di Andrea Lattuca
Il popolo siciliano ama le feste, l’allegria, la socialità, il teatro. Il forestiero, il turista, il curioso, è uno spettatore gradito e rispettato e, spesso, privilegiato.
Chi viene in Sicilia, certamente non si annoia. Si emoziona, si indigna, si incanta, si suggestiona o si smarrisce.
La Sicilia è una miniera di tradizioni, in un contesto ove popoli, provenienti da tutte le direzioni cardinali, sono passati o si sono insediati, lasciando ogni volta tracce del proprio passaggio.
Le feste, anche quelle religiose, quando esprimono rappresentazioni estranee o eterodosse rispetto alla Chiesa, riconducono ancora al passato, al deposito involontario di memorie, materiali e orali, per quella veicolarità propria delle tradizioni.
La festa religiosa testimonia di due aspetti. Può infatti esprimere consolazione, rassegnazione e accettazione della gerarchia sociale come condizione umana nella convinzione che senza l’aiuto di un intercessore non si può ottenere nulla da Dio.
Da qui il culto possessivo e ossessivo della figura dei santi patroni, i quali nella loro potenza oscurano, e in certi casi annullano, l’esistenza del Padreterno. È questa una caratteristica della religiosità meridionale che sembra in realtà riguardare tutte le classi sociali, ma con particolari accenti ed eccessi presso i ceti popolari.
L’altro aspetto è quello della rivendicazione sociale: la festività religiosa offre l’occasione per affermare un momento di indipendenza, di riscatto e di autorità popolare.
Fotografare le feste religiose in giro per la Sicilia significa per me raccontare la storia di tanti uomini, di tante famiglie convocate in nome di un’idea del sacro che li unisce e li riconosce in comunità.
Fotografare è un po’ condividere i loro gesti, partecipare alla sacra rappresentazione, mescolarsi nel flusso delle azioni concitate, delle preghiere e delle invocazioni, dei sentimenti e delle emozioni collettive.
Ogni volto è una storia di vita da raccontare, un desiderio, un bisogno, una promessa.
Sono solo un testimone di quello che vedo, dell’umanità che cerco di documentare nelle sofferenze, nell’esaltazione, nella gioia e nella penitenza.
Dialoghi Mediterranei, n. 69, settembre 2024
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Andrea Lattuca, fotografo di Enna, che ha iniziato all’età di 13 anni con una Zenith analogica e ha intensificato l’attività dal 2008. Non ha un genere preferito ma spazia dove lo porta il cuore e lo sguardo. Ha esposto in diverse mostre personali e collettive e sue foto si trovano in numerose pubblicazioni editoriali.
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