ammirato e condiviso l’impegno politico di Costanza per una Sicilia socialmente più giusta, che si esprime non solo nei suoi scritti scientifici a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta, ma anche nella sua collaborazione al quotidiano palermitano L’Ora, congeniale per noi. Il suo impegno politico si basava su chiari principi etici, plasmati dalla conoscenza storica della Sicilia e dell’Italia. Con questo in mente, per usare le parole di Sciascia, vorrei dire che Costanza era un uomo di tenace concetto.

Ma Costanza coniugava questa fermezza di princìpi con la capacità di riconoscere e analizzare situazioni politiche e sociali concrete nella loro specificità, evitando così giudizi schematici. Un’esperienza che ho condiviso con lui può illustrare questa capacità: nel luglio 1968, all’inizio del movimento studentesco, che ha fatto scalpore anche a Heidelberg, siamo andati a un’assemblea studentesca (teach-in) nell’aula 13, il più grande auditorium di quella Università. Si trattava di una protesta contro l’intervento degli Stati Uniti in Vietnam. Uno dei leader dell’SDS (Lega Socialista degli Studenti) di Heidelberg ha parlato dei princìpi della lotta antimperialista, che ha spinto Costanza a ironizzare un po’ sull’eccessivo rigorismo ideologico (Prinzipienreiterei). Dapprima rimasi un po’ perplesso che il Costanza, che stimavo un uomo di principi, si fosse espresso così; in seguito capii, tuttavia, che le interpretazioni dogmatiche di principi giusti erano controproducenti.

con Roberto J. Llaryora

Dieter Paas con Roberto J. Llaryora (a sx)

Costanza teneva molto alto il valore dell’amicizia. Un’amicizia duratura lo legò a Roberto Llaryora del Progetto Sicilia, con cui comunicava da anni dopo il soggiorno di ricerca a Partanna nel 1965. Era ben informato sui risultati della ricerca svolta da Llaryora in Sicilia, che egli – insieme a W.E. Mühlmann – presentò con le pubblicazioni su Clientelismo e potere in Sicilia (1968) e su Onore, rango e stratificazione sociale in un agro-città siciliana (1973). Poi Llaryora scrisse a Costanza che sta per pubblicare un lavoro sulle origini della mafia in epoca spagnola [5].

Nel marzo del 2019 Salvatore Costanza ha dedicato il libro La Sicilia ad Heidelberg al nostro comune amico Roberto con queste parole: «Nel ricordo di Roberto J. Llaryora, scomparso a Veghel (Olanda) il 28 marzo 2015».

Dialoghi Mediterranei, n. 51, settembre 2021
Note
[1] Dieter Paas – Salvatore Costanza, La Sicilia ad Heidelberg. Esperienze di un sodalizio di studi, Màrgana Edizioni, Trapani 2019: 15
[2] Ibidem: 46
[3] Ibidem: 67
[4] Marcello Saija, Presentazione di La Sicilia ad Heidelberg, Salina, febbraio 2019: 12
[5] Llaryora ha informato Costanza che lui aveva analizzato fonti storiche del Seicento negli archivi siciliani al fine di ricercare tracce della mafia nelle strutture e dinamiche politico-sociali del vicereame. Pertanto, il suo approccio era diretto contro i tentativi di identificare una società segreta criminale di origine spagnola, sia con il nome mafia, sia con il nome camorra o n’drangheta. Come sappiamo, ha scoperto anche queste tracce struttural-dinamiche di clientelismo politico, ma purtroppo a quanto pare non ha pubblicato i suoi risultati.
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Dieter Paas, ha conseguito ad Heidelberg il dottorato in Sociologia. Professore nell’Università di Heidelberg (1967-1972 e 1974-1979), e in quella Cattolica di Santiago del Cile (1973-1974), ha poi diretto, in Messico, dal 1980 al 1992, la Fondazione Friedrich Naumann. Dal 1993, è Consultor (e jefe de misión) della Commissione Europea e delle Nazioni Unite per i progetti di cooperazione internazionale nel campo dello sviluppo rurale e sociale dell’America Latina. Tra le sue pubblicazioni, El maestro rural (1980), La cuestión económica en las organizaciones autogestivas (1990), La empresa social. Un modelo de organización viable? (1992), Conciencia, ganancia o castigo? Moviles de la acción ecologica (1992), oltre a numerosi studi e progetti su «ecosistemi e sviluppo sostenibile» nelle zone rurali dell’America Latina.

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