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di Angelo Pitrone
Questi ritratti nascono da una lunga ricerca che comincia con le frequentazioni dei convegni pirandelliani di Agrigento da quasi quarant’anni. Si tratta di personaggi della cultura e dell’arte, siciliani e non, che in gran parte sono passati da Agrigento o dalla sua Valle dei Templi. Molti ormai sono scomparsi, Moravia, Soldati, Sciascia, Bufalino, Consolo, Ginzburg. Ad ognuno di loro è legato un ricordo, un evento, dei libri.
Moravia era il più blindato, era quasi impossibile avvicinarlo fuori dalla conferenza stampa. Volle vedere i templi dorici, aveva tradotto dei classici greci ed ora, davanti quelle pietre del Tempio, era silenzioso, contento. Ricordo il rientro in albergo e una calda tazza di tè, era dicembre, in un pomeriggio uggioso.
Ma quello più antico che ho inserito in questa breve antologia è quello della scrittrice torinese Natalia Ginzburg, nel 1985, colta tra le volute del fumo delle sue sigarette ad un convegno di studi pirandelliani, realizzato dal visionario Enzo Lauretta per circa cinquant’anni. Incredibile ma vero, allora si poteva fumare in una sala con cinquecento studenti e professori, mentre si discuteva di letteratura e di Pirandello.
Sciascia, quando ci ricevette, per quella visita nel 1986, è stato molto gentile, era rientrato dalla sua passeggiata pomeridiana insieme alla moglie Maria, alla ricerca di erbette selvatiche e stava scrivendo un appunto per il professore Amato che mi accompagnava. Su una foto che gli portai, poco tempo dopo per una dedica, mi scrisse: «…io in quanto personaggio. Pirandello è vicino». Ancora non era uscito il bel volume di ritratti di scrittori Ignoto a me stesso, da lui prefato, dove sviluppò il concetto di ritratto come entelechia, che tante citazioni ha avuto nei decenni successivi.
E in quanto figlio di Pirandello, anche Camilleri si inventò quella posa alla macchina da scrivere volendo citare Luigi in quel famoso doppio ritratto dove scrive a macchina assistito dal suo doppio, negli anni trenta.
Le occasioni sono state tante, Il premio Pirandello, l’Efebo d’oro. Il premio Racalmare. A questo premio è legata la foto di Vincenzo Consolo, allora presidente del premio della città di Grotte. Era l’edizione del 2002, e Consolo insieme al poeta De Vita e alle loro mogli, stava facendo un ripasso tra i Templi della Valle ad Agrigento. Eravamo nel pomeriggio inoltrato, e la luce autunnale era già bassa, creando sul volto dello scrittore un contrasto drammatico. Fu solo questione di pochi secondi e davanti al Tempio di Giunone, Consolo mi regalò lo sguardo intenso che la mia Hasselblad riuscì a registrare.
Ma anche le mostre curate al Centro Pier Paolo Pasolini di Agrigento, sono state l’occasione per incontri importanti e ritratti memorabili. Tra le tante quella di Ferdinando Scianna, nel 1988. Ferdinando si trovava sullo spartiacque della sua carriera, stava cominciando a collaborare con gli stilisti Dolce e Gabbana, ma quell’anno espose ad Agrigento un suo reportage sugli Stati Uniti, ancora inedito, accompagnato da una presentazione del critico milanese Giuliana Scimè e da un testo di Leonardo Sciascia.
La foto, colta al volo durante la cena, quella stessa sera, ne sintetizza i due elementi indispensabili per la professione di un fotografo, l’occhio e la luce (potrebbe essere un bel titolo per un libro).
Ma c’è pure il ritratto del mio amico e scrittore agrigentino Matteo Collura, fotografato nei mesi in cui si era ritirato nella casa di Maddalusa per scrivere la biografia di Leonardo Sciascia, Il Maestro di Regalpetra.
Oppure lo scatto fatto a Racalmuto nel cortile del comune, al poeta Nino De Vita, nel 1999, dopo la morte di Leonardo in uno dei primi incontri della Fondazione Sciascia ancora in fieri.
E poi sono seguiti tanti altri ritratti, da Gaetano Savatteri nei vicoli di Racalmuto, a Simonetta Agnello Horby, nella sua casa di campagna a Mosè. Da Mario Monicelli ad una edizione del premio per la narrativa e il cinema, l’Efebo d’Oro, nel 2005 poco prima che morisse, a Mario Soldati accompagnato dalla bella nuora Stefania Sandrelli.
Nel tempo ho continuato a collezionare ritratti di personaggi celebri e meno celebri, senza una committenza precisa, ma per il mio gusto e il piacere di un incontro importante. Oggi nell’era dei selfy, il ritratto fotografico si è un po’ inflazionato. Ma credo che lo sguardo d’autore, possa avere sempre qualcosa in più da raccontare tra due persone che si incontrano e scoprono l’uno il volto dell’altro nei loro occhi.
Mi piacerebbe farne un’antologia di sguardi e di ricordi felici.
Dialoghi Mediterranei, n. 46, novembre 2020
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Angelo Pitrone, si occupa di fotografia fin dagli anni Settanta. Negli anni Ottanta pubblica un volume sul territorio di Agrigento: Viaggio nella Sicilia di Pirandello, per l’editore fiorentino Vallecchi (1984), e, più avanti, l’album fotografico Palermo Bandita (Sciascia ed.1997), con un testo di Giuseppe Tornatore. Nel 1998 appare Pirandello e i Luoghi del Caos, con lo scrittore Matteo Collura, sul paesaggio del Caos, esponendo per la prima volta una mostra fotografica nella Casa Natale di Luigi Pirandello. Altri titoli: Solarium (2001), L’isola del mito (2000), I luoghi del romanzo (2004), Linea di terra (2005), Migranti (2006), Viaggio d’acqua (2006), La città degli angeli (2006), Convivio (2007), Berlino, oltre il muro (2009), Migranti (2009), Palermo Cordoba andata e ritorno (2011), Cefalù (2012), Favara. Storia di una rigenerazione possibile (2019). Dal 2001 al 2008 ha insegnato “Storia e Tecnica della Fotografia” presso la facoltà di Lettere dell’Università di Palermo.
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