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Storia di un’amicizia: in memoria di Arnaldo Nesti

Arnaldo Nesti

Arnaldo Nesti

di Andrea Banchi 

A fine agosto è scomparso nella sua casa fiorentina, nel quartiere di Santo Spirito, Arnaldo Nesti, dopo un periodo di salute precaria.

Non è riuscito a vedere la XXXI Summer School on Religion di San Gimignano che aveva fondato con alcuni colleghi animati dalla sua stessa passione. Aveva 92 anni, ma i suoi interessi erano sempre vivi.  

Alcuni cenni della sua biografia 

Prete della diocesi di Pistoia, dove aveva fondato il Centro Studi Sociali, riferimento di molte associazioni cattoliche, si trasferì a Roma nel 1962 per studi teologici e sociologici. Dalla sua tesi di laurea su Gramsci derivò un particolare interesse per la religiosità popolare. Dal 1968 fu docente di Sociologia della religione all’Università Pontificia Marianum dei Servi di Maria di Roma. 

Nel ‘70 era frattanto uscito il suo volume L’altra Chiesa in Italia, una ricerca edita da Mondadori, che ebbe grande successo e manifestò la ricchezza e la varietà delle comunità di base sorte dopo il Concilio. Il libro ebbe recensioni assai positive, anche negli ambienti cattolici, ma nel ‘71 la CEI ne diede invece una valutazione severa. Ne derivò l’espulsione di Nesti dalla docenza universitaria e anche dall’attività diocesana di Pistoia. Arnaldo si trovò così improvvisamente senza casa e senza mezzi. Iniziò una più ampia collaborazione con IDOC  (Centro internazionale di documentazione e comunicazione di Roma) e la sua rivista e fu invitato dal prof.  Carbonaro a svolgere attività didattica gratuita alla Facoltà di Magistero di Firenze. 

L’anno successivo ebbe l’incarico di docenza a Firenze, dove rimase trent’anni, ed inoltre divenne direttore della rivista IDOC internazionale, ampliando le conoscenze e i rapporti di lavoro e di amicizia sia con la Russia, sia verso l’America Latina. 

Nesti con pochi altri colleghi ha portato in Italia lo studio della sociologia della religione, con una attenzione particolare al religioso implicito, alla religiosità popolare e alle sue manifestazioni, alle realtà minori in cui si intrecciano antropologia culturale, storia locale, religione, potere. Parecchi i libri che riportano i suoi studi, e qui se ne segnala solo una parte: Le fontane e il borgo. Il fattore religione nella società italiana contemporanea (1982), Terra betinga. Quotidianità e istituzioni in Agliana nel Novecento (1988), Il silenzio come altrove (1989), Vita di Palazzo (1994), Fra villaggio e mondo (1996), Il cattolicesimo degli italiani (1998), Provincialia. Scavi sull’identità degli italiani (1999), I labirinti del sacro (2000), A cosa credono quelli che dicono di credere (2002), Alle radici della Toscana contemporanea. Vita religiosa e società dalla fine dell’Ottocento al crollo della mezzadria (2008), Il mio Novecento. Passioni dentro e fuori il mondo cattolico (2009), Individualismo familismo. Spunti di storia e antropologia sociale degli italiani (2016),  La scomunica. Cattolici e comunisti in Italia (2018), L’incerto domani. Spiragli spirituali (2020). 

51-curadlkl-_ac_uf10001000_ql80_Per un profilo umano e scientifico

Arnaldo era uno studioso di grande finezza, un intellettuale che sapeva destreggiarsi nel mettere a confronto le più ataviche tradizioni con le mode culturali del momento. Ho avuto la fortuna di frequentarlo assiduamente negli ultimi anni delle sue riflessioni, andavo a trovarlo in casa con Marisa, un’amica comune. Scambiavo con lui conversazioni che non si riferivano solo agli ambiti dei suoi studi, salvo trattassimo le vicende della sua rivista “Religioni e Società”, o le iniziative culturali di ASFeR (Associazione per lo Studio del Fenomeno Religioso). Capitava spesso che confrontassimo le rispettive esperienze familiari, le vicende storiche e politiche delle nostre cittadine, le nuove prospettive della Chiesa di Francesco di fronte ai mutamenti mondiali, le innovazioni teologiche. Ci divenne usuale aprirsi anche a considerazioni personali.

Il piacevole confronto, come fossimo al tavolo d’un caffè, si svolgeva con linguaggio quotidiano. Anche gli argomenti più leggeri erano però affrontati con la voglia di comprenderne gli aspetti profondi e meno ovvi.

La nostra frequentazione era iniziata nel 2018. Finalmente in pensione partecipai con mia moglie alla Summer School, seguendone i lavori incentrati su “La religione oltre le religioni”. Ne rimasi colpito, per i temi, i partecipanti, il dibattito, l’intrecciarsi della convivialità con il confronto scientifico, la profonda amicizia dei fondatori, il piacevole spirito che animava gli incontri. Al centro della rete di contatti, degli scambi e delle relazioni di questo ritrovo qualificato ed ameno, c’era sempre il nostro professore. Sornione, sembrava a volte assente o distratto, per fiondarsi poi a cogliere aspetti rilevanti e particolari, riannodando sempre lo studio con la concretezza della vita, la ricerca storica sociologica antropologica con l’ordinaria semplicità popolare di tirare avanti.

Presi l’abitudine di visitarlo spesso, mesi successivi. Mi chiedeva di aiutarlo riordinandogli appunti e testi raccolti sul desktop del PC sui temi che poi avrebbe trasferito in testi di maggior respiro. Iniziammo anche a sentirci per telefono. I contatti via via più fitti hanno fatto sorgere una stima reciproca, e poi anche un’amicizia che, a cavallo del lockdown per il Covid, ci ha portato ad approfondimenti specifici, mentre il professore sdipanava i capitoli de L’incerto domani che ne riportano gli echi. Ricerche e ragionamenti che ci accaloravano e aggiungevano temi alle domande sul futuro.

9788825531336_0_536_0_75Rimaneggiati più volte, i capitoli riportano infatti un percorso di riflessione interiore che mette a fuoco le vicende critiche del pensiero religioso contemporaneo di fronte alla vita e alla morte, che divenne da allora per Arnaldo un argomento ricorrente.

Marco Politi e Manuela Del Re hanno parlato di questo testo come di una mappa di riferimento, uno strumentario che aiuta ad orizzontarsi di fronte agli interrogativi dell’uomo del XXI^ secolo. Augusto Cavadi ne ha apprezzato l’apertura al post teismo, il riferimento alla spiritualità laica di Etty Hillesum e di Dietrich Bonhoeffer. Per me il libro è l’elenco delle nostre ansie, cariche di disorientamento, l’anticipazione dei nuovi paradigmi che cambiano il mondo e che ci chiedono un supplemento di responsabilità, consapevoli che “se il chicco di grano non muore non porta frutto”.

Fu in seguito a questa esperienza, alla lettura del lavoro di ricerca del vescovo Spong e alle discussioni che ne seguirono, che volli organizzare a Borgo San Lorenzo, con l’Università dell’età libera del Mugello, Vino nuovo in otri nuovi, un ciclo di conferenze sul rinnovamento della teologia incentrato sul nuovo paradigma post teista. Il professore volle essere partecipe come relatore, ma fu anche ascoltatore e commentatore. Vi parteciparono Simona Scotti, Claudia Fanti e don Ferdinando Sudati. Il pubblico, all’inizio incuriosito, s’infervorò e intervenne con passione ai dibattiti. Arnaldo, che pareva sempre al centro d’ogni discorso, sorrideva beato, chiudeva gli occhi e si godeva la tensione che attraversava gli animi. Poi, con studiata calma e con consumata sapienza, rispondeva e suggeriva, concludeva e spronava.

Scrisse anche un testo da consegnare ai partecipanti di quelle conferenze in cui ben più chiaramente di solo alcuni mesi prima sposava il paradigma post religionale affermando la convinzione che «le religioni così come le conosciamo siano destinate a lasciare spazio a qualcosa di nuovo e non ancora facilmente prevedibile, ma sicuramente aprendo all’insopprimibile dimensione spirituale dell’essere umano un futuro ricco di straordinarie possibilità».

Riprendendo a vederci nei mesi successivi, il professore ci coinvolse, me e Marisa, nella sua scelta di donazione al Comune di Peccioli del suo patrimonio documentario (biblioteca e archivio) e di ricerca di come finanziare borse di studio per studenti provenienti dalle aree povere del mondo, finalizzate allo studio dei temi che gli erano cari: scienze sociali, sociologia, antropologia, storia, religione. Materie intrecciate ai fenomeni contemporanei dei flussi migratori, della terza guerra mondiale a pezzi, dei cambiamenti climatici, dell’evoluzione delle religioni e della nuova sensibilità spirituale.

Arnaldo maturò in quei mesi la decisione di donare il suo appartamento, dopo la sua morte, ad una fondazione che acquisendolo garantisse il finanziamento delle borse di studio che gli stavano a cuore. Ha mostrato così la stessa generosità che nella sua attività di docenza ha sempre riversato su quanti hanno seguito le sue lezioni. Disponibile, prodigo di indicazioni di approfondimento e di  letture da svolgere, ricco di suggestioni e di riferimenti in altri ambiti documentari, dunque affascinante nel costruire ipotesi di lavoro nelle quali coinvolgere gli studenti facendoli partecipi e poi protagonisti dell’avventura della conoscenza. 

Arnaldo Nesti nella Biblioteca a Barbiana

Arnaldo Nesti nella Biblioteca a Barbiana

È questa sensibilità che volevo illustrarvi, della sua bonomia e delle facezie scambiate a pranzo con i commensali tanti altri potranno sicuramente raccontare. Arnaldo ha lasciato a me, e anche a tanti altri amici, la leggerezza del suo modo d’osservare il mondo. Non era, ovviamente, superficialità. Si trattava invece d’ironia e di autoironia, ma anche di saggezza, necessità di lasciare uno spazio di mistero, d’inconoscibilità, non pretendendo di comprender tutto delle cose e dell’animo umano. Poi lascia la sua curiosità verso fenomeni sociali e persone, perché riteneva che i primi non erano comprensibili, né verificati, senza una conferma che venisse da quanti vi erano coinvolti. Era attirato dal contatto con persone comuni (commercianti, preti, insegnanti, sfaccendati, studentesse) e vi si consegnava senza remore, senza fretta.

Infine un aneddoto che amava raccontare. Pur non conoscendo direttamente don Milani andò alle sue esequie a Barbiana e quando l’anziana perpetua Eda Pelagatti lo vide, vestito da prete, gli disse subito: “E lei cosa ha combinato per essere quassù?” Ne aveva tratto un merito, come fosse una medaglia. 

Dialoghi Mediterranei, n. 71, gennaio 2025
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Andrea Banchi, in pensione da alcuni anni., ha svolto attività di lavoro nel Comune di Borgo San Lorenzo (FI), prima bibliotecario, poi dirigente, infine direttore generale. Ora svolge attività volontaria con l’associazione Auser-Università dell’età libera del Mugello, organizza e realizza iniziative di cineforum, nonché conferenze di divulgazione dell’economia non capitalistica.

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