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Una macchia indelebile sul tessuto storico della Città di Palermo

Figura 1: Ritaglio del giornale "L'Ora", 11 mar. 1965 - Biblioteca centrale Regione Siciliana. "A. Bombace", cassetto 127, busta 2.

Ritaglio del giornale “L’Ora”, 11 mar. 1965 – Biblioteca centrale Regione Siciliana. “A. Bombace”, cassetto 127, busta 2

di Laura Leto

Nel corso della mia indagine sul Cimitero acattolico “degli Inglesi” di Palermo ho avuto modo di confrontarmi con la memoria degli abitanti della borgata Acquasanta. Le interviste accumulate negli anni sono divenute, assieme alle fonti documentarie, una preziosa testimonianza delle varie fasi che hanno travolto e stravolto il Cimitero, svelando verità – a volte scomode – che hanno fatto luce sull’amministrazione del Sito da parte del Comune di Palermo.

Il noto quotidiano palermitano “L’Ora” pubblicava l’11 marzo del 1965 l’articolo dal titolo: Diventa «zona industriale» il Cimitero degli Inglesi.  L’importanza di questo contributo è grande dal momento che dichiara apertamente la volontà del Comune di distruggere una preziosa testimonianza – unica nel suo genere – al fine di costruirne un edificio. Se ne riporta di seguito la trascrizione per agevolarne la lettura:

«Il piccolo “Cimitero degli Inglesi” dell’Acquasanta è destinato rapidamente a scomparire. Sulla stessa area, che è stata già venduta, sorgerà probabilmente un grosso edificio. I resti umani seppelliti nel minuscolo camposanto saranno dissotterrati e traslati a cura del Consolato Britannico e della Chiesa Anglicana nel “Cimitero degli Inglesi” in un’area limitrofa a quella dei Rotoli.
Il minuscolo camposanto che sta per essere smobilitato custodisce (assai male) i resti di numerose persone che vi sono state seppellite due ad anche tre secoli fa. Il cimitero sorge proprio accanto al massiccio edificio della Manifattura dei Tabacchi e attualmente è nel più assoluto abbandono. I ragazzi del quartiere vi hanno addirittura impiantato un “campo sportivo” molto frequentato nel quale, tra lapidi e cippi, disputano le loro partite domenicali. A proposito dell’impietoso trattamento che è stato riservato alle povere salme custodite nel cimitero, l’On. Corrao ha rivolto una interpellanza ai ministri degli Esteri, della Sanità e degli Interni. Nell’interpellanza si chiede tra l’altro di conoscere “come sia stato possibile che nel Piano regolatore di Palermo, il cimitero sia indicato come zona industriale, come mai sia stata autorizzata la vendita di un bene che apparteneva al Comune e in base a quali garanzie igieniche e sanitarie si stia procedendo alla dispersione dei cadaveri”».
Foto dell'articolo Diventa «zona industriale» il Cimitero degli Inglesi., originale presso Biblioteca centrale Regione Siciliana. "A. Bombace", cassetto 127, busta 2.

Foto dell’articolo Diventa «zona industriale» il Cimitero degli Inglesi, originale presso Biblioteca centrale Regione Siciliana. “A. Bombace”, cassetto 127, busta 2

A corredo dell’articolo vi è la foto – illuminante – che illustra lo stato dell’arte del Cimitero. Si scorge perfettamente che la devastazione finalizzata allo scopo demolitivo era già iniziata. Numerosi frammenti giacciono sul terreno e l’odierna vegetazione non ha ancora celato le condizioni disastrose dei monumenti, alcuni addirittura polverizzati, come quello in primo piano. Sembra paradossale, ma “fortunatamente” le condizioni del 1965 erano migliori e da una semplice fotografia è possibile riscontrare elementi, ormai perduti, di alcune sepolture, fondamentali per il loro auspicabile restauro.

Esaminando ogni informazione, appare subito “ingombrante”, sebbene ancora non costruito, l’edificio che doveva sorgere in situ. Evidentemente ciò giustifica la destinazione del Cimitero al Settore delle Risorse Immobiliari del Comune di Palermo. Il progetto era probabilmente già stato fatto dal momento che la traslazione delle salme alla Sezione acattolica del Cimitero di Santa Maria dei Rotoli, come testimoniato dal registro, era già avvenuta per Benjamin Ingham, William Ingham Whitaker e Joseph Whitaker nel 1950. Se ne deduce che almeno da un decennio le idee dell’Amministrazione fossero chiare. 

 particolare di pagina [25] del Registro delle sepolture ai Rotoli

Particolare di pagina [25] del Registro delle sepolture ai Rotoli

Un altro articolo – gemello rispetto al primo – sul “Giornale di Sicilia” rivelava che «l’area sarà utilizzata per la costruzione di aziende industriali. Un antico cimitero […] assorbito da alcuni grossi edifici»[1]. Quelli erano gli anni nei quali Salvatore Lima e Vito Ciancimino nel 1956 vennero eletti consiglieri comunali a Palermo, con sindaco Luciano Maugeri. Nello specifico, Lima assunse il ruolo di assessore ai Lavori pubblici che mantenne sino alla dipartita di Maugeri, nel maggio del 1958. Lo sostituì come primo cittadino e il consigliere Ciancimino prese il suo posto da assessore ai Lavori pubblici. La Giunta cittadina approvò due versioni provvisorie del piano regolatore, una nel 1956 e l’altra nel 1959, alle quali vennero proposte numerose modifiche da privati che nella maggior parte dei casi avevano conoscenze con membri di Cosa Nostra [2].

Come è possibile riscontrare nella planimetria del Piano Regolatore Comunale Generale l’area della Manifattura Tabacchi e del Cimitero viene uniformata a quella degli adiacenti Cantieri Navali, caratterizzati come “Zona Industriale”, esattamente come riportato sui periodici di cui sopra. Il simbolo sul reticolo che definisce il perimetro dell’area considerata, specifica le “Industrie navali”. Non è difficile confermare che vi sia stata una consapevole intenzione demolitiva del sito storico-monumentale che mi permette – con piena cognizione di causa – di inserire a pieno titolo il Cimitero “degli Inglesi” all’Acquasanta nel “Sacco di Palermo”.

: Ludovico Corrao (Alcamo, 26 giugno 1927 – Gibellina, 7 agosto 2011) – da https://legislature.camera.it/

Ludovico Corrao (Alcamo, 26 giugno 1927 – Gibellina, 7 agosto 2011) – da https://legislature.camera.it/

L’unico che sembra essersi opposto allo scempio consumato sotto gli occhi di tutti fu l’onorevole Ludovico Corrao che giustamente presentò un’interpellanza parlamentare dove chiedeva delucidazioni sulla condotta del Comune, chiarezza sull’approvazione del Piano regolatore e garanzie sul trattamento degli inumati al Cimitero. Voglio pensare che sia stato il suo intervento a fermare la costruzione, sebbene l’opera di distruzione fu inarrestabile e il danno al patrimonio incalcolabile.

Quel che è certo è che nel 1965 vi fossero ancora individui seppelliti ed è oltraggioso che più volte tale evidenza sia stata negata. Come già detto, ulteriore chiarezza viene fatta dai residenti. Si riportano solo le informazioni che hanno trovato riscontro nelle fonti documentarie e nelle numerose testimonianze. Tra queste, di seguito l’intervista a Vittorio Ferraro [3] del 10 luglio del 2021:

«Si presenti e mi racconti il suo legame con il Cimitero acattolico dell’Acquasanta.
Mi chiamo Vittorio Ferraro e abito in via Simone Gulì da quando sono nato e andavo sempre a giocare da ragazzino al Cimitero anche perché conoscevo i figli degli originari custodi, loro non c’erano già più e conosco la storia del cimitero per quello che mi hanno raccontato, ma io lo ricordo sempre abbandonato.
A nove, dieci anni, dal ‘54-‘56, alcune tombe erano già deteriorate, ma era pieno, io me lo ricordo perfettamente. Era integro. Poi io stavo periodicamente fuori, ma ogni volta che tornavo c’era qualche novità. Una volta hanno tagliato tutti gli alberi, c’erano alberi secolari qua!
Quale tipologia di alberi ricorda?
Non lo so, era pieno di alberi alti, cipressi. Li hanno tagliati tutti. Attorno al ’61-’62.
Mi risulta che in quel periodo il terreno era messo in vendita, mi sa dire di più?
Attorno al 1964 c’era un pezzo di legno con scritto “vendesi terreno di m2 2080” che corrisponde alla quadratura del terreno, non so a che titolo lo vendessero però.
[Indicando il portone d’ingresso]
Dal momento che mi sono occupata della ricostruzione dello stucco e che il cimitero era integro, ha ricordi di com’era?
Sin dal ’59 era deteriorato, ma c’era la testa di donna, non ricordo se c’era la corona, ma ci sarà stata sicuramente, la cornucopia me la ricordo. Una cosa che mi ricordo è che attorno al ’52 qualche straniero che alloggiava a Villa Igiea, probabilmente qualche inglese, ho visto che portavano i fiori alle tombe, almeno fino al ’59. Non so se venivano di proposito per il cimitero, ma li vedevo entrare.
In base alla planimetria di Giliberto e al rilievo che ho realizzato, si ricorda qualcosa della struttura interna?
Lo spazio centrale era sterrato, ma si vedeva il ciottolato. All’interno c’erano vialetti sterrati, era tutto ben delimitato con dei muretti, a destra e a sinistra, con la ringhiera e poi c’era la vasca in fondo.
La zona che adesso è murata con porta in ferro [indicando a sinistra dell’ingresso], com’era prima?
Il muretto finiva e iniziava, era un a sorta di cortile, era una continuazione della casa e non c’erano tombe».
Particolare del Piano Regolatore Comunale Generale, Municipio di Palermo, Direzione LL. PP., 1962

Particolare del Piano Regolatore Comunale Generale, Municipio di Palermo, Direzione LL. PP., 1962

Il terreno era stato messo in vendita, ma da chi? Un privato a quale titolo può vendere un bene del Comune? La risposta è facilmente intuibile. Per portare avanti tale progetto è stata rasa al suolo l’originaria vegetazione e si è innescato il processo doloso – come già evidenziato – di distruzione dei monumenti funebri. La presenza di muretti laterali al viale principale d’ingresso è testimoniata dalla presenza di armature metalliche degli originari pilastri, anche questi documentati fotograficamente e inseriti sul rilievo inedito del Cimitero.

A conferma dell’integrità del Cimitero, si aggiungono le parole dei fratelli Gaetano e Pasqualino Marchese, il primo intervistato in più occasioni. In questo specifico caso, si riporta l’intervista del 1° novembre 2020, fatta in situ grazie all’apertura straordinaria in occasione della Festa dei morti:

«Si presenti e mi racconti il suo legame con il cimitero.
Io sono Gaetano Marchese, sono nato nel 1946 qui a pochi metri, nel vicolo Pipitone che in linea d’aria dista 150 m sulla via Simone Gulì. L’interesse di questo cimitero risale per me al 1955 ed è durato sino al 1960, poi non me ne sono più interessato; però sono stati anni importanti perché qui nel cimitero ci venivamo noi ragazzini, chi a giocare a pallone, qua in questo viale, giocavamo in mezzo alle tombe a giocare a nascondino… Però io avevo un interesse in più rispetto agli altri perché in casa avevo una bella cassetta piena di documenti antichi che riguardavano la mia famiglia e quindi a forza di rovistare e interessarsi a fatti, persone, antenati e date, automaticamente è scaturito l’interesse per il cimitero.
È il discendente di qualche persona seppellita qui?
No. Io cito sempre il 1959, l’estate, perché noi che abitavamo in questa zona, cioè vicolo Pipitone, cortile Montechiaro, Rocchetti ecc. usavamo il Cimitero come scorciatoia per arrivare al mare. In fondo a sinistra c’era un varco. Quel varco in qualche modo c’è sempre stato, perché da un documento del 1839 risulta che carrettieri e compagnia bella andavano a buttare il materiale, quelli che oggi si chiamano sfabbricidi, a mare o comunque qua dietro il muro del cimitero e c’era una lamentela in tal senso da parte degli amministratori del Cimitero[4].
Queste sepolture erano abbattute?
No, io ricordo perfettamente che tutte le tombe erano integre. Sino al 1959 il cimitero era integro!
È stato scritto che il cimitero ha subìto i danni dei bombardamenti nel corso della Seconda guerra mondiale, ma se sino al 1959 era integro, suppongo che sia una informazione falsa? [5]
Ripeto, era perfettamente integro e le tombe erano così fitte che noi facevamo fatica a passare tra una tomba e l’altra! Le tombe erano perfette. Le lapidi sono in frantumi a causa dei danni fatti da privati. La cosa cominciò a degenerare anche tra noi ragazzi. Quelli più grandi giocavano a tiro a segno con le lapidi, se la sono presa con Gibson e altri, si divertivano… Non si potrà più ricostruire.
[All’altezza delle tombe dei Gardner] Dal ‘60 in poi qui c’era una montagna di detriti altra oltre i 3 metri che arrivava a coprire tutto il viale. Tu devi pensare che dall’agosto del 1989, passando all’esterno ho visto il cancello aperto e ho chiesto se potevo entrare… c’era una montagna alta così, sopra già ci cresceva l’erba e arbusti.
E questi detriti dove sono andati a finire?
Non si sa. Avevano messo addirittura il Cimitero in vendita, fuori c’era un cartello con scritto: vendesi terreno di 2080 m2 e io mi chiesi ma può essere mai?
La disposizione delle sepolture al confine con l’ex manifattura tabacchi, ricorda quella al confine con il villino Laganà, creata a seguito della vendita. Questa sistemazione è invece originale?
Sicuramente sì, io me le ricordo in questa posizione, ma c’è da dire che in questa radura ormai, a occhio e croce, mancano come minimo una cinquantina, sessantina di tombe. Garantito! Come sai, ce ne sono 36 identificate, altre 35 in queste condizioni e poi ce ne mancano minimo 50. Questa bisogna metterla in salvo! Così la rompono! [Guardando la sepoltura di Elisabeth Milbank]» [6].
Traccia dell'originale muretto che delimitava l'area delle sepolture sul lato dx (ph. L. Leto 2019)

Traccia dell’originale muretto che delimitava l’area delle sepolture sul lato dx (ph. L. Leto 2019)

Marchese racconta che le sepolture erano così fitte da passare a fatica, nulla di più distante dalla foto pubblicata dal periodico “L’Ora”. Oltre al cartello della messa in vendita del terreno, si aggiunge il cumulo di detriti accatastati sul viale d’ingresso; questo dato purtroppo collima perfettamente con lo stato dell’arte del Cimitero. Non oso pensare a quanta ‘bellezza’ sia andata distrutta e quale trattamento abbiano subìto i defunti. Tutto punibile penalmente, ma nessuno si mosse per impedire l’oltraggio.

Tra i ragazzini della zona che nell’estate del 1959-60 utilizzavano il Cimitero come servitù per raggiungere il mare, servendosi di un’apertura sul muro in corrispondenza dell’originaria abitazione del cappellano-medico del Lazzaretto, vi era anche l’ex proprietario del Cimitero-Pub, il quale per circa otto anni ha preso in affitto dalla famiglia Marsala-Trapani il cottage di sinistra. Date le polemiche relative al locale, non potevo non intervistare il signor Sancarlo:

«Si presenti e mi racconti il suo legame con il cimitero.
Io sono Giovanni Sancarlo abitante dell’Acquasanta da sempre, da quando sono nato [7]. Non ho più attualmente un rapporto con il Cimitero degli Inglesi, l’ho avuto… Tanti hanno detto che ero abusivo, ma non è vero! Ho avuto un locale all’interno, non proprio all’interno, ma nella casa dove ci abitava allora il guardiano, il signor Marsala.
In che anno?
Nel 1992, l’ho avuto affittato dai proprietari, anche se il Comune dice che non sono i proprietari. La signora Marsala ha affittato il locale. Loro hanno anche abitato lì. Negli anni 60 c’era il Servizio postale, poi c’era La Rocca che dice che erano i padroni, ma l’ingresso era già murato con la saracinesca.
In base al rilievo inedito che ho mostrato, mi può dare una indicazione su come era strutturato il pub?
È rimasto per com’era, si entrava dall’atrio principale, io mettevo il catenaccio per non far passare nessuno perché venivano Metronotte che allora c’era la Manifattura Tabacchi e il muro di cinta dava all’interno del Cimitero e sorvegliava. L’unica cosa che ho fatto era il servizio igienico [8].
Cosa si ricorda del cimitero?
Questo cimitero è stato da sempre abbandonato. Da quando i signori Marsala non ci hanno più abitato è stato sempre abbandonato. Vorrei capire come fa il Comune a dire che è proprietà loro?
Io ero uno dei ragazzini dei tanti… quando ce ne andavamo a mare, io abitavo lì sopra, alcune volte per non farsi rubare il pantaloncino, la maglietta o le scarpe, li andavo a nascondere dentro il cimitero. Siamo alla fine degli anni ‘50. Io ricordo un buco nel muro, non un’apertura.
Come mi hanno detto, qualcuno si era già appropriato di questo Cimitero alla fine degli anni ‘50 e stava costruendo un capannone. Lo sa quando è stato dichiarato monumento storico? Dopo la chiusura mia, nel 2000/2001. Perché io sono andato ai Beni Culturali, vicino Piazza Croci, sono andato là a uscire il documento.
Quando è avvenuta la chiusura?
Nel dicembre del 1998. Mi hanno sequestrato tutto perché era monumento storico. Io ho la licenza conservata, è a nome di mia moglie.
Ma lei ha mostrato tutti i documenti che testimoniavano l’affitto?
Si, ma mi hanno sequestrato tutto, mi hanno detto: dovete chiudere perché è monumento storico. Io ho chiesto: e perché mi hanno dato la licenza? Nessuno mi ha più risposto. Poi lo ha comprato Ottavio [9]. Tra parentesi ero io che chiamavo per fare pulire tutto, togliere l’erba, fare la derattizzazione, pure a pagamento mio.
Ma con che mezzi intervenivano?
Semplicemente col tagliaerba, veniva pure l’assessore, non ricordo il nome per supervisionare tutto».

La struttura venne sequestrata, alcuni dissero che chiuse per disturbo della quiete pubblica piuttosto che per un “risveglio di coscienza” da parte del Comune. Sta di fatto che:

«[…] il dirigente delle Risorse Immobiliari del Comune aveva inviato all’Ufficio del Centro Storico varie e formali sollecitazioni “al fine che fossero effettuati urgentemente i necessari interventi di riqualificazione”. Provvedimenti debitamente rispettosi dell’area nella quale pare che un certo William Harris sia stato inumato tra i primi nel 1823. Ma sappiamo anche che quegli avvisi non avevano sortito l’effetto richiesto e che era così sopraggiunto il sequestro del “bene”, risultato senza alcun dubbio appartenente al Demanio Comunale» [10].

La questione era molto grave, sul documento richiesto dal signor Sancarlo si legge: «Si certifica che il Cimitero degli Inglesi, in località Acquasanta, nel territorio del comune di Palermo, non è a tutt’oggi sottoposto a tutela […]. Si comunica che per l’immobile in questione la competente Soprintendenza ha avviato la procedura per l’apposizione del vincolo storico-artistico e architettonico». Il vincolo non esisteva sino al 1999!

Come se non bastasse, a questa vicenda si unì quella sconfortante legata all’acquisto nel 2004 dell’immobile da parte di Ottavio Marotta, altro residente della Borgata. Anche in questo caso chiesi di raccontarmi tutta la storia:

«Io sono Ottavio e, per disgrazia ho acquistato l’immobile del Cimitero dalla signora Marsala Franca, figlia della figlia di Simone Trapani, ultimo custode del Cimitero. Quello che è successo è stato impressionante».
“Richiesta certificazione esistenza vincoli”, Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione, prot. N° 2382 del 7 maggio 1999

“Richiesta certificazione esistenza vincoli”, Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione, prot. N° 2382 del 7 maggio 1999

Mentre parlava il signor Marotta mi ha mostrato una nutrita carpetta piena di documenti e atti di vendita che risalivano al 1932, quando Giuseppe Isacco Spadafora Whitaker, presso la sua residenza a Villa Malfitano, vendette al giardiniere Trapani Giovanni (fu Sebastiano) il cottage di sinistra “senza alcuna garanzia né di diritto né di fatto per qualsiasi evizione e molestia […] e garantendo in proprio la qualità spiegata nel presente atto”.

Secondo Marotta gli equivoci legati alla vendita dei frammenti del Cimitero-Lazzaretto derivano proprio dalla condotta della famiglia Whitaker che esercitava il diritto di proprietà sebbene il Cimitero fosse del Comune. Si aggiungeva alla documentazione l’atto di cessione di Trapani alla figlia Giuseppa dell’immobile di cui sopra, specificando che la casetta si vendeva “danneggiata dalle incursioni aeree nemiche, ben note alla compratrice”. Giuseppa Trapani rimase proprietaria del bene sino al 1961, quando lo donò al nipote Sebastiano, di seguito si riporta la trascrizione dell’atto:

«La Sig.ra Trapani Giuseppa, del fu Giovanni, casalinga nata nel 1897, sorella e convivente di Maria Costanza Trapani, vedova Marsala, nata a Palermo il 4 ottobre 1904, residente in via Nicolò Spedalieri n° 25/F, in qualità di madre e amministratrice dei beni del figlio minore Sebastiano Marsala, fu Simone, nato a Palermo il 16 ottobre 1943. La zia Giuseppa DONA al nipote Sebastiano la propria abitazione di due vani e due stanzini, riportata nel Catasto Urbano di Palermo, mandamento Castellammare, all’articolo 45766, con ogni accessorio di pertinenza e dipendenza, con tutte le servitù attive e passive. La Sig.ra Trapani dichiara di possedere l’immobile a giusto titolo, dimostrabile mediante atto di vendita del 20/04/1944, notaio Antonino Leto. I danni bellici e le cattive condizioni ne determinano il valore di 240.000 £».

La storia complessa e infelice delle successioni relative al corpo laterale sinistro proseguiva con un altro atto del Tribunale di Palermo, datato 18 luglio 2003, dove si riportava:

«SEZIONE PRIMA CIVILE composto dai Magistrati: Dott. Rocco Camerata Scovazzo, Dott. Luisa Anna Cattina, Dott. Giulia Spadaro – in risposta al ricorso del 26 maggio 2003 depositato da Franca Marsala (nata a Palermo il 10/09/1938) nella qualità di tutrice [11] del fratello Sebastiano Marsala, il quale ha ereditato dalla zia Giuseppa Trapani l’immobile presso l’attuale via Comandante Simone Gulì (originariamente via Acquasanta n. 23), con atto di donazione del 02/08/1961, stipulato presso il notaio G. Battista Ficani [12]. Dal momento che “Tale immobile, costruito nei primi anni del 1800 è disabitato da molti anni perché abbisognevole di opere di ristrutturazione a causa degli eventi bellici degli anni ’40 e dall’usura del tempo” la signora chiede al Tribunale di essere autorizzata alla vendita dello stesso per conto del fratello. La valutazione è stata fatta intorno ai 13.000/15.000,00 €. La perizia ha confermato lo stato di abbandono dell’immobile e ha espresso parere favorevole».

La specificazione delle cattive condizioni a causa degli “eventi bellici” era una costante negli atti di cessione-vendita della famiglia Marsala, la quale desiderava svalutare l’immobile al fine di venderlo ufficialmente ad una cifra, ma dal momento che le reali condizioni non corrispondevano a quanto dichiarato, percepivano “in nero” un ricavato maggiore dalla vendita.

Ciò è accaduto anche nel 2004 a Marotta, l’intervista del 15 luglio 2021 chiarisce alcuni passaggi:

«Risultava che era in vendita con tanto di cartello dalla signora Marsala Franca che vendette per conto del fratello interdetto Sebastiano, autorizzata dal tribunale a vendere l’immobile da 13.000,00 a 15.000,00 €. Poi si è presa gli altri soldini per i fatti suoi, ma questo è un altro discorso [13].
C’erano danni attribuibili ai bombardamenti?
No non ce n’erano, anche perché la casa era stata ripristinata da Giovanni Sancarlo che aveva fatto il Cimitero-pub. Nel terrazzino di 35 m2 pertinente alla casa, tutto chiuso con un muro alto di due metri, il pavimento era fatto con una massicciata di cemento, ma in un modo così strano che la pendenza andava verso il muro interno, infatti io ho avuto la denuncia perché ho rifatto le pendenze. L’altro motivo della denuncia era che, sempre parlando del locale, lui aveva una porta di legno [intende l’ingresso all’interno dell’atrio] e io all’interno del mazzetto ho creato un portoncino in ferro per proteggere la mia proprietà che adesso è saldato dalla dottoressa Borsellino dell’Ufficio delle Risorse Immobiliari di Palermo. Io non ho sostituito una porta, non era una porta dell’Ottocento, ho chiuso la mia proprietà. Poi Sancarlo per fare più caratteristico il locale aveva fatto un buco a terra 2 m per 60 cm in cui all’interno aveva messo una cassa da morto con uno scheletro, mi dovevo tenere il morto? Ho levato tutto e ho rifatto la pavimentazione, ma era stata rifatta già dal pub, non c’erano cose antiche tipo maioliche… Anche perché per trent’anni là ci fu Mineo u ferraru [14] e ho fatto un buco di 40 cm per 40 [15] per fare un po’ di areazione all’interno che era tutto chiuso, sono stato condannato per questo, anche ripristinando lo stato dei luoghi [16], sono stato condannato a 16.000,00 € di verbale e un anno di galera con la condizionale. Denunziato anche se hanno costatato che sono proprietario» [17].
Atto di copravendita del 15 aprile 1932, a rogito del notaio Ignazio, rep. n° 1723.

Atto di compravendita del 15 aprile 1932, a rogito del notaio Ignazio, rep. n° 1723

È evidente che il caso del signor Marotta mette in luce il fallimento di un sistema. Anche sulle visure catastali emergono le profonde contraddizioni che questo Luogo ha vissuto e continua a vivere. Sebbene venne fatto un atto pubblico nel quale le eredi Whitaker cedevano al Comune i due Cimiteri inglesi dell’Acquasanta e di Vergine Maria, sulla visura risultano i vecchi proprietari – si sottolinea la parola proprietari – ne segue che non risulta la voltura dell’atto! Probabilmente quest’atto pubblico di cessione non è andato a buon fine per il Comune che oltretutto non ha richiesto, nei secoli, di correggere questo “errore” e procedere alla voltura, esercitando il titolo di proprietario legittimo. Ancora nel 2024, malgrado la condanna e nonostante il Comune continui a proclamarsi il proprietario dell’intera area cimiteriale, sulla visura catastale risulta che il proprietario della “casetta del Cimitero degli Inglesi” è Ottavio Marotta [18]. Non aggiungo altro.

«Quando si presentano quelli del Comune, delle Risorse Immobiliari e ti dicono, la casa è nostra perché abbiamo vinto la causa con sentenza del 1975, senza presentare né sentenza né motivazione, solo dicendo questo. Com’è che dal ’75 al 2015 si sono presentati adesso a chiedere il proprio bene? Sono rimasti per 45 anni a dormire?» [19].

Marotta si riferisce alla Sentenza del Tribunale di Palermo – Sez. II Civile nr. 1592/75 del 28/02/1975 – con la quale si disponeva della “nullità dell’Atto di vendita stipulato l’11/11/1964 al rogito del notaio Francesco Mazzamuto relativo al trasferimento di 2080 m2 di terreno”, foglio 35, particella B. Si trattava della vendita dell’intero Cimitero che comprendeva evidentemente anche le due pertinenze [20], ma come nel caso delle visure catastali, il Comune ha evidentemente trascurato il fatto di trascrivere il documento presso la Conservatoria del Territorio di Palermo. Questa sarebbe l’unica spiegazione plausibile per un errore troppo grande.

La condizione dell’altro corpo di guardia – a destra rispetto al portale d’ingresso – non era di certo migliore. Questo ha completamente perso le fattezze originarie, sono visibili la saracinesca dell’ufficio delle poste e quella che è nota come superfetazione abusiva, sebbene l’intervista a Marotta abbia aperto la strada a nuove considerazioni:

«Prima questa era la casa dei La Rocca, poi dopo negli anni ’70, hanno chiuso e in quegli ambienti hanno fatto la Posta e l’ingresso [speculare a quello del corpo di sinistra] è stato murato perché doveva avere l’accesso in via Simone Gulì. 
Come mai nessuna denunzia è stata fatta per le opere sul corpo di guardia di destra? È stata fatta una sopraelevazione abusiva
La signora Emanuela La Rocca aveva negli anni ’70 la licenza di costruzione, ma lei si è fermata perché erano finiti i soldi dal momento che aveva intrapreso la campagna elettorale col partito D.C. All’incirca mentre c’era la Posta».

Trascorso il periodo delle denunce e riportata l’attenzione sui Luoghi di interesse storico-architettonico, si procedette con i progetti delle scuole e l’adozione del Monumento. Si accese una speranza, ma – nonostante tutto – le defaillances del Comune continuavano. L’articolo su “La Repubblica” La “Città aperta” che chiude le porte del sabato 12 maggio 2012 riportava così:

«Con lo scopo di creare interesse e curiosità (soprattutto nei giovani impegnati nella manifestazione “Palermo apre le porte”), su questo scorcio di non secondaria importanza della città sconosciuta o dimenticata, lo scorso aprile, con una lettera indirizzata al dirigente coordinatore del settore Centro Storico, Servizio opere pubbliche, del Comune di Palermo, la dirigenza scolastica del citato Istituto[21] ha chiesto di potere accedere nel sito monumentale. Sia, ovviamente, per visitarlo che, viste le difficoltà in cui versa l’Amia, per procedere ad una pulizia straordinaria limitata allo spazio antistante il cippo funerario, con una squadra organizzata da tre unità di personale Ata e con l’impegno dei docenti responsabili del progetto. La risposta del competente ufficio è a dir poco disarmante: l’accesso ai ragazzi “è stato precluso per la mancanza di pulitura e disinfestazione del giardino sepolcreto da parte del settore Ville e Giardini”» [22].

L’Amministrazione non potendo garantire l’incolumità dei visitatori non diede l’autorizzazione. L’articolo termina con l’invito ai candidati sindaci di impegnarsi a restituire lo spazio ai suoi cittadini. Cinque mesi dopo, il giornalista Buscemi documentava l’apertura del Cimitero, ma ne continuava a denunciare “l’inarrestabile stato di abbandono” [23].

: Ingresso Cimitero acattolico "degli Inglesi" – (ph. M.V. Scibilia. 2012)

Ingresso Cimitero acattolico “degli Inglesi” – (ph. M.V. Scibilia. 2012)

L’appello sembrava essere stato accolto dal presidente dell’ottava Circoscrizione di Palermo Marco Frasca Polara che dichiarava che «dopo anni di incuria e degrado, abbiamo deciso di ridare dignità a questo sito. […] L’obiettivo principale è stato di promuovere un intervento congiunto dell’Amia, del cantiere municipale, del settore Ambiente e del nucleo di polizia ambientale dei vigili urbani» [24]. Continua a perpetuarsi il coinvolgimento di enti non adatti alla pulitura del luogo e i danni si sono visti, sebbene nell’articolo si specifica che l’Amia si sarebbe occupata della rimozione di rifiuti ingombranti quali materassi, frigoriferi, pedane etc. Il cantiere municipale ha messo in sicurezza il cancello e il nucleo di polizia ha verificato la presenza di amianto. L’ottava circoscrizione, dopo aver ricevuto le chiavi, si sarebbe occupata della valorizzazione e della fruizione pubblica. Si cita anche l’assessore alla Vivibilità Giuseppe Barbera che auspicava di prenderlo in gestione e inserirlo nel circuito dei “giardini-condivisi” [25], ma non ha avuto modo di attuare il progetto.

Sul “Giornale di Sicilia”, nel febbraio del 2014, si leggeva: «Riapre per un giorno il cimitero degli inglesi. Un progetto punta al recupero di tutta l’area». Si faceva riferimento al progetto “GHOST – Garden at the HOlywater Suburb: green, art and social inclusion for the Territory”, che però necessitava di un finanziamento che non è mai arrivato [26]. Secondo le parole di Barbera, questa volta assessore al Verde, muovendosi in sintonia col progetto: «L’intervento di recupero mantiene le caratteristiche del cosiddetto giardino in movimento che valorizza la vegetazione spontanea e attribuisce all’uomo il compito di assecondare la natura» [27]. Parole bellissime e condivise.

In seguito si sono alternati brevi momenti di apertura, con la riproposizione delle stesse problematiche relative ai continui danni di una “pulizia” non appropriata (tutti documentati), a momenti di silenzio e degrado.

Visura catastale del 15-04-2024, f. 35, part. 847

Visura catastale del 15-04-2024, f. 35, part. 847

Dal 2017 al 2019 l’adozione del sito è stata curata dagli alunni dell’I.I.S.S. Duca degli Abruzzi – Libero Grassi guidati dalla Prof.ssa Rosana Rizzo. Non avendo molte occasioni per studiarlo sul posto, anche in quella occasione ero presente. Il 25 ottobre del 2018 “La Repubblica” annunciava che il 2 novembre, in occasione della ‘Festa dei Morti’ il Cimitero sarebbe stato aperto per fare da teatro alla rappresentazione di “Notte di Zucchero”, progettata da Giusi Cataldo, con la collaborazione di Dora Argento. Dopo un discorso da parte delle autorità si lasciava spazio agli otto monologhi sul tema della ‘memoria’, interpretato dagli allievi della scuola del Teatro Biondo, diretta da Emma Dante [28]. È stata sicuramente una rappresentazione coinvolgente, ma ho sempre trovato assurdo che non mi fosse consentito di studiare il sito e che le associazioni culturali riuscissero ad aprirlo, ma le risposte sono sempre facilmente deducibili.

Un altro articolo riportava le parole inaugurali della giornata pronunciate dall’allora sindaco Leoluca Orlando: «“Notte di Zucchero” ci ha aiutato ad aprire questo splendido pezzo di storia […], il cimitero degli inglesi è il cimitero di coloro che non avevano nazionalità italiana ed è importante in questa giornata ricordare tutti coloro che sono morti in questa terra». L’articolo continuava così:

«A sottolineare come questo sito sia un bene culturale è l’assessore comunale agli impianti cimiteriali Gaspare Nicotri: “Lo abbiamo riaperto grazie anche ai dipendenti del Comune che hanno lavorato intensamente per il ripristino dei luoghi. Io spero che non si parli più di riapertura ma che ci sia adesso un’apertura continuata nel tempo. È un bene che fa parte della storia della città. Regione e Comune devono lavorare insieme e far in modo che questo luogo rimanga aperto sempre»  [29].

Queste parole, dopo tutto ciò che ho scritto, susciterebbero l’ilarità di chiunque abbia un briciolo di buon senso. Neanche quell’anno si riuscì a concordare qualsiasi forma di tutela e riqualificazione del Cimitero.

Il 28 settembre dell’anno seguente fu la volta della manifestazione culturale Pianocity che più che il ricordo della splendida musica suonata dalla pianista Elpidia Giardina, mi ha lasciato l’amaro in bocca. Non me ne vogliano gli organizzatori, il Cimitero non era pronto – allora come oggi – per eventi di questa tipologia. Ogni volta che ho avuto l’occasione di visitarlo, ho scoperto sempre più che i frammenti delle lapidi si sono dispersi, mancava sempre qualcosa o si trova in una posizione differente rispetto alla volta precedente. La documentazione in mio possesso testimonia quanto affermo. La “pulizia”, senza le dovute precauzioni, contribuisce al degrado di questo sito. Proprio in quella occasione trovai i frammenti dell’ala dove era collocata sino al 2007, irriconoscibile, distrutta.

Frammento con epigrafe calpestato da una visitatrice in occasione di Pianocity - (ph. Leto 2019)

Frammento con epigrafe calpestato da una visitatrice in occasione di Pianocity – (ph. Leto 2019)

Tutta quella gente che, più o meno consapevolmente, calpestava i monumenti funebri o li utilizzava come comodi sedili… Mi piace pensare che queste persone non abbiano la consapevolezza di contribuire, seppur involontariamente, alla distruzione del sito. Eppure è così!

Sulla relazione Storico-Artistica della Soprintendenza del 2017, già citata nel corso del paragrafo precedente, si descrivono minuziosamente gli edifici relativi all’originario Lazzaretto specificandone l’interesse storico-artistico ed etnoantropologico, ma riporta in allegato una planimetria che esclude dall’“interesse culturale” il Cimitero. Com’è possibile?

Di seguito riporto il passo saliente:

«Il Complesso dell’ex Manifattura Tabacchi già Lazzaretto di Palermo, è peculiare testimonianza della struttura sanitaria speciale di età borbonica, opera dell’architetto neoclassico Nicolò Puglia, evolutasi in rilevante esempio di insediamento produttivo nella stagione industriale vissuta a Palermo a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento. È inoltre testimonianza dei processi produttivi di tipo tradizionale nella fabbricazione e confezionamento dei tabacchi del Monopolio di Stato e della storia del lavoro operaio, in particolare di quello femminile. Il Complesso dell’ex Manifattura Tabacchi di Palermo già Lazzaretto di Palermo, sito in via Comandante Simone Gulì, snc, identificato in Catasto Fabbricati al F°35 particella 825 subalterni 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, riveste pertanto importante interesse architettonico ed etnoantropologico ai sensi dell’art. 10 del D.lgs. 42/2004 e ss.mm.ii. arch. Emanuela Piazza – dott. etnoantropologo Tania Gandolfo – dott. archivista Daniela Ruffino» [31].
Complesso dell'ex Manifattura Tabacchi ex Lazzaretto – Trasmissione D.D.G. n. 2174 del 19.05.2017 - Verifica dell'interesse culturale, ai sensi dell'art. 12 del D.Lgs. n. 42/2004 e ss. mm. ii., Plermo Prot. N. 26237 del 25 maggio 2017.

Complesso dell’ex Manifattura Tabacchi ex Lazzaretto – Trasmissione D.D.G. n. 2174 del 19.05.2017 – Verifica dell’interesse culturale, ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 42/2004 e ss. mm. ii., Palermo Prot. N. 26237 del 25 maggio 2017.

Il Cimitero è stato escluso dal progetto di riqualifica dell’ex Manifattura Tabacchi finanziato dal Recovery Plan, notizia divulgata dai periodici locali e da un comunicato stampa del Comune di Palermo del 4 maggio 2021 [30]. Impossibile parlare di Lazzaretto e di recupero della borgata Acquasanta senza tenere in considerazione il Cimitero acattolico “degli Inglesi”!

Il 9 luglio del 2021 ho scritto una lettera all’allora Ministro della Cultura Italiana Dario Franceschini, denunciando l’accaduto e comunicando la mia scoperta relativamente all’inserimento del Cimitero tra i luoghi vittime del ‘Sacco di Palermo’, facendo leva sul senso civico, non soltanto culturale, che un’opera di tutela e riqualificazione del Luogo avrebbe avuto per la Regione Sicilia e per l’Italia tutta, Lo pregavo di intervenire. La risposta della Segreteria mi ricordava che le competenze statali in materia di tutela del paesaggio e di antichità e belle arti della Regione Siciliana sono esercitate dalla Regione, per tale ragione si rimandava la mia segnalazione alla Direzione Generale Dipartimento B.C. e identità siciliana e all’Assessorato regionale dei B.C. e identità siciliana. Ancora una volta il silenzio.

Oggi la borgata dell’Acquasanta si trova spogliata di tutte le peculiarità delle quali era portatrice, è stato spezzato l’eterno rapporto che la legava all’elemento ‘acqua’– sia marina che sorgiva – ingabbiandola nel ruolo di periferia, con tutte le connotazioni delle quali questo termine si fa portatore.

Il lavoro di studio e di ricerca che ho condotto nasce proprio dall’intenzione di far comprendere a tutti l’importanza che questo Luogo riveste per Palermo, la nostra bellissima Città, che ne deve godere sì, spero il più presto possibile, ma soltanto dopo un rigoroso piano di tutela e riqualificazione, non più solo in occasione di appuntamenti elettorali o nell’attenzione effimera della carta stampata, ma nella concreta e duratura realtà.

Dialoghi Mediterranei, n. 72, marzo 2025
Note
[1] Sarà demolito il cimitero dei protestanti, in “Giornale di Sicilia” 1965. Il ritaglio era conservato nel Faldone 3, fascicolo 3 dell’archivio Fincantieri. Non viene riportato né l’autore, né la data precisa.
[2] Si pensi agli interventi demolitivi di via Libertà, col caso-simbolo di Villa Deliella, realizzata nel 1898 su progetto dell’architetto palermitano del Liberty, Ernesto Basile (1857-1932). Si aggiunsero gli incendi all’Olivuzza, quartiere di Palermo, che videro vittima il Villino Florio. Il 14 gennaio 2024 ho avuto l’occasione di visitare la splendida mostra Palermo Liberty: The golden age, presso il palazzo della Fondazione Sant’Elia di Palermo. Al termine del percorso espositivo vi era la sezione dedicata agli edifici/monumenti cancellati dall’azione criminosa dell’Amministrazione comunale di quegli anni.
[3] Vittorio Ferraro è nato il 10 giugno del 1944.
[4] Si tratta di un documento dell’ASPa, Catena, Soprintendenza Generale di Salute Pubblica, 1818-1864, inventario 14c, filza 334, 1834-1843, Sepolture e Camposanti della Provincia di Palermo. Il documento del 1839 testimonia un traffico insolito di carretti che gettavano a mare materiale di risulta e scarti passando all’interno del Cimitero. E le guardie sanitarie di vedetta? Probabilmente la corruzione ha radici profonde.
[5] Non so chi diffuse tale notizia per la prima volta, ma lo lessi diverse volte e le stesse accompagnatrici dell’associazione “Vie de Tesori” di Palermo, ascoltate diverse volte dal momento che pur di studiare il sito pagavo il biglietto d’ingresso ogni giorno nel corso dell’apertura del 2020. I bombardamenti non furono la causa di tale scempio. Gli unici danni attribuiti alle schegge furono quelli sul portale d’ingresso, in particolare sull’emblema borbonico.
[6] Intervista del 1 novembre 2020 a Gaetano Marchese (nato il 13 giugno del 1944).
[7] Al momento dell’intervista fatta il 13 agosto 2021 il signor Sancarlo aveva 74 anni, ne deduco che la data di nascita dovrebbe essere nel 1947.
[8] Più avanti aggiunse di avere fatto una nicchia sul pavimento per depositarvi una bara “coreografica”.
[9] Si riferisce a Ottavio Marotta, protagonista della condizione paradossale del Cimitero, si veda più avanti.
[10] L. Forte, Il silenzio degli innocenti sequestrato all’Acquasanta, in “Balarm” 22 settembre 2006.
[11] Decreto del Giudice Tutelare n° 6058/94 del 22 aprile 1994.
[12] Atto di donazione del 02/08/1961, a rogito del notaio G. Battista Ficani di Palermo, n° rep. 27404.
[13] Sull’atto di compravendita del 16 febbraio 2004, a rogito del notaio Paolo di Simone di Palermo, regolarmente registrato al n° di repertorio 26290 (n. 8641 di raccolta), si legge: «Marsala Sebastiano, con ogni garanzia di legge, vende a Marotta Ottavio, che accetta casa sita in Palermo, via Comandante Simone Gulì n. 21 […] Il tutto è riportato nel catasto fabbricati di Palermo alla partita 46240, foglio 35, particella 847, piano T, zona censuaria 4, categoria A/4, classe 5, vani 3,5, r.c. euro 75,92».
[14] Marotta mi riferì che la presenza dell’officina metallurgica era nel corso degli anni ’70-‘80, prima della presenza del Pub.
[15] In realtà nella nota dei lavori di ristrutturazione, le finestre previste erano tre, di 45 x 45 cm l’una.
[16] Marotta chiese il dissequestro per il ripristino dei luoghi che sarebbe dovuto avvenire entro 15 giorni di tempo.
[17] Sentenza del Tribunale di Palermo in data 24/10/2007, emanata secondo l’ART. 44 LETT.C) D.P.R. 380/2001 – ATTIVITÀ EDIFICATORIA IN TOTALE DIFFORMITÀ O IN ASSENZA DEL PERMESSO DI COSTRUIRE.
[18] L’immobile è stato oggetto anche di mutuo ipotecario, ho avuto modo di visionare anche il contratto di mutuo del 26 febbraio 2008, notaio Messana, rep. N° 8822/3778. Com’è possibile che sia stato concesso il finanziamento se l’immobile non era in regola?
[19] Intervista del 15/07/2021 a Ottavio Marotta (nato il 17 ottobre del 1964).
[20] L’atto di compra-vendita dell’11 novembre 1964, n° di rep. 24141, a rogito del notaio Francesco Mazzamuto di Palermo riguarda Manfredo Roberto Adolfo Pedicini Whitaker (1915 – 1978) che intercedeva per conto della zia Euphrosyne Muriel (1883 – 1963), residente a Londra, la quale gli aveva affidato la procura nel marzo del 1958 e vendeva a Loriano Isidoro il Cimitero. Si specificava che quest’ultimo dovesse farsi carico del trasferimento dei monumenti funebri e dei resti rinvenuti nel terreno. Dalla planimetria allegata sembrerebbe che le pertinenze non fossero comprese nell’atto.
[21] Si riferisce alla Scuola secondaria di I grado G. Sileno dell’Arenella che ha adottato il sito dal 2012 sino al 2016.
[22] L. Buscemi, La “Città aperta” che chiude le porte, in “La Repubblica”, sabato 12 maggio 2012, Palermo.
[23] Tombe divelte, rifiuti, alberi sradicati in abbandono il Cimitero degli inglesi, in “La Repubblica”, domenica 7 ottobre 2012, Palermo.
[24] R. Scimeca, Cimitero degli Inglesi: Avviati i lavori di riqualificazione, in “Giornale di Sicilia”, mar. 11 dicembre 2012, Palermo.
[25] La Giunta comunale di Palermo, presieduta dal vice-sindaco Cesare La Piana, il 12 novembre 2012 ha deliberato la stipula di convenzioni con le associazioni senza scopo di lucro per la realizzazione di giardini condivisi in aree di proprietà comunale. I privati una volta presi in gestione, per la durata di un massimo di tre anni, si sarebbero occupati della manutenzione ordinaria, il Comune ne avrebbe garantito quella straordinaria. Tra le proposte prese in considerazione vi fu quelle delle associazioni no profit che operavano nel quartiere San Filippo Neri, meglio noto come Zen.
[26] Il Comune aveva proposto un partenariato senza portafoglio, ma servivano i fondi.
[27] L. Grimaldi, Riapre per un giorno il cimitero degli inglesi. Un progetto punta al recupero di tutta l’area, in “La Repubblica”, gio. 27 febbraio 2014, Palermo.
[28] A. Rotolo, Il 2 novembre si recita al cimitero, in “La Repubblica”, gio. 25 ottobre 2018, Palermo.
[29] A. Cane, Apre il cimitero degli inglesi: Un luogo di storia e cultura, in “Giornale di Sicilia”, sab. 3 novembre 2018.
[30] Dai comunicati stampa del Comune di Palermo del mese di maggio emergeva un’aria di cambiamento volta alla riqualificazione delle aree verdi della Città e al «rilancio» della borgata dell’Acquasanta. È stato approvato il progetto di recupero dell’ex Manifattura tabacchi in chiave culturale, mediante la realizzazione di spazi espositivi, auditorium e aree polifunzionali. 
[31] Il provvedimento, firmato dal soprintendente Maria Elena Volpes, venne inviato alla CDP Immobiliare S.r.l. di Roma, alla Soprintendenza BB.CC.AA, U.O.S 15.3 Sezione per i Beni Architettonici e Storico-Artistici di Palermo, al Centro Regionale del Catalogo, al Comune di Palermo, Area della Pianificazione e del Territorio, Ufficio di Pianificazione Urbana e Territoriale di Palermo.
Riferimenti bibliografici 
La breve (ma intensa) vita del Cimitero Pub a Palermo: qui i drink li servivano nei teschi, “Balarm” 15 marzo 2023.
L. Buscemi, La “Città aperta” che chiude le porte, in “La Repubblica”, sabato 12 maggio 2012, Palermo.
A. Cane, Apre il cimitero degli inglesi: Un luogo di storia e cultura, in “Giornale di Sicilia”, sab. 3 novembre 2018.
L. Forte, Il silenzio degli innocenti sequestrato all’Acquasanta, in “Balarm” 22 settembre 2006.
L. Grimaldi, Riapre per un giorno il cimitero degli inglesi. Un progetto punta al recupero di tutta l’area, in “La Repubblica”, gio. 27 febbraio 2014.
A. Rotolo, Il 2 novembre si recita al cimitero, in “La Repubblica”, gio. 25 ottobre 2018.
R. Scimeca, Cimitero degli Inglesi: Avviati i lavori di riqualificazione, in “Giornale di Sicilia”, mar. 11 dicembre 2012, Palermo.
Tombe divelte, rifiuti, alberi sradicati in abbandono il Cimitero degli inglesi, in “La Repubblica”, domenica 7 ottobre 2012, Palermo. 
Sitografia
https://legislature.camera.it/

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Laura Leto, antropologo e storico, ha conseguito il dottorato di Ricerca con l’Universidad del Paìs Vasco UPV/EHU con oggetto di studio il Cimitero acattolico dell’Acquasanta di Palermo. Ha cooperato, in qualità di operatore didattico, con diverse Associazioni culturali palermitane, in seguito all’acquisizione del titolo di Esperto in Didattica museale. Ha partecipato al Catalogo collettivo delle biblioteche ecclesiastiche italiane in qualità di bibliotecaria e catalogatrice.

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