Il 29 gennaio 1912, durante lo ‘sciopero del pane e delle rose’ proclamato dall’Industrial Workers of the World (IWW), sindacato militante radicale del movimento operaio statunitense, e attuato dai tessili di Lawrence, Massachusetts [1], moriva Anna Lo Pizzo (1878-1912), un’immigrata siciliana, uccisa dalla polizia [2]. Il giorno successivo, sempre a Lawrence, subì la stessa tragica sorte anche il giovane musicista originario del Monte Libano John Ramey (1895-1912) [3], mentre il 22 ottobre, circa sei mesi dopo la fine dei disordini, l’immigrato lituano Jonas Smolskas (1885-1912) venne percosso a morte per il solo fatto di avere appuntata sul bavero della giacca una spilla dell’IWW. Dell’assassinio della trentaquattrenne buccherese furono ingiustamente e pretestuosamente incriminati gli italo-americani Arturo Giovannitti (1884-1959), poeta e scrittore, e Joseph Ettor (1885-1948), entrambi figure di spicco dell’IWW, insieme a Joseph Caruso, un semplice operaio. Anche grazie a un’imponente mobilitazione internazionale, il 23 novembre dello stesso anno i tre accusati furono fortunatamente assolti [4].
Episodi come quelli appena descritti costituiscono di fatto le prime avvisaglie della cosiddetta ‘Prima Paura Rossa’ (First Red Scare): a partire dal 1917, con l’entrata degli USA nel Primo conflitto mondiale e a seguito dello scoppio della Rivoluzione d’Ottobre in Russia, un diffuso timore dell’influenza di comunisti, socialisti e anarchici sulla società americana e della loro infiltrazione nel governo cominciò a diffondersi nel Paese. Ebbe così inizio un’accesa campagna, che si protrasse fino al 1920, contro il radicalismo di sinistra e, durante gli anni della guerra, contro il dissenso pacifista. I mezzi di informazione esacerbarono tali forme di paura e isteria tra l’opinione pubblica americana alimentando sentimenti manifestamente razzisti e xenofobi: gli immigrati – soprattutto gli italiani o quelli provenienti dall’Europa orientale –, la maggior parte dei quali versavano in condizioni di estrema povertà, erano generalmente percepiti come individui pericolosi perché potenzialmente capaci di imprevedibili atti violenti e sovversivi.
Inoltre, leggi quali l’Espionage Act (1917) e il Sedition Act (1918) condannavano pressoché ogni genere di opinione, espressa attraverso la stampa oppure in pubblico, che mettesse in cattiva luce il governo degli Stati Uniti e il suo sforzo bellico. Rientra in tale contesto anche la cause célèbre degli anarchici italiani Nicola Sacco (1891-1927) e Bartolomeo Vanzetti (1888-1927), arrestati nel 1920 con la falsa accusa di duplice omicidio. A differenza dei loro connazionali Giovannitti, Ettor e Caruso, i due sventurati non poterono scampare alla sedia elettrica (la sentenza venne inesorabilmente eseguita il 23 agosto 1927). I fatti di Lawrence del 1912 dimostrano che oltreoceano anche gli immigrati di origine mediorientale provenienti da quella vasta regione denominata all’epoca Grande Siria ottomana (che comprendeva anche il Monte Libano), e pertanto identificati indiscriminatamente come ‘turchi’ dagli americani in quanto sudditi della Sublime Porta, erano guardati con sospetto.
Il 17 luglio 2023, in occasione del centenario di The Prophet (Il profeta), il titolo più celebre e acclamato del poeta-pittore libanese residente negli Stati Uniti Kahlil Gibran (Ǧubrān Ḫalīl Ǧubrān, 1883-1931), pubblicato a New York per i tipi dell’editore Knopf (odierna Random House) nel settembre del 1923, si è tenuto a Beirut, presso la Lebanese American University (LAU), un convegno internazionale patrocinato dal Center for Lebanese Heritage, sotto la direzione del poeta, scrittore, critico letterario e giornalista Henri Zoghaib. Diversamente da tutti gli altri interventi, il mio personale contributo all’evento non era incentrato sul celebrato long-seller, ad oggi tradotto in più di cento idiomi in tutto il mondo, bensì sulla scoperta di alcune informazioni finora sconosciute riguardanti l’attività politica del suo autore. Quanto riferito di seguito costituisce una sintesi ragionata in lingua italiana di una sezione del mio paper relativa a quella che potrebbe sembrare a tutti gli effetti una sorta di fantasiosa spy story, ma che è invece la ricostruzione di circostanze reali e documentate [5].
Il 12 agosto 1918, Edgar B. Speer, agente speciale del BOI (Bureau of Investigation) – nucleo originario dell’attuale FBI (Federal Bureau of Investigation) –, inviò da Pittsburgh ai suoi colleghi di New York un telegramma che riportava una segnalazione trasmessa da un certo Tremble, probabilmente uno dei loro informatori locali. Il contenuto del messaggio recitava:
«Tremble informa da fonti confidenziali che Kahlil Gibran, uno straniero siriano con uno studio d’arte al terzo piano di West 10th Street, è in possesso di una consistente quantità di materiali di propaganda pacifista e bolscevica. Tremble suggerisce che una perquisizione dell’alloggio del soggetto potrebbe rivelarsi utile».
I sospetti del BOI su Gibran erano sostenuti da un qualche fondamento? Quando, il 30 maggio 1911, conobbe ed eseguì un ritratto di Charles Edward Russell (1860-1941), membro del Socialist Party of America (SPA) e fondatore della National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), in una lettera alla sua mecenate e intima amica Mary Elizabeth Haskell (1873-1964), Gibran espresse tutto il suo entusiasmo per quell’incontro:
«E indovina cosa ho fatto oggi pomeriggio? Il ritratto di un uomo che ammiri tanto, ma proprio tanto: Charles Russell. È stata una grande gioia disegnare il suo volto non comune e parlare con lui di arte in generale e dell’eterna questione del Vicino Oriente» [6].
Mary, dal canto suo, era vicina ad alcuni dei principali socialisti statunitensi dell’epoca, tra cui William English Walling (1877-1936), cognato di sua sorella Frederika Christina Haskell (1880-1973). Fu peraltro la stessa Haskell che nel 1913 prestò a Gibran il volume di Walling The Larger Aspects of Socialism [7], insieme ad altri volumi sull’argomento, che il suo protetto mostrò di aver apprezzato particolarmente:
«Anch’io ho letto molto sul socialismo. Per me è il movimento umano più interessante dei tempi moderni. Ciò non significa che io sia d’accordo con tutti i suoi princìpi. Ma è qualcosa di poderoso, e credo subirà molti cambiamenti prima di poter diventare una forma di governo» [8].
Anche Gibran poteva annoverare tra le sue conoscenze numerose personalità più o meno direttamente collegate con gli ambienti socialisti e comunisti newyorkesi, quali Charlotte Teller (1876-1953) [9], Orrick Johns (1887-1946) [10], Joseph Gollomb (1881-1950) [11], John Reed (1887-1920) [12], Rose Pastor Stokes (1879-1933) [13], Percy Stickney Grant (1860-1927) [14] e Randolph Bourne (1886-1918) [15]. Basterebbe questo a fare di lui un socialista o un comunista? Probabilmente no, sebbene egli abbia diverse volte dichiarato di guardare a quell’ideologia con sincero rispetto e curiosità, così come fece del resto anche con gli eventi del 1917 in Russia:
«La Grande Guerra sta cominciando a rivelare il suo vero significato. I cambiamenti in Russia rappresentano soltanto l’inizio, altri Paesi seguiranno. Credo che in breve tempo, diciamo venticinque anni, la coscienza delle razze creerà governi per le razze. Il vecchio Sé della razza umana sta morendo velocemente – il nuovo Sé sta sorgendo come un giovane gigante. La Germania e l’Austria già cominciano a intravedere il loro futuro – e coloro che governano attualmente l’Austria e la Germania sono spaventati. Le porte del Paradiso sono ormai spalancate e non c’è potere sulla terra che possa richiuderle. Lo spirito di ieri non esiste più e la voce di ieri è ormai soltanto un’eco lontana. Il domani avrà il suo proprio spirito e la sua propria voce. E lo spirito del domani è la giustizia, la voce del domani è la giustizia. È tutto così meraviglioso, Mary, e sono felice che noi due siamo testimoni di questo cambiamento epocale. E tu sai bene, Mary, che nulla succede per caso agli esseri umani, anche se questi potrebbero non essere affatto consapevoli di ciò che sta accadendo loro. La vita ha le sue stagioni. Ormai il respiro della primavera è nell’aria, e non c’è zar o kaiser a questo mondo in grado di riportare indietro le lancette del tempo» [16].
Anni dopo, l’8 febbraio 1921, a proposito della figura del Cristo, a lui così cara, Gibran disse alla Haskell: «Gesù aveva due concezioni dominanti: il regno dei cieli e una coscienza critica acutamente costruttiva. Ai nostri giorni sarebbe chiamato bolscevico e socialista». Il 19 luglio 1921 le disse ancora:
«Gli Inglesi hanno sempre amato i Turchi. Non fosse stato per gli Inglesi, i Turchi sarebbero stati scacciati fuori dell’Europa dai Russi, e i popoli del Vicino Oriente sarebbero stati liberi, o sarebbero stati inglobati dalla Russia. Meglio la Russia che la Turchia, perché la Russia è giovane e piena di forza creativa» [17].
L’ammirazione per la Russia – per lo spirito, la cultura, la letteratura e l’arte russi –, che Gibran nutriva da ben prima della Rivoluzione d’Ottobre [18], basterebbe a fare di lui un simpatizzante del movimento bolscevico? Certamente no. Resta dunque da porsi un’ultima cruciale domanda: Gibran era un pacifista? Al riguardo, non si può né si deve dimenticare il suo coinvolgimento nella causa indipendentista siro-libanese. Come scrisse in una lettera alla Haskell del 20 aprile 1917:
«Mi trovo nel mio ufficio in centro e sto lavorando per la Siria. Dal giorno in cui l’America ha fatto causa comune con i governi alleati, i siriani e i libanesi di questo Paese hanno deciso di unirsi all’esercito francese che si prepara ad entrare in Siria. Con l’aiuto di alcuni siriani di New York sono riuscito a organizzare un ‘Comitato di Volontari per la Siria e il Monte Libano’» [19].
Di certo Gibran era ben consapevole del fatto che il suo incarico ufficiale di segretario addetto alla corrispondenza in lingua inglese per un comitato il cui scopo era quello di promuovere l’arruolamento volontario di cittadini siro-americani per combattere al fianco della Francia era in netto contrasto con il suo ruolo di primo piano all’interno della redazione di un mensile letterario quale «The Seven Arts». La rivista, fondata nel 1916 a New York da James Oppenheim (1882-1932) [20], a partire dal 1917 aveva infatti iniziato a pubblicare vari editoriali dai toni anti-interventisti a firma dello stesso fondatore, come pure di altri autori quali John Reed e Randolph Bourne. Già prima del lancio del mensile, Gibran sapeva che la sua collaborazione con un pacifista come Oppenheim avrebbe suscitato il disappunto dei suoi colleghi siriani del comitato, ma non sembra che la cosa lo abbia dissuaso dal continuare a offrirgli il proprio sostegno. Il 23 luglio 1916 disse alla Haskell: «A Oppenheim piace ciò che faccio – e a me piacciono le sue idee […]. Intende pubblicare tutto quello che ho composto in inglese […]. Ma alcuni siriani ce l’hanno con me perché ho accolto il suo invito» [21]. Circa un anno più tardi, il 27 luglio 1917, còlto forse da una crisi di coscienza, tentò di giustificarsi con l’amica per l’evidente ambiguità delle sue posizioni politiche:
«Sai quanto io stimi Oppenheim, anche se la penso in modo opposto rispetto a lui riguardo al da farsi in questa guerra […]. Sono contro la guerra, ma proprio per questo motivo voglio farne uso a mio vantaggio. È la mia arma. Io sono per la giustizia – e quindi voglio trarre vantaggio da questa grande ingiustizia […]. E Oppenheim sa come la penso. È venuto da me – lo sai, viene sempre a farmi visita per conversare – e gliel’ho detto. Non voglio danneggiare la rivista e loro non vogliono perdermi. Non potrei in alcun modo deluderli, quindi tanto vale lasciare che le cose vadano come devono andare. Ai miei amici siriani questo non piace – e molti di loro non hanno capito che io sono ancora nella redazione del mensile, nonostante la pubblicazione dei suoi ultimi editoriali» [22].
Nel mese di ottobre il dilemma di Gibran riguardo alla sua collaborazione con «The Seven Arts» si risolse da sé, dal momento che il periodico dovette cessare ogni attività a causa di gravi difficoltà finanziarie. Il 10 novembre, confidò a Mary che stava perfino meditando di partire lui stesso per il fronte allo scopo di dare il buon esempio ai suoi compatrioti residenti negli Stati Uniti: «Se mi arruolo io, altri lo faranno» [23]. Tra la sua cerchia più ristretta di connazionali, Mikhail Naimy (Mīḫā’īl Yūsuf Nu‘aymah, 1889-1988) fu alla fine il solo a partire davvero, quando, nel giugno 1918, venne inviato sul fronte franco-tedesco [24].
Dei suoi sodali siro-libanesi di New York, alcuni, come lui, erano cristiani maroniti, altri erano di fede greca ortodossa. Molti di questi ultimi avevano studiato presso le scuole fondate in Medio Oriente dai missionari russi – come Naseeb Arida (Nasīb ‘Arīḍah, 1888-1946), fondatore di «al-Funūn» (‘Le arti’), e i fratelli Abdulmassih Abdo Haddad (ʻAbd al-Masīḥ ʻAbduh Ḥaddād, 1890-1963) e Nudra Abdo Haddad (Nadrah ʻAbduh Ḥaddād, 1881-1950), fondatori di «al-Sā’iḥ» (‘Il viaggiatore’) –, e perfino nella Russia zarista, come nel caso di Naimy, che, tra il 1906 e il 1911, aveva frequentato il seminario diocesano di Poltava, nell’attuale Ucraina. Negli USA, dal 1916 fino allo scoppio della rivoluzione bolscevica, Naimy aveva anche lavorato come vicesegretario per conto del consolato russo a Seattle, Washington, come dattilografo presso gli uffici newyorkesi della Marina Mercantile russa, e infine come viceispettore per conto dell’Impero russo presso la “Bethlehem Steel Co.” a Bethlehem, Pennsylvania, una ditta che riforniva di armi l’Impero zarista. Anche Arida in giovinezza fu scelto per studiare un anno in Russia mentre frequentava con lo stesso Naimy una scuola di missionari ortodossi a Nazareth, in Palestina, ma non poté recarvisi a causa dello scoppio del conflitto russo-giapponese (1904-1905). Tutti gli scrittori arabo-americani appena citati erano perfettamente russofoni.
Per quanto riguarda invece il maronita Ameen Rihani (Amīn Fāris al-Rīḥānī, 1876-1940), questi non aveva mai intrattenuto rapporti diretti con la Russia – se si esclude la sua amicizia con l’eminente arabista Ignaty Krachkovsky (1883-1951), conosciuto a Beirut nel 1910 – né conosceva la lingua russa, ma l’ideologia socialista esercitò senza dubbio una profonda influenza su di lui e sul suo pensiero [25], e il movimento bolscevico divenne finanche l’argomento di un suo saggio composto tra il 1919 e il 1920 [26]. Nel giugno 1916, insieme a Najeeb S. Maloof (Naǧīb Šāhīn Ma‘lūf, 1865-1916), danaroso commerciante libano-americano, Rihani aveva fondato a New York il Syrian-Mount Lebanon Relief Committee allo scopo di raccogliere negli Stati Uniti aiuti umanitari da destinare ai sinistrati della Grande carestia del Monte Libano (1915-1918). Tale comitato, di cui Gibran era stato nominato segretario, aveva cooperato con l’American Committee for Armenian and Syrian Relief, fondato l’anno prima per sensibilizzare l’opinione pubblica americana in merito all’immane tragedia del Genocidio armeno perpetrato dall’Impero ottomano a partire dal 1915. Tra le principali ragioni dell’eccidio e delle deportazioni vi era il timore nutrito dai Giovani Turchi, il cui governo si era insediato in Turchia nel 1908, che, in caso di guerra, gli Armeni potessero allearsi con i Russi, loro acerrimi nemici. Gibran, come d’altronde molti dei suoi sodali, aveva più volte dichiarato pubblicamente di sostenere la causa armena. Le sue posizioni apertamente filo-armene erano state interpretate da qualcuno come filo-russe, e poi, dopo il 1917, come filo-bolsceviche? Sta di fatto che egli fu il solo del proprio stesso entourage a destare l’attenzione del BOI.
In quanto nazionalista arabo, pur avendo lasciato definitivamente la sua terra d’origine molti anni prima, Gibran era ben avvezzo a guardarsi sempre le spalle da quelle che egli definiva «spie turche», ma quasi certamente non avrebbe mai potuto immaginare di avere dei nemici anche tra gli americani. In una pagina del suo diario del 26 dicembre 1917, Mary Haskell annotò una confidenza inaudita riferitale dall’amico:
«“So che c’è una nuova taglia sulla mia testa – non che me ne preoccupi più di tanto… L’altro giorno ho ricevuto una lettera anonima […]: ‘La Turchia non è morta – e può raggiungerti ovunque tu sia. Se non la smetti di fare ciò che fai…’. Non ricordo le parole precise con cui proseguiva la frase [scrive Mary], ma il senso era più o meno ‘… presto non sarai più vivo per continuare a farlo’, con l’aggiunta del solito disegno di un pugnale insanguinato. “Se gli agenti turchi avessero davvero intenzione di uccidermi qui a New York, certo non verrebbero a dirmelo. Ad ogni modo ho telefonato immediatamente al Dipartimento di Giustizia per sporgere denuncia”. […] Poi [Kahlil] mi ha mostrato una cicatrice che ha sul braccio procuratagli da uno sparo d’arma da fuoco che l’aveva colpito quando si trovava a Parigi[27] – un attentato alla sua vita da parte dei turchi! Non me ne aveva mai fatto cenno prima. Il colpo era stato esploso da distanza ravvicinata, ma fortunatamente senza esiti fatali» [28].
Per il Gibran artista e scrittore, i mesi che intercorsero tra l’autunno del 1917 e l’estate del 1918 furono particolarmente intensi e fruttuosi. Quaranta tra i suoi dipinti e disegni furono esposti presso le Knoedler Galleries di New York. Inaugurò inoltre la sua collaborazione con la Poetry Society of America e ultimò la composizione di due nuovi libri: la sua prima opera in inglese, The Madman (Il folle), che sarebbe stata pubblicata nell’ottobre del 1918 [29], e un lungo poema in arabo dal titolo al-Mawākib (Le processioni), che venne però dato alle stampe solo nel marzo del 1919 [30]. Nello stesso periodo, si dedicò anche alla composizione di alcuni capitoli di quello che sarebbe diventato il suo capolavoro indiscusso, The Prophet.
Il telegramma dell’agente Speer fu inviato da Pittsburgh, a più di 600 chilometri da New York, dove Gibran risiedeva. L’intellettuale libanese aveva forse qualcosa a che fare con quella città lontana? Nell’estate del 1918 egli aveva accettato dall’amica scrittrice bostoniana Marie Tudor Garland (1870-1949) l’invito a trascorrere alcuni giorni di vacanza presso una tenuta di campagna nel Massachusetts. Vi soggiornò tra il 12 aprile e il 6 maggio, e durante quelle settimane conobbe Franklin Felix Nicola (1860-1938), un facoltoso uomo d’affari e collezionista d’arte originario di Cleveland che si era trasferito proprio a Pittsburgh alcuni anni prima. Nicola, che stava finanziando di tasca propria la pubblicazione di un opuscolo a supporto dell’autodeterminazione dei Paesi dell’Europa orientale, chiese a Gibran di potervi includere Defeat, My Defeat (Sconfitta, mia Sconfitta), una lirica che il poeta aveva appena composto. Mary Haskell ebbe modo di leggerne i versi soltanto nell’ultima decade di maggio, a pubblicazione ormai avvenuta:
«Cara Mary, mi pare di averti già parlato del Sig. Nicola di Pittsburgh, e di quanto egli ami i miei lavori – e della bella lettera che mi ha scritto a proposito della mia poesia in prosa Sconfitta. L’ha apprezzata a tal punto da pubblicarla come un’opera a sé in un’edizione di pregio (e senza che io ne sapessi nulla), ritenendo che essa possa essere di conforto per coloro che vedono nella cosiddetta sconfitta la fine della vita attiva o creativa. Te la invio in duplice copia – e spero ti piaccia. E qualora dovessi trovare delle imprecisioni nel mio inglese, ti prego di farmelo sapere. Non è mai troppo tardi per conoscere i propri errori» [31].
L’opuscolo, pubblicato privatamente per commemorare la disfatta della Serbia a opera dell’Impero ottomano nella battaglia della Piana dei Merli, in Kosovo, nel 1389, è intitolato Serbia. “O Grave Where Is Thy Victory?” (‘Serbia. “O tomba, dov’è la tua vittoria?”’). Il componimento di Gibran, preceduto da una breve introduzione, occupa una singola pagina non numerata:
La seguente lirica è stata composta per la Serbia da Kahlil Gibran, poeta e personalità di spicco di origine siriana residente nel nostro Paese. La pubblichiamo qui come segno di quella fratellanza che unisce tutte le nazioni oppresse e sofferenti.
Sconfitta, mia Sconfitta, mia solitudine e riservatezza,
tu sei a me più cara di mille trionfi
e più dolce al mio cuore di tutta la gloria del mondo.
Sconfitta, mia Sconfitta, conoscenza di me stesso e sfida,
per te mi scopro ancora giovane e dal piede veloce
e non cadrò nella trappola di vane corone d’alloro.
In te ho trovato un’appartata quiete
e la gioia di essere disprezzato ed evitato.
Sconfitta, mia Sconfitta, mia scintillante spada e scudo,
nei tuoi occhi ho letto che essere posti sul trono è divenire schiavi,
essere compresi è essere rimpiccioliti,
essere còlti non è che giungere a pienezza
e come frutti maturi cadere e lasciarsi consumare.
Sconfitta, mia Sconfitta, audace mia compagna,
tu ascolterai le mie canzoni e i miei pianti e i miei silenzi,
nessun altro all’infuori di te mi parlerà di battiti d’ali
e della forza dei mari e di montagne che ardono nella notte,
e tu sola scalerai la parete rocciosa e ripida della mia anima.
Sconfitta, mia Sconfitta, mio coraggio immortale,
tu e io rideremo insieme con la tempesta,
e insieme scaveremo tombe per tutto quanto muore in noi,
e ci ergeremo dinanzi al sole col nostro fermo volere
e pericolosi saremo per tutti [32].
Il 31 maggio, la Haskell scrisse all’autore per ringraziarlo di quel dono prezioso e inaspettato:
«Ti benedico, mio caro, per avermi inviato Sconfitta. Sì, mi piace moltissimo. Quei versi recano con sé i venti e le voci dei grandi spazi interiori – insieme a qualcosa di sorprendente, simile ai lampi d’estate. E non ci sono errori nell’inglese. Mi piacerebbe magari offrirti solo qualche piccolo suggerimento, se siamo ancora in tempo e se ne hai voglia» [33].
Ma prima di ricevere questa lettera da Mary, il 29 maggio Gibran gliene scrisse un’altra per raccontarle di una cena cui aveva preso parte in compagnia di alcune personalità illustri, e che si era tenuta il 26 dello stesso mese in casa della poetessa e scrittrice americana Corinne Roosevelt Robinson (1861-1933), membro del Partito Repubblicano e moglie dell’uomo d’affari Douglas Robinson Jr. (1855-1918). La donna era sorella minore dell’ex presidente Theodore Roosevelt Jr. (1858-1919) e zia della futura First Lady degli Stati Uniti, Eleanor Roosevelt (1884-1962), moglie del presidente Franklin Delano Roosevelt (1882-1945). I genitori di Corinne erano Theodore Roosevelt Sr. (1831-1878), magnate e filantropo, e la socialista Martha Stewart Bulloch (1835-1884). Oltre a Gibran, gli altri commensali erano il senatore repubblicano Henry Cabot Lodge (1850-1924), il generale Leonard Wood (1860-1927) e Alexander Lambert (1861-1939), docente universitario, medico e direttore dei soccorsi civili della Croce Rossa americana in Francia durante il primo conflitto mondiale. La circostanza, di cui Gibran fece un breve resoconto a Mary, è solo uno tra gli innumerevoli esempi utili a comprendere quanto influenti fossero le sue conoscenze e fino a quale punto egli fosse a diretto contatto con i più alti vertici dell’establishment americano dell’epoca:
«Domenica scorsa ho cenato a casa di Corinne Roosevelt Robinson in compagnia del senatore Lodge, del generale Leonard Wood e del dott. Lambert, il capo chirurgo della Croce Rossa. È stata una serata straordinaria, e abbiamo parlato della guerra. Sono rimasto davvero molto colpito da quegli uomini insoliti perché ognuno di loro è un esperto nel proprio campo. C’è qualcosa nel generale Wood che tocca nel profondo. È una vera forza della natura, una risorsa che sarebbe davvero necessaria in questo momento, eppure sfortunatamente inutilizzata. Ho appreso domenica che non presterà servizio in Francia L’intera faccenda mi angustia così tanto che sono stato tentato dallo scrivergli una lunga lettera[34]. Le esperienze vissute dal dott. Lambert in Francia sono estremamente emozionanti e lui sa come raccontarle. È un abile affabulatore. Invece il senatore Lodge si interessa di letteratura – sta perfino scrivendo un saggio su La tempesta di Shakespeare!» [35].
L’11 luglio Gibran tornò a raccontare a Mary di Franklin Nicola e di un ulteriore incontro avuto con lui un paio di giorni prima:
«Il sig. Nicola, il ricco uomo di Pittsburgh, è venuto a trovarmi due giorni fa – e poi abbiamo cenato insieme. È l’individuo più paterno che abbia mai conosciuto, sulla sessantina, per niente altezzoso, e dotato di una comprensione profonda e religiosa della vita, dell’arte e degli esseri umani. Mi ha detto che vorrebbe allestire, con l’aiuto del poeta Haniel Long[36], una mostra dei miei quadri a Pittsburgh per la prossima primavera. Credo che lo farà davvero: quell’uomo è in grado di realizzare qualunque cosa desideri a Pittsburgh» [37].
Potrebbe esserci una connessione tra Nicola – con la conseguente pubblicazione di Sconfitta – e la segnalazione partita dagli uffici del BOI di Pittsburgh? Chi fu a denunciare Gibran? Con ogni probabilità non lo sapremo mai. Quanto alla poesia, quando in seguito l’autore decise di inserirla in The Madman e Mary si offrì di rimetterci mano, quell’offerta venne respinta: «Ormai è in stampa, ed è troppo tardi per apportarvi cambiamenti. E dopo tutto non ha importanza. Forse non avrei mai dovuto includerla nel libro» [38]. C’era una particolare ragione per escludere quella lirica dal volume? Un’altra domanda destinata a rimanere senza risposta.
Il 10 agosto Gibran partì per Cohasset, un piccolo comune della contea di Norfolk, Massachusetts. Aveva infatti accolto l’invito a trascorrere qualche giorno di villeggiatura presso la dimora estiva dell’amica Julia Manning, una signora dell’alta società bostoniana, al 53 di Bow Street. L’artista vi si trattenne fino al 27 dello stesso mese:
«Avrei voluto fermarmi qui ancora per qualche giorno, ma sembra che sia il comitato siriano sia il sig. Knopf abbiano bisogno di me. […] Le giornate trascorse qui sono state piuttosto fruttuose. Ho aggiunto sette nuove ‘processioni’ al mio poema in arabo. Il fatto è che ciascuna di esse reclama una nuova tavola illustrativa. Perciò vedi, Mary, come io non sia pressato soltanto da questioni che sono al di fuori di me, ma anche dentro di me. Tuttavia non mi lamento, perché Dio con me è sempre buono e generoso» [39].
Gibran e Mary riuscirono finalmente a incontrarsi nel suo studio-appartamento a New York il 31 agosto. Nessuno dei due avrebbe mai potuto immaginare ciò che era accaduto proprio in quell’abitazione soltanto qualche giorno prima. Giovedì 15 agosto 1918, a un’ora imprecisata, approfittando dell’assenza del padrone di casa, Rayme Weston Finch, agente del BOI a New York, insieme al collega Vladimir J. Lazovich, si recò presso gli ‘Studios’, al 51 West 10th Street, tra la Quinta e la Sesta Avenue a Manhattan, New York. Costruito nel 1857, il ‘Palazzo degli Studi’ era il primo edificio moderno progettato ad esclusivo beneficio degli artisti, e Gibran vi si era stabilito nel settembre 1911, dopo aver lasciato l’appartamento di Boston che aveva condiviso fino a poco prima con la sorella Marianna (Maryānā Ḫalīl Ǧubrān, 1885-1972).
Nel maggio 1913, si era trasferito dal primo al terzo piano dell’immobile, insediandosi definitivamente in un alloggio un po’ più ampio che egli considerava un vero e proprio rifugio rispetto alla metropoli tentacolare e che proprio per questa ragione era solito definire ‘l’Eremo’ (al-Sawma‘ah, in arabo). Probabilmente nottetempo, varcato il portone principale al pianterreno, gli agenti Finch e Lazovich salirono di soppiatto le tre rampe di scale dello stabile. Raggiunto il pianerottolo dell’Eremo, ne aprirono senza difficoltà la porta d’ingresso e vi si introdussero senza produrre rumori che avrebbero potuto attirare l’attenzione dei vicini, alcuni dei quali dovevano essere senz’altro informati del fatto che Gibran si trovava in vacanza fuori città. Non è dato sapere quanto sia durata l’operazione, ma gli esiti della stessa, a giudicare dai due rapporti ufficiali che furono puntualmente stilati da entrambi gli agenti, appaiono oggi alquanto comici e grotteschi. Finch scrisse:
«In data odierna, con l’impiegato speciale Lazovich, è stata effettuata una perquisizione completa dello studio al 51 W. 10 St. Gibran non è in città da diverse settimane. Attualmente alloggia presso tale Julia Manning, Bow Street, Cohasset, Mass. Gibran è un artista, che dorme, mangia e lavora in uno studio-monolocale all’indirizzo di cui sopra. È in possesso di un’ampia biblioteca e di una grande quantità di corrispondenza. La biblioteca è quella tipica di un artista, con volumi di poesia ecc., e la corrispondenza è principalmente con donne, di tipo sentimentale. Non abbiamo rinvenuto nell’appartamento neppure una lettera, un opuscolo, un fascicolo, un volume oppure altro materiale che possa suggerire una qualche implicazione da parte del soggetto con i bolscevichi e neppure una simpatia per il loro movimento. Il caso è da ritenersi chiuso, a meno che l’ufficio di Pittsburgh non fornisca ulteriori dettagli».
Il rapporto di Lazovich del 21 agosto 1918 confermò sostanzialmente quanto già dichiarato dal suo collega:
«Un telegramma da Pittsburgh, datato 12 agosto a firma Speer, suggeriva che presso lo studio del soggetto al 51 West 10th Street poteva trovarsi materiale di propaganda o letteratura di tipo bolscevico ecc. Con l’agente Finch si è proceduto a un’ispezione completa dell’alloggio del suddetto. Il soggetto era assente perché in vacanza a Cohasset, Mass. Abbiamo trovato un’ampia biblioteca e una grande quantità di corrispondenza. C’era corrispondenza varia con donne e nella biblioteca non è stato rinvenuto nulla che possa indicare una qualche attività eversiva del soggetto oppure una sua vicinanza al movimento bolscevico».
Il fascicolo aperto su Kahlil Gibran da parte del BOI non contiene altri materiali. Con ogni probabilità, da Pittsburgh non giunse alcuna ulteriore informazione, e così il caso fu definitivamente archiviato. Per ragioni di carattere scientifico, si riporta qui di seguito la trascrizione completa e letterale nell’originale inglese dei due documenti inediti menzionati nel presente articolo (ivi inclusi tutti i refusi e gli errori grammaticali e di punteggiatura). Per le rispettive fonti d’archivio, si rimanda alle note.
Report made by: R.W. Finch
Place where made: New York City
Date when made: Aug. 16. 1918
Period for which made: Aug. 15
Title of case and offense charged or nature of matter under investigation:
IN RE: KIBEL GIBRAN[40] – Suspected Bolsheviki
Statement of operations, evidence collected, names and addresses of persons interviewed, places visited, etc.:
With regard to telegram from Pittsburgh dated August 12th, signed Speer, Acting, reading:
“Tremble advises from confidential sources Kahlil Gibran a Syrian alien with art studio third floor west 10 Street has in his possession considerable mass peace propaganda.literature of Bolsheviki type. Suggest search of effects may prove valuable.”
Today, with Special Employee Lazovich, a complete search was made of the studio at 51 W. 10 St. Gibran has not been in the city for several weeks. His address is now care of Mrs. Julia Manning, Bow Street, Cohasset, Mass. Gibran is an artist and sleeps, eats and works in the one room studio at the above address. He has a large library and a great quantity of correspondence. The library is purely one such as an artist would have, embracing poems, etc., and the correspondence is mainly from women, written in a sentimental vein. There was not one letter, pamphelt, booklet, book or other matter found in this apartment to suggest any connection on his part with the Bolsheviki or even that he was a sympathizer in this movement.
This investigation closed unless the Pittsburgh office furnishes more information[41].
***
Report made by: V.J. Lazovich.
Place where made: New York City.
Date when made: Aug. 21. 1918.
Period for which made: Aug. 15.
Title of case and offense charged or nature of matter under investigation:
IN RE: Gibran Kahlel – Alleged Bolshevik.
Statement of operations, evidence collected, names and addresses of persons interviewed, places visited, etc.:
Telegram from Pittsburgh, dated August 12, signed Speer, acting, has been received advising that in the subject’s Studio at 51 West 10th Street, might be found considerable mass peace of propaganda, literature of Bolshevik type etc.
With Agent Finch, proceeded to the above address and made a complete search of the subject’s room. Subject was absent spending his vacation in Cohasset, Mass. We found a large Library and a great quantity of correspondence. The correspondence was miscellaneous from women and in the Library could not be found a single book which would indicate the subject’s radical activities or even that he was a sympathiser in their movement.
See Agent Finch report of even date [42].
Dialoghi Mediterranei, n. 65, gennaio 2024
Note
[1] L’espressione ‘Bread and Roses Strike’ rimanda alla celeberrima poesia Bread and Roses (‘Il pane e le rose’) di James Oppenheim, pubblicata per la prima volta sul numero di dicembre 1911 di «The American Magazine»: 214. Il titolo della lirica era a sua volta ispirato a un discorso pubblico che la suffragetta e attivista americana Helen M. Todd (1870-1953) aveva tenuto qualche mese prima. Lo slogan adottato dalle scioperanti – che non soltanto intendevano ottenere un salario più equo, ma anche rivendicare il proprio diritto a un’esistenza quantomeno decorosa – recitava: «We want bread, but we want roses, too» («Vogliamo il pane, ma vogliamo anche le rose»). Lo ‘sciopero del pane e delle rose’ (11 gennaio-14 marzo 1912), nato come una mera rivendicazione salariale, si tramutò ben presto in una più ampia lotta in difesa della dignità del lavoro, dei lavoratori e soprattutto delle lavoratrici.
[2] Anna Maria Lo Pizzo era nata a Buccheri, in provincia di Siracusa, il 26 novembre 1878. Figlia di Gaetano Lo Pizzo e Giuseppa Ramondetta, era emigrata negli Stati Uniti nel 1909. Dal certificato autoptico si apprende che la donna era nubile, e che un proiettile l’aveva colpita al petto, aveva attraversato il pericardio e aveva reciso l’arteria polmonare, provocando una fatale emorragia interna.
[3] Originario di Falougha (Fālūġā), il sedicenne stava partecipando alle manifestazioni come suonatore di cornetta al seguito di una banda musicale composta da altri libanesi, quando fu trafitto alla schiena dalla baionetta di un soldato della Guardia Nazionale.
[4] Cfr. F. Medici, Arturo Giovannitti, anima migrante – The Walker / Il Camminatore, «incroci», XXII, 44, luglio-dicembre 2021: 7-25.
[5] Cfr. F. Medici, Kahlil Gibran between the Great Famine of Mt. Lebanon and the First Red Scare in the USA. Unpublished and Secret Documents, «Mirrors of Heritage», Special Issue – Centennial of The Prophet, Lebanese American University (LAU), September 2023: 176-225.
[6] Mio amato profeta. Lettere d’amore di Kahlil Gibran e Mary Haskell, a cura di V. Hilu, Introduzione all’edizione italiana di I. Farinelli, Paoline Editoriale Libri, Milano 2007: 64.
[7] W. E. Walling, The Larger Aspects of Socialism, The Macmillan Company, New York 1913.
[8] Lettera di Gibran a Mary Haskell, 4 novembre 1913 (cfr. The Letters of Kahlil Gibran and Mary Haskell. Visions of Life as Expressed by the Author of “The Prophet”, arranged and edited by A.S. Otto, Smith & Company Compositors – Southern Printing Company, Houston 1970: 279).
[9] Charlotte Rose Teller, nota anche con lo pseudonimo maschile di John Brangwyn, era una scrittrice e socialista americana. Fu Mary Haskell a presentarla a Gibran nel gennaio 1908. Nel 1911 la donna ebbe una breve relazione amorosa con lo scrittore libano-americano Ameen Rihani, sodale di Gibran.
[10] Il poeta Orrick Glenday Johns fu membro attivo del Partito Comunista degli Stati Uniti d’America negli anni Trenta del XX secolo nonché redattore del periodico marxista «New Masses».
[11] Giornalista e scrittore di origine russa, era membro attivo del movimento laburista, poi del Partito Socialista d’America e dell’IWW. Per la sua intervista a Gibran, cfr. J. Gollomb, An Arabian Poet in New York, «The New York Evening Post», March 29, 1919: 1.
[12] John ‘Jack’ Silas Reed fu un giornalista, poeta e comunista americano che sostenne attivamente la causa sovietica in Russia unendosi per un breve periodo alle Guardie Rosse nel 1918. Fu inoltre tra i cofondatori del Partito Comunista Laburista d’America nel 1919. Quando morì a Mosca, fu tumulato come eroe dell’Unione Sovietica presso la necropoli del muro del Cremlino.
[13] Fu un’attivista socialista, scrittrice e femminista americana, tra i membri fondatori del Partito Comunista Laburista d’America.
[14] Noto come il ‘chierico radicale’, era un ecclesiastico episcopaliano protestante americano, noto per le sue posizioni socialiste e per il suo supporto alla causa operaia. Viveva a New York a pochi isolati dall’alloggio di Gibran.
[15] Randolph Silliman Bourne, scrittore, intellettuale e giornalista progressista, era considerato il portavoce della gioventù radicale durante gli anni del primo conflitto mondiale.
[16] Lettera di Gibran a Mary Haskell, 18 marzo 1917 (Otto: 519).
[17] Mio amato profeta, cit.: 397-398.
[18] Gibran era tra l’altro un grande estimatore della musica e dei musicisti russi. Oltre alla sua predilezione, ad esempio, per il violinista ebreo russo Mischa Elman (Mikhail Saulovich Elman, 1891-1967), è degna di menzione la sua profonda amicizia con il baritono Vladimir Resnikoff (1890-1920), di cui realizzò anche un ritratto a carboncino.
[19] Otto: 524. Il Syrian-Mount Lebanon Volunteer Committee fu fondato nel 1917 a New York dal medico e attivista politico libanese di fede cristiana protestante Eyyoub George Tabet (Ayyūb Ǧirǧis Tābit, 1875-1947).
[20] Ne era vicedirettore Waldo David Frank (1889-1967), e la redazione includeva letterati americani del calibro di Robert Frost (1874-1963), Louis Untermeyer (1885-1977), Edna Kenton (1876-1954), Van Wyck Brooks (1886-1963), David Mannes (1866-1959) e Robert Edmond Jones (1887-1954). Gibran era il solo immigrato a farne parte.
[21] Cfr. J. Gibran & K. Gibran, Kahlil Gibran: His Life and World, Interlink Books, New York 1991: 298.
[22] Ibid.: 304-305.
[23] Ibid.: 305.
[24] Cfr. N. Naimy, The Lebanese Prophets of New York, American University of Beirut, Beirut 1985: 98.
[25] Cfr. E. Sensenig-Dabbous, Bolshevism and the Orient: Ameen Rihani and John Reed; R. Gould, Ignaty Krachkovsky’s Encounters with Arabic Literary Modernity through Ameen Rihani, 1910-1922; M.A. Rodianov, Ameen Rihani’s Heritage in Russia, in Ameen Rihani’s Arab-American legacy: From Romanticism to Postmodernism, Introduced by N.B. Oueijan, Notre Dame University Press, Beirut 2012: 133-153, 325-362; N. Hajjar, The Politics and Poetics of Ameen Rihani. The Humanist Ideology of an Arab- American Intellectual and Activist, Tauris Academic Studies, London 2010.
[26] A. Rihani, The Descent of Bolshevism, The Stratford Co., Boston 1920.
[27] Gibran aveva soggiornato a Parigi dal 1908 al 1910 come studente di pittura presso la rinomata Académie Julian.
[28] Cfr. J. Gibran & K. Gibran, cit.: 306. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America non fu in grado di identificare i mittenti della lettera né si adoperò in alcun modo per proteggere l’incolumità di Gibran.
[29] K. Gibran, The Madman. His Parables and Poems, Knopf, New York 1918. L’autore firmò il contratto con l’editore Alfred Abraham Knopf (1892-1984) il 20 giugno 1918.
[30] Ǧubrān Ḫalīl Ǧubrān, al-Mawākib, Maṭbaʻat Mir’āt al-Ġarb al-Yawmiyyah, New York 1919.
[31] Lettera di Gibran a Mary Haskell, 21 maggio 1918 (Otto: 572).
[32] Poeti arabi della diaspora, versi e prose liriche di Kahlil Gibran, Ameen Rihani, Mikhail Naimy, Elia Abu Madi, traduzione e cura di F. Medici, presentazione di K.J. Boloyan, prefazione di A.A. Rihani, Stilo Editrice, Bari 2015: 118-119.
[33] Otto: 573.
[34] Nell’imminenza dell’ingresso degli USA nel primo conflitto mondiale previsto per l’inizio del 1917, il candidato più probabile per guidare le forze americane in Francia sembrava essere il maggior generale Frederick Funston (1865-1917), che tuttavia morì di infarto nel mese di febbraio. Diversi eminenti politici repubblicani, tra cui lo stesso Henry Cabot Lodge, suggerirono allora per l’incarico il nome di Leonard Wood. Nonostante tale sostegno, quando gli Stati Uniti entrarono in guerra in aprile, le precedenti critiche di Wood all’amministrazione Wilson indussero il Segretario alla Guerra Newton D. Baker (1871-1937) a designare invece John J. Pershing (1860-1948).
[35] Otto: 572-573. Per il saggio su Shakespeare, cfr. Edward Everett Hale, Prospero’s Island, Introduction by H. Cabot Lodge, Dramatic Museum of Columbia University, New York 1919: 1-30.
[36] Il poeta e scrittore statunitense Haniel Long (1888-1956) era un caro amico di Gibran. Il suo poema più noto, The Marvelous Adventure of Cabeza de Vaca, è conosciuto in Italia con il titolo La meravigliosa avventura di Cabeza de Vaca.
[37] Otto: 586.
[38] Diario di Mary Haskell, 31 agosto 1918 (cfr. J. Gibran & K. Gibran, Kahlil Gibran: His Life and World, cit.: 319).
[39] Lettera di Gibran a Mary Haskell, 26 agosto 1918 (Otto: 591-592).
[40] La medesima scrittura erronea del nome di Gibran si ritrova anche nell’elenco telefonico di New York risalente a quel periodo (cfr. R.L. Polk & Co.’s 1915 Trow General Directory of New York City, Embracing the Boroughs of Manhattan and the Bronx, New York 1915, vol. 128: 768).
[41] Series: Old German Files, 1909-21; Case Number: 271536; Case Title: Suspected Bolsheviki; Suspect Name: Kibel Gibran; Roll Number: 686; Page: 1; FBI Case Files; Publication Title: Investigative Case Files of the Bureau of Investigation 1908-1922; Content Source: The National Archives; Publication Number: M1085; Collection Title: Investigative Reports of the Bureau of Investigation 1908-1922; Publisher: NARA [The U.S. National Archives and Records Administration]; Short Description: NARA M1085. Roll: boi_german_257-850_0121
[42] Series: Old German Files, 1909-21; Case Number: 266969; Case Title: Alleged Bolshevik; Suspect Name: Gibran Kahlel; Roll Number: 681; Page: 1; FBI Case Files; Publication Title: Investigative Case Files of the Bureau of Investigation 1908-1922; Content Source: The National Archives; Publication Number: M1085; Collection Title: Investigative Reports of the Bureau of Investigation 1908-1922; Publisher: NARA; Short Description: NARA M1085; Roll: boi_german_257-850_0114.
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Francesco Medici, membro ufficiale dell’International Association for the Study of the Life and Work of Kahlil Gibran (University of Maryland, College Park), è tra i maggiori studiosi a livello internazionale dell’opera gibraniana. Del celebre scrittore e artista arabo-americano ha curato e tradotto in Italia numerosi scritti, mentre molti dei suoi saggi sull’autore sono stati pubblicati anche all’estero, principalmente in Libano e negli Stati Uniti, oltre che in Europa. La sua bibliografia critica e le sue traduzioni si estendono ad altri eminenti letterati mediorientali della diaspora americana di inizio XX secolo, quali Ameen Rihani, Mikhail Naimy, Elia Abu Madi. Suoi articoli riguardanti la cultura islamica e la letteratura araba in generale sono comparsi su diversi periodici. Si è occupato anche di letteratura italiana moderna e contemporanea, in particolare di Giacomo Leopardi, Luigi Pirandello, Arturo Giovannitti e Mario Luzi, al quale ha dedicato una monografia.
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