di Laura Leto
Uno degli obiettivi della mia ricerca sulla storia e lo stato dell’arte dell’originario Lazzaretto di Palermo è volto alla sensibilizzazione – dei cittadini palermitani e di chiunque altro fosse interessato al tema – alla conoscenza di questo luogo che attualmente è spogliato di ogni sua connotazione identitaria. Seppur chiamato Cimitero “degli Inglesi”, non è neanche più un ‘luogo dei morti’, dal momento che si dice che non vi riposi più alcun defunto [1]. I suoi monumenti sono per lo più distrutti, annullando così qualsiasi scopo celebrativo per il quale erano stati realizzati, rendendo vani tutti i riti ad essi collegati per l’elaborazione del lutto e la sublimazione del dolore, cancellando la funzione che ha il monumento stesso: evocare il ricordo [2], mantenere vivo quel legame emotivo che lega il mondo dei vivi a quello dei morti [3] in un continuum generazionale che mantiene viva una determinata cultura.
In questa sede vi presento un caso nel quale non soltanto è scomparso il monumento funebre, ma anche l’unico testimone della sua storia e ultimo discendente interessato a scoprire le radici della propria famiglia, radicate nella città di Palermo.
Mettendo ordine tra le carte e i numerosi appunti raccolti sulla scrivania, mi è capitato nuovamente sotto mano un foglietto con appuntati i nomi William e Guglielmo Paolo Canham, con un numero di cellulare. Il documento faceva parte delle informazioni raccolte dalla professoressa Scibilia – ormai in pensione – dell’Istituto comprensivo Arenella, pioniere nella promozione del sito scolastico dal 2006 al 2015.
Canham era venuto in visita al Cimitero acattolico dell’Acquasanta per cercare suoi parenti di origine inglese, ma in loco non vi era traccia di un monumento funebre che riportasse tale nome. Decisi di aprire l’indagine di questa famiglia e determinata chiamai il numero, ma risultò staccato.
Il passo successivo fu cercare il signor Guglielmo Paolo on line e fortunatamente ho avuto un riscontro immediato sulla pagina dell’UNUCI, Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia. Ho chiamato la sede di Palermo e il presidente di Sezione, il Maggiore Sergio Palmeri, mi ha aiutata a mettermi in contatto con la famiglia non più residente in Città, ma come mi ha riferito la vedova Canham, purtroppo sono arrivata tardi: il marito è deceduto l’11 settembre del 2019, portando con sé le ultime informazioni che mi avrebbero ricondotta a ricostruirne la storia, almeno per quanto riguarda la permanenza a Palermo.
Sconfortata, decisi di proseguire nella ricerca e dal sito dedicato all’aeroporto Decimomannu [4], a 25 km da Cagliari, dove insisteva il campo volo nel corso della seconda Guerra Mondiale, ho verificato la carriera di pilota del signor Canham:
Era dunque un ufficiale dell’Aeronautica Militare e socio dell’UNUCI, collaborava con la rivista omonima, sulla quale ho letto l’articolo Vento dell’Altopiano [5] incentrato sul monte Ortigara – delle Alpi tra il Veneto e il Trentino Alto Adige – teatro della battaglia omonima, combattuta nel 1916 da valorosi membri dell’esercito italiano contro quello austroungarico [6]. Tra le migliaia di Alpini, Fanti e Bersaglieri, vi era anche il Nostro che raccontò in prima persona l’esperienza vissuta. Il contributo venne introdotto così dal direttore Generale S. A. Giovanni Tricomi:
«Non so se definirlo dipinto o poesia, o le due cose insieme. Ma sono certo che gli è uscito dal cuore. Chi è già stato sull’Ortigara potrà capire, chi non è mai salito su quella montagna capirà ugualmente e forse deciderà di andare in pellegrinaggio, per riscoprire il valore del sacrificio, per ritrovare la Patria. Grazie Colonnello Canham!».
Il secondo contributo Quando il signore dei cieli era il Vampiro…[7] fornisce ulteriori informazioni sulla sua carriera nell’Aeronautica militare, «tra la primavera del 1951 e quella del 1952 fece parte del primo corso allievi ufficiali piloti di complemento del dopo-guerra alla Scuola caccia di Lecce, un complesso iter addestrativo che si concludeva sul poderoso F.51 “Mustang”». Dopo avere descritto tecnicamente il suo volo, le prestazioni dell’aereo e il paesaggio sotto le sue ali, concludeva dicendo:
«Motore off. Interruttore generale su “Ground”. Fragore di turboreattori in moto. Odore di kerosene bruciato. Specialisti che si intendono a gesti. Dal cielo i raggi del sole scendono implacabili e la pavimentazione di cemento riverbera ondate ardenti, ma il cuore è libero e leggero. Lo rimarrà fino ad età tarda, immerso nella poesia di allora».
Cercando informazioni sull’ipotetico antenato del signor Canham, ho trovato un William Henry Canham, commerciante di Palermo, residente al numero 35 di via Grande del Castello al Molo, deceduto all’età di 70 anni il 15 maggio del 1903, come registrato dal console Churchill il 23 giugno dello stesso anno.
L’“informatore” risulta essere un certo Joseph Canham, commerciante, residente in corso dei Mille al n° 556. Sul registro non viene specificato quale fosse il legame di parentela, ma avendo esaminato più volte i documenti dovrebbe essere il nipote Joseph Albert.
Dal momento che i morti di nazionalità inglese nel 1903 venivano seppelliti nella sezione acattolica del Cimitero di Santa Maria dei Rotoli, ho controllato in loco e sul registro di riferimento [8], ma purtroppo non risulta alcuna sepoltura Canham relativamente a quel periodo, pertanto suppongo che le spoglie fossero state trasferite dalla famiglia in Inghilterra o in America, dove gli ultimi membri della discendenza risiedono.
Un certo Guglielmo Canham risulta in un contenzioso nel giugno del 1893 relativo al “mancato credito di tassa di ricchezza” per degli immobili di sua proprietà pignorati a Ferdinando Trasselli. Oltre al possesso dei beni, ciò che interessa è che Canham venga definito esattore delle imposte del mandamento Castellammare di Palermo [9], carriera che potrebbe aver intrapreso in seguito a quella militare, come fece il padre Joseph. Il William Canham che cercava il Signor Guglielmo Paolo era un ammiraglio della Marina militare inglese, non ho la certezza che si tratti della stessa persona, sebbene non si esclude tale possibilità.
Se della sepoltura di William Henry Canham non vi è traccia, dalle fonti documentarie risulta che fosse seppellito presso il Cimitero acattolico all’Acquasanta Joseph Canham di Woolwich, contea del Kent, deceduto il 18 aprile 1838, all’età di quarantotto anni. Si riporta di seguito l’epigrafe:
SACRED
TO THE MEMORY OF
MR
JOSEPH CANHAM
CLERK OF STORES OF THE ARTILLERY
FIELD TRAIN DEPARTT
LATE OF WOOLWICH IN THE
COUNTY OF KENT
WHO DEPARTED THIS LIFE
ON THE 18TH DAY OF APRIL 1838
IN THE 48TH YEAR OF HIS AGE
LEAVING HIS WIDOW AND
EIGHT CHILDREN TO LAMENT
HIS LOSS [10]
Al momento non ho trovato alcun frammento che potesse ricondurmi all’identificazione del suo monumento funebre, ma sono certa del fatto che la sua sepoltura fosse collocata sul lato nord-ovest del sito e l’epigrafe fornisce fortunatamente numerose informazioni.
Si può stabilire che la sua nascita fosse avvenuta intorno al 1789 e che fosse stato battezzato in una delle numerose cappelle di Woolwich. Tale cittadina, situata sulla sponda meridionale del fiume Tamigi, sin dal XVI secolo divenne un importante polo industriale e militare. Nel 1512 nacque per volontà di Enrico VIII il Woolwich Dock-Yard, un cantiere navale che vide sorgere un gran numero di imbarcazioni che lo rese famoso in tutta Europa. Qualche decennio dopo, nelle vicinanze sorse anche un deposito di armi dove si eseguivano operazioni di stoccaggio, armamento e manutenzione delle navi. Nel XIX secolo il completamento delle ferrovie di Greenwich e Blackwall, unitamente al progresso dell’industria militare, hanno reso Whoolwich un polo commerciale, dove il Royal Arsenal – battezzato così da Giorgio III nel 1805 – assieme al Dock-Yard, al Royal Repository e alle grandi parate militari, si sono rivelate delle vere e proprie attrazioni che offrivano ai numerosi visitatori convincenti prove delle inesauribili ricchezze e dello spirito intraprendente degli abitanti della Gran Bretagna (Grant 2014).
Dal 1719 l’Arsenale ospitava una grande fonderia che constava di tre fornaci utilizzate per la realizzazione di fucili, cannoni e munizioni di ogni tipo, medianti stampi in ottone. La maggiore era in grado di fondere diciassette tonnellate di metallo per ogni carico. In uno degli edifici era conservato un macchinario – inventato dal matematico, astronomo, fisico e teologo scozzese John Napier (1550-1617) [11] – utilizzato per la realizzazione di palle di cannone mediante una tecnica “per compressione” che ne dimezzava il tempo di produzione, grazie anche all’introduzione di un potente motore a vapore che avrebbe azionato tale macchina, sino a quel momento avviata manualmente. Un altro edificio era destinato alla lavorazione del carbone, zolfo e salnitro per la produzione della polvere da sparo, conservata in botti o in scatole quadrate. In tutto l’Arsenale erano esposte armi che avevano determinato la vittoria dell’esercito britannico nelle varie campagne militari, modelli di navi e altra strumentazione fuori produzione.
Uscendo dal laboratorio e procedendo in direzione del fiume, vi era un immenso campo di ordigni, proiettili disposti a terra in file regolari o issati in grandi cumuli piramidali, destinati alle batterie delle navi o per qualunque uso fossero necessari (Grant 2014: 11).
Altri imponenti edifici, denominati Field Officers’ Quarters, ospitavano gli alloggi delle cariche più alte dell’esercito militare e più a est vi era la Royal Military Academy, dotata di una splendida biblioteca con opere scientifiche e di letteratura, quotidianamente aggiornata grazie alla presenza di periodici come il “Times”, dove avveniva la formazione militare e meccanica degli allievi. A tale gruppo apparteneva anche la banda dei trombettieri, i quali suonavano per circa due ore ogni pomeriggio ed erano considerati un’altra delle attrazioni di Woolwich.
Non è pertanto difficile comprendere la ragione che spinse Joseph Canham ad intraprendere la professione di “addetto ai magazzini di artiglieria del Field Train Department”, settore del Royal Army Ordnance Corps (RAOC), ma la ragione per la quale fosse a Palermo rimane un mistero.
L’epigrafe suggerisce che Canham fosse stato sposato e avesse otto figli, come confermato da una lettera scritta a Palermo l’anno seguente da Mr. John Goodwin [12] – H.B.M. Consul in Sicily – per conto della moglie Mary, indirizzata al Master General of the Ordnance [13] di Londra e datata 12 giugno 1839.
Il Console britannico invitava l’onorevole Consiglio, per il quale il Canham aveva prestato servizio, ad esaminare il caso della vedova Mary – nota come Maria Anna Maggiore, grazie agli Indici decennali dello Stato Civile – lasciata dal marito con una numerosa famiglia di otto figli, «di cui tre in tenera età», priva di mezzi per provvedere ai loro bisogni. Dal documento si legge sia che la data del decesso del marito corrisponde a quella dell’epigrafe, sia che quest’ultimo venne nominato direttore dei magazzini d’artiglieria da campo il 23 agosto del 1809, per poi proseguire la sua carriera in qualità di impiegato presso gli stessi magazzini, a partire dal primo giugno 1813, servizio svolto egregiamente.
Dall’atto di morte [14] si legge che l’Impiegato, figlio di Giovanni Canham, è deceduto alle «quattro e mezza» presso il proprio domicilio in via Vitrera, all’età di quarantasette anni. Vengono inoltre ulteriormente confermati sia il luogo di nascita che l’identità della moglie. Come testimone risulta il figlio Giovanni – anche lui impiegato – che al momento della morte del padre aveva 28 anni ed era domiciliato in via della Pietà. La sua firma è riportata sulla sinistra del documento.
Sono riuscita, sebbene rimangano ancora delle lacune, a ricostruire l’albero genealogico della famiglia.
Altra informazione importante al fine dell’identificazione riguarda l’attività svolta da Canham a Palermo presso «an English commercial estabilishment», della quale purtroppo non ne viene specificata la natura, ma si legge che la rendita che ne scaturiva costituisse l’unico mezzo di sussistenza per tutta la famiglia, unitamente ai tre scellini al giorno guadagnati dal marito – allora ventenne – per lo svolgimento dell’attività legata ai magazzini. L’attività commerciale mi ha ricondotta al commerciante Joseph Canham, residente in corso dei Mille, riportato sul Register of Death, sessantacinque anni dopo la dipartita del Nostro. Dovrebbe trattarsi del nipote Joseph Albert Canham, terzo figlio di John Francis Antony Canham e Maria Concetta Brandaleone.
Sull’Annuario di Sicilia La Trinacria, nell’elenco relativo alla città di Palermo, risulta «Canham Giuseppe, rappresentante, via Immacolatella, 8» (Pravatà 1928: 112), ma complica ulteriormente la ricostruzione dei legami di parentela l’esistenza di un certo Raimondo Canham, impiegato nel commercio di “berretti”, che ho trovato tra i contribuenti dell’Ufficio distrettuale delle imposte di Palermo del 1924, con un reddito di lire 3.000 (Ministero delle Finanze 1924: 32). Che sia questa l’attività che i Canham gestivano in Città? Eppure l’identità di tale Raimondo rimane incerta. Che fosse un altro figlio dei coniugi Canham – Brandaleone?
Ritornando al commovente Memorial di Maria Anna, mi piace comunque pensare che il Consiglio abbia approvato la richiesta della pensione da vedova e abbia concesso alla famiglia un misericordioso contributo che li avesse alleviati dalla situazione di indigenza nella quale vivevano.
La doppia professione di Giuseppe Canham è comprovata anche dai documenti relativi alla nascita dei figli, della maggior parte dei quali sono riuscita a risalire all’identità, grazie all’aiuto degli Indici decennali dello Stato Civile di Palermo. Probabilmente, subito dopo il matrimonio, i coniugi Canham ebbero la prima figlia: Maria Sara, nata intorno al 1817 all’isola greca di Corfù [15]. Dopo alcune difficoltà sono riuscita ad entrare in possesso del certificato di matrimonio che mi ha rivelato la data e il luogo di nascita della primogenita, andata in sposa all’età di ventisette anni a Nicolò Biondolillo «di professione forense, domiciliato in Ospedaletto». Il padre era già deceduto e la madre Mary viveva assieme ai suoi fratelli in contrada Giardinaccio. Fece da testimone alle nozze – avvenute il 17 febbraio del 1844 – il fratello Giovanni (John Francis Antony), nato poco dopo, precisamente nel 1818, futuro commerciante, figura di grande interesse dal momento che si trattava del nonno del Colonnello Guglielmo Paolo.
Il 6 agosto del 1821 nacque la seconda bambina: Clorinda Maria. Sull’atto di nascita Canham viene qualificato come militare, aveva ventotto anni. Assieme alla moglie, allora venticinquenne, risiedeva in Piazza Santa Teresa e il mese successivo dello stesso anno battezzarono la figlia presso la Chiesa di San Nicolò alla Kalsa.
Di lei ho trovato anche il certificato di matrimonio che la vede andare in sposa, diciassettenne, a Benedetto Venturelli, impiegato di anni 22 e domiciliato a Palermo in via “delli Mori”, una piccola strada in corrispondenza di Piazza Pretoria, su corso Vittorio Emanuele. L’uomo era figlio del Segretario Generale del Regno Giuliano Venturelli [16]. Clorinda al momento delle nozze – avvenute il 27 aprile del 1839 – viveva assieme alla madre in via dei Credenzieri, un piccolo vicoletto ancora esistente sulla via Alloro ed era rappresentata dal fratello Giovanni, allora impiegato venticinquenne.
Seguì Enrico, un altro maschio che dagli Indici risulta nato a Palermo il 16 agosto del 1823, ma purtroppo non è reperibile l’atto di nascita e della sua esistenza al momento non ho altre informazioni. Sono stata poco più fortunata con le notizie relative alla quinta figlia Aloisa. Dal momento che ho scoperto sia la data di nascita: 21 giugno 1827, che quella di matrimonio: 13 novembre 1880, quando in età matura andò in sposa a Giuseppe Cascino, non si esclude che si tratti di seconde nozze, ma non sono in possesso degli atti, pertanto rimangono solo ipotesi.
Sull’atto di nascita della sesta figlia Francesca Concetta, nata il pomeriggio del 10 aprile del 1830, Canham è registrato come ufficiale inglese, trentottenne e residente in via Butera, poco distante dalla dimora di piazza S. Teresa. Il 22 maggio dello stesso anno è stata battezzata dallo zio materno Giuseppe Maggiore, impiegato domiciliato in via Alloro.
Il settimo figlio maschio da me identificato è il sopra citato William, commerciante di Palermo nato nel 1833 e deceduto nel 1903. Il Memorial della vedova Canham illustra però la presenza di otto discendenti, l’ultimo/a rimane un mistero, anche perché se ne citano tre in tenera età e considerando che Francesca Concetta e William, al momento della morte del padre, avevano rispettivamente 8 e 5 anni circa, se ne deduce che ve ne dovesse essere un altro più piccolo.
Come ho già anticipato, per definire il legame del colonnello Guglielmo Paolo con il capostipite Joseph Canham – per quanto riguarda la famiglia di Palermo – è necessario entrare nel dettaglio della famiglia costituita dal primo figlio maschio John Francis Antony, conosciuto su tutti i documenti come Giovanni.
Il matrimonio con Maria Concetta Brandaleone, figlia dell’imprenditore Antonino Brandaleone e Maria Stella Mazzeo, domiciliato in via Madonna dell’Orto di Monreale, venne celebrato il 20 settembre del 1845. Giovanni allora aveva 31 anni e risultava domiciliato in via Bottonari. Tra i testimoni vi era il noto architetto Carlo Giachery (Padova, 28 giugno 1812 – Palermo, 31 agosto 1865) in contatto con le più prestigiose famiglie imprenditoriali palermitane e imparentato con una di queste grazie proprio al matrimonio con Carolina Brandaleone, sorella di Maria Concetta (Di Benedetto 2011). Se ne deduce che anche Giovanni facesse parte dell’entourage socio-economico della famiglia, per la quale il cognato realizzò dei mulini per la loro industria manifatturiera.
La coppia non fu molto fortunata, ebbe sì una prole numerosa, ma mi risulta ci siano stati diversi lutti in famiglia. La primogenita Alberta detta “Albertina”, nata il 7 marzo del 1848 è sopravvissuta soltanto sino al 9 aprile del 1849.
Sul Register of Births, British Consulate at Palermo è riportata al numero uno dell’elenco la nascita di Joseph Albert, nato a Palermo il 17 marzo 1850, registrata il 16 aprile dello stesso anno dal Console Britannico Goodwin al cospetto di John Canham, «Clerk Palermo». Il padre John Francis Antony Canham è definito commerciante, chi sia quest’altro John rimane una incognita, forse un cugino?
Gli indici riportano una situazione ambigua per quanto riguarda la nascita di tre sorelle che ho comunque inserito nell’albero genealogico. La prima, Maria Anna, nata il 21 luglio del 1846 ha lo stesso nome di un’altra bambina Maria Anna, nata il 17 maggio del 1855. Era consuetudine dare lo stesso nome al figlio venuto dopo il decesso del precedente, ma è curioso come sia documentata anche la nascita di un’altra sorella Maria Elena, deceduta dopo solo due giorni di vita, il 18 maggio 1855. Naturalmente è bizzarro che le due bambine presentino data di nascita e data di morte praticamente identiche. Ipotizzo pertanto che siano state gemelle e che siano entrambe decedute precocemente. La triste situazione purtroppo non migliorò con il secondo figlio maschio Enrico, vissuto soltanto 8 mesi e deceduto il 25 luglio del 1853.
Il 12 novembre del 1852, sul medesimo registro, è riportata la nascita di un secondo figlio: Ernest Canham. Si tratterebbe del padre del nostro Colonnello che, dalle poche informazioni che la Vedova Canham ha voluto condividere, risulta che sia stato sposato con una certa Ramondetti Mondovì e che sia deceduto nel 1944 nella provincia di Cuneo, dove è stato seppellito. Ho trovato la sepoltura del figlio, le cui ceneri riposano presso il cimitero della frazione di Santa Croce di Cervasca CN, ma di quella del padre non vi è traccia.
Le mie ricerche mi hanno condotta ad un’altra discendente della famiglia Canham [17], residente a Palermo, la quale mi ha riferito che anche suo padre, nato il 19/21 marzo del 1902 a Palermo, era interessato alla figura di William Canham, suo trisavolo e ammiraglio della Marina Militare Inglese. La conversazione – seppur consapevole che avrei raccolto poche informazioni, in quanto estranea – è stata comunque fruttuosa dal momento che la signora mi ha raccontato della sua visita, attorno agli anni ’50, al Cimitero assieme al padre, ricordando la presenza di una stele di grandi dimensioni entrando a sinistra, appartenente al monumento di William Canham. Ritornando una seconda volta, numerosi anni dopo, la grande lapide era sparita assieme a molte altre. Ciò si aggiunge a tutta una serie di testimonianze da me raccolte nel corso delle interviste ad alcuni membri della borgata Acquasanta che testimoniano l’integrità – seppur in stato di abbandono – dei monumenti in situ, almeno sino alla fine degli anni ’50, confermando ulteriormente la mia tesi che vede il Cimitero rientrare a pieno titolo in quel famoso “SACCO” che rase al suolo gran parte del patrimonio dell’architettura Liberty della nostra Città, portando con sé la sua memoria e la sua storia.
Dialoghi Mediterranei, n. 53, gennaio 2022
Note
[1] Falsità diffusa al fine di giustificare lo scempio che se ne è fatto.
[2] Dal latino mŏnŭmentum, sostantivo latino neutro, (moneo) = ricordo. L.Castiglioni, S. Mariotti, Vocabolario della lingua latina, Loecher, Milano 1990, p. 713
[3] Si pensi alla “corrispondenza di amorosi sensi” del Foscolo.
[4] Per chi volesse approfondire, sul sito Omnia vi sono bellissime immagini dell’Aeroporto e dei suoi piloti dell’archivio dell’Istituto Luce – Cinecittà.
Cfr.https://www.omnia.ie/index.php?navigation_function=3&europeana_query=Aeroporto%20militare%20di%20Decimomannu
[5] “Unuci”, 1/2 anno LXI gen-feb 2010: 5-6.
[6] Cfr. S. Gambarotto, Ortigara 1917: La montagna maledetta, Editrice Storica, Treviso 2017.
[7] “Unuci”, 1/2 anno LXV gen-feb 2014: 3-4.
[8] Ho interamente trascritto il Registro della sezione acattolica dei Rotoli di Palermo, trovato nel 2018, al fine della catalogazione delle sue sepolture e alla produzione di un rilievo dell’area, esattamente come operato per il Cimitero all’Acquasanta.
[9] Il foro Italiano, raccolta generale di giurisprudenza civile, commerciale, penale, amministrativa, vol. 21, Società per la pubblicazione del giornale “Il foro italiano”, Roma 1896: 421; La Corte suprema di Roma raccolta periodica delle sentenze della Corte di Cassazione di Roma, F.lli Pallotta, Roma 1896: 247-248.
[10] L’epigrafe è stata trascritta dall’esperto di genealogia inglese e collezionista George Gery Milner-Gibson Cullum nel corso della sua visita al Cimitero nel 1893, della quale ho scritto sul numero 52 di “Dialoghi Mediterranei”.
[11] Il fatto che si dedicasse all’invenzione di strumenti segreti di guerra è testimoniato da una raccolta di manoscritti, conservati al Lambeth Palace di Londra, dove vi è un documento che porta la sua firma, che enumera varie invenzioni «progettate dalla Grazia di Dio, e l’opera di esperti artigiani» per la difesa della Patria. Queste includevano due tipi di specchi ardenti, un pezzo di artiglieria e un carro di metallo da cui si potevano scaricare i colpi attraverso piccoli fori. Cfr. https://www.britannica.com/biography/John-Napier
[12] Originariamente seppellito al Cimitero acattolico all’Acquasanta e successivamente trasferito in quello di Vergine Maria. Stranamente non vi è traccia della sua sepoltura.
[13] Il Master General of the Ordinance (MGO) è un incarico molto importante dell’esercito britannico nato dal 1415. Nel corso dei secoli ha subito alcune modifiche alla denominazione, solitamente ricoperto da un generale in servizio, il quale era responsabile di tutte le artiglierie britanniche, delle fortificazioni, delle forniture militari, dei trasporti, degli ospedali da campo e molto altro. Non era subordinato al comandante in capo delle forze armate britanniche. Nel 2013 tale incarico è stato soppresso.
[14] Non è stato facile trovarlo dal momento che il documento è stato trasferito dall’Indice del 1838 all’Indice del 1842, come riportato da una Annotazione della Cancelleria della Sezione S. Agata firmata dal cancelliere Mosca.
[15] Probabilmente Joseph Canham e la moglie Mary erano in Grecia per ragioni legate alla carriera militare.
[16] Della famiglia si ricorda anche Giulia Venturelli, sposata con Ferdinando Amari e madre del noto storico e arabista Michele Amari.
[17] Della quale si mantiene l’anonimato per privacy.
Riferimenti bibliografici
G. Di Benedetto, Carlo Giachery 1812-1865. Un architetto “borghese” a Palermo tra didattica, istituzioni e professione, Flaccovio Editore, Palermo 2011.
J. Grant, A guide to Woolwich, E. Jones printer, Woolwich 1841, p. 18; Cfr. K. Bedford, Woolwich through time, Amberley Publishing, ebook 9781445616087, 2014.
Il foro Italiano, raccolta generale di giurisprudenza civile, commerciale, penale, amministrativa, vol. 21, Società per la pubblicazione del giornale “Il foro italiano”, Roma 1896.
Imposta sui redditi di ricchezza mobile: Elenco dei contribuenti privati possessori di redditi incerti e variabili, a cura del Ministero delle Finanze, Fascicolo I, Libreria dello Stato, Roma 1924.
L. Leto, Il prezioso aiuto di Mr. George Gery Milner-Gibson Cullum, in “Dialoghi Mediterranei”, n° 52, 1 novembre 2021, ISSN 2384-9010.
La Corte suprema di Roma: raccolta periodica delle sentenze della Corte di Cassazione di Roma, F.lli Pallotta, Roma 1896.
“La Trinacria” Annuario di Sicilia. Guida amministrativa commerciale-professionale di tutta l’Isola, a cura di F. Pravatà, Palermo 1928.
Memorial of Mary Canham, Widow, For pension to herself and compassionate allowance to her children – Fonte: All UK, British Army and Navy Birth, Marriage and Death Records, 1730-1960 – ancestry.com
“Unuci”, 1/2 anno LXI gen-feb 2010.
“Unuci”, 1/2 anno LXV gen-feb 2014.
Sitografia
www.ancestry.com
https://www.britannica.com/biography/John-Napier
https://www.omnia.ie/index.php?navigation_function=3&europeana_query=Aeroporto%20militare%20di%20Decimomannu
_____________________________________________________________
Laura Leto, antropologo e storico, è attualmente impegnata nel Dottorato di Ricerca con l’Universidad del Paìs Vasco UPV/EHU che ha come oggetto di studio il Cimitero acattolico dell’Acquasanta di Palermo. Ricopre il ruolo di responsabile della biblioteca dell’Officina di Studi Medievali di Palermo e partecipa al Catalogo collettivo delle biblioteche ecclesiastiche italiane in qualità di bibliotecaria e catalogatrice. Ha cooperato, in qualità di operatore didattico, con diverse Associazioni culturali palermitane, in seguito all’acquisizione del titolo di Esperto in Didattica museale.
______________________________________________________________