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Un “cameo” per Giuseppe Profeta

Giuseppe Profeta

Giuseppe Profeta

di Adriana Gandolfi                                     

Con il prof. Giuseppe Profeta ci siamo conosciuti all’inizio della mia “carriera” di ricercatrice etnografica per il costituendo Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara, quando si presentava il volumetto catalogo del Museo di Tradizioni Popolari di Cerqueto, che esponeva negli allestimenti tuti i materiali raccolti da Padre Nicola Jobbi nel versante teramano del Gran Sasso già dai primi anni ’60.

La prima impressione è stata quella di incontrarmi con un “grillo”, sia per il suo aspetto fisico che, per il suo temperamento “effervescente” ed attivo. Ballammo insieme durante l’esibizione di suonatori di organetto tradizionale intervenuti per l’occasione e fra di noi iniziò un rapporto di corrispondenza empatica che dura da allora.

Questa impressione non mi ha più abbandonato, per me lui è sempre il “grillo” dell’antropologia abruzzese, oltre che il nostro “decano” anche per l’arguzia delle sue ricerche, accuratissime e documentate fino all’eccesso, uno studioso delle nostre tradizioni popolari come pochi, un maestro per tanti di noi che si cimentavano nella ricerca demoantropologica in quegli anni “preziosi”. 

Purtroppo, non ho vissuto con lui particolari esperienze ma sono cresciuta studiando i suoi saggi inprescindibili per la conoscenza demoantropologica del territorio come, la monumentale Bibliografia delle Tradizioni Popolari Abruzzesi e gli studi relativi alla “Logica el recipiente” ed a seguire, i molteplici aspetti della religiosità popolare, con le illuminanti ipotesi circa il culto di San Domenico e dei serpari a Cocullo.

Prima di intraprendere una nuova ricerca mi consultavo con lui  che, oltre a supportarmi con la sua immensa competenza bibliografica, mi permetteva di frequentare la sua meravigliosa e “infinita” biblioteca privata allestita in un intero appartamento sopra la sua abitazione, che ospitava anche la sua immensa collezione di recipienti e contenitori più svariati, oggetto della sua “primigenia e perpetua” ricerca, che ancora continua…

Ricordo interminabili conversazioni telefoniche dove lo interrogavo su diverse questioni prima e durante il corso delle mie indagini e lui mi forniva spiegazioni, consigli e contatti di altri studiosi o informatori utili ai miei scopi, arricchendo la conversazione con citazioni letterarie ed antichi proverbi adatti all’occasione.

È ancora un referente valido e affidabile, un pozzo di saperi e di memorie, un “dispensario filosofico” in tutti i sensi, orgoglioso di appartenere alla cultura contadina dalla quale proviene.

s-l500Nel dicembre del 2018, il Museo delle Genti d’Abruzzo organizzò un premio chiamato “Genti d’Abruzzo”, riservato a chi nel tempo si era distinto nel promuovere i vari aspetti e tematiche del territorio abruzzese e naturalmente, per l’Antropologia Culturale  il candidato eccellente non poteva che essere lui, il prof. Giuseppe Profeta il quale, ricevendo il premio a Pescara, incantò il pubblico intervenuto con una interessantissima “lectio magistralis” sugli aspetti e le finalità degli studi demoantropologici.

Ogni tanto ci sentiamo telefonicamente e parliamo per molto tempo, soprattutto mi narra tante cose della sua vita che “stupidamente” non ho mai pensato di registrare, però questa è una lacuna che mi sono ripromessa di colmare, vorrei girare un filmato con lui “narratore” ed allo scopo ho coinvolto il nostro amico e collega Gianfranco Spitilli dell’Università di Teramo che ha iniziato a registrare alcuni incontri con lui e che speriamo di vederne presto i risultati magari al prossimo compleanno che lo celebrerà “centenario”. 

Dialoghi Mediterranei, n. 61, maggio 2023

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Adriana Gandolfi svolge attività di ricerca e documentazione demo-etno-antropologica per il territorio abruzzese e molisano. Ha operato a lungo nel Museo delle Genti d’Abruzzo, dove ha formato la sua professionalità tecnico-scientifica, partecipando attivamente alla sua realizzazione. Socia fondatrice dell’A.I.S.E.A. (Associazione Italiana Scienze Etno-Antropologiche); Socia fondatrice della S.I.M.B.D.E.A. (Società Italiana per la Museografia e i Beni Demo-etno-antropologici); Presidente dell’A.S.T.R.A. (Ass. Studio Tradizioni Regionali Abruzzesi). Ha concluso la sua carriera lavorativa operando nella Regione Abruzzo occupandosi dei patrimoni culturali e demo-antropologici del territorio. Negli ultimi decenni si è distinta come studiosa di oreficeria tradizionale e tra le sue pubblicazioni si distinguono: Le storie di sangue nella tradizione orale abruzzese, 1994; Ori e Argenti d’Abruzzo, dal medioevo al XX secolo,  1996;  L’incantesimo del lupo. Viaggio nell’immaginario folklorico, 2001; Amuleti. Ornamenti magici d’Abruzzo, 2003; Zanni e Pulcinella nelle Carnevalate dell’Appennino Centro-Meridionale, 2011; Epopea della transumanza. Tradizioni culturali del territorio, 2015; La presentosa. Un gioiello degli Abruzzi fra tradizione e innovazione, 2015.

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